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16 Set
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Intervista all'autore - Pier Francesco Severino -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è uscire dalla finzione per entrare nella realtà, in quella realtà vera troppo spesso nascosta rimanendo confinati dentro ai limiti della vita comune,
della vita già nota, del denaro, della carriera, della famiglia, della professione e persino della religione: insomma di tutto ciò che può rassicurare.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
La mia vita reale è questo libro, le emozioni, le angosce, la felicità. La vita che conduco è la facciata dietro cui mi nascondo per avere successo nella vita di tutti i giorni.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Questo libro mi ha consentito di conoscere meglio me stesso, di capire i meccanismi che intuivo ma che prima non ero riuscito a razionalizzare.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Sono stato combattuto tra varie ipotesi, che però apparivano superficiali o convenzionali, poi ho capito che dovevo partire dall’inizio per poter raccontare la storia straordinaria di un uomo normale
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Vorrei con me i libri di Franz Kafka, in particolare “La metamorfosi” e “Il castello” dove l’esercizio mentale si armonizza con la semplicità dell’esposizione rispettando la profondità dei problemi trattati.
 
Ebook o cartaceo?
Da informatico preferisco il cartaceo, lo tocco, lo vedo, lo annuso: Capisco però anche come il futuro sia nell’Ebook, dove l’immaterialità ne diventa il pregio.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
C’è un momento nella vita in cui ci si sente pronti, capaci di raccogliere quella volontà latente e darle corpo, finalizzarla. Credo che non si debba iniziare nulla nella vita di cui non sia stata prevista la fine, o forse sarebbe meglio dire “il fine”.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea di questo libro credo fosse da sempre in embrione dentro di me. Sono abituato a pensare molto di notte, ma non registro i miei pensieri, così credo che mi siano passati per la mente decine di potenziali libri dove i personaggi della mia vita quotidiana siano rivissuti con l’integrazione di elementi di fantasia. Non sapevo da dove incominciare, poi una mattina mi è tornato in mente, dai miei studi classici “in media res” e ho iniziato.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È come dipingere un quadro o plasmare una statua, le si dà forma, ci piace, poi il giorno dopo non ci piace più ma hai la gioia, sempre rinnovata, di poterla correggere. Ti accorgi che non richiede più modifiche quando un giorno aggiungi una virgola e il giorno dopo la togli, allora la senti come una creatura generata da te, e sei felice.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Ho fatto leggere il libro a tre persone, quella tanto amica da sapere che non ti avrebbe deluso con un giudizio negativo, quella più autorevole in capo letterario e quella più critica.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ritengo che l’audiolibro sia un traguardo complementare che non può essere mancato, dà completezza all’opera, ne consente l’utilizzo a tutti e, nella sua immaterialità, è pur sempre una voce.

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