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22 Set
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Intervista all'autore - Giulia Gippetto -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è riuscire a dire ciò che attraverso le parole riesco a comunicare con difficoltà. Scrivo perché così facendo, riesco a trovare una sorta di equilibrio con le mie emozioni.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro è presente molto, in realtà quasi tutto, della mia vita reale. Semplicemente mi affido a dei versi romanzandoli un po', per comunicare cosa determinate cose, persone, emozioni, tramonti, canzoni, lezioni, mi hanno lasciato. È presente molto della mia vita, perché come in tutte, c'è qualcosa di bello e qualcosa di un po' meno bello, ma d'altronde senza le cose spiacevoli, non riusciamo a capire l'importanza di quelle belle.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera e, in particolar modo, farla diventare pubblica, ha rappresentato per me un ostacolo davvero grande, inizialmente avevo timore di fare conoscere i miei testi. Anche perché la poesia non è più all'ordine del giorno come una volta, quindi ecco, è stato superare un mio limite.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata l'ultima cosa a cui ho pensato, ho combattuto con me stessa, ma grazie all'aiuto di qualche persona, per me importantissima, sono riuscita a trovare, a mio avviso, il titolo perfetto, poiché è la perfetta sintesi del messaggio che mi piacerebbe arrivasse al lettore dopo aver letto il libro.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In un’ipotetica isola deserta vorrei con me lo scrittore Alessandro D’Avenia, perché ha una capacità estremamente piacevole di raccontare la vita attraverso la letteratura, due cose che sin ora mi hanno sempre messo alla prova, entrambe da amare ma allo stesso modo a volte da detestare.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo tutta la vita. Averlo in mano, renderlo tuo, sottolinearlo, è questo che un libro deve essere.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Diciamo che non ho deciso, neanche ci credevo più di tanto, anzi non ci credo affatto. Semplicemente erano le due del mattino e la mia testa smanettava, mi frullavano tante idee e senza pensarci ma allo stesso tempo senza sperarci ho lanciato il primo sasso, che mi ha permesso di arrivare si all'inizio di un qualcosa che potrebbe diventare più grande, ma pur sempre a qualcosa di importante da mettere nel curriculum della mia vita.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro nasce dal fatto che mi sarebbe piaciuto che più persone leggessero i miei testi, perché diverso posso o aiutare, a parer mio, in qualche modo, chi lo fa o lo potrebbe fare.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una sensazione strana, a volte sono entusiasta, felicissima, finalmente ci sono riuscita; altre un po' scoraggiata perché temo che non vada bene e poche persone lo compreranno.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
In realtà è una raccolta di poesie, quindi nessuno le ha mai lette tutte, però diverse persone, prima che uscisse il libro, hanno letto, spesso perché dedicata a loro, qualche poesia.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sicuramente è qualcosa che non posso definire negativo, ma innegabilmente, magari per la pigrizia, toglie al lettore, la bellezza di assaporare quel libro con il tono, i tempi e l'emozione con cui avrebbe letto lui 

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