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28 Lug
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Intervista all'autore - Antonio Gorga -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono di famiglia medio-borghese con mio padre c.d. padroncino autotrasportatore e mia madre commerciante.
Ho terminato gli studi conseguendo la laurea in giurisprudenza, dopo la maturità classica. Svolgo la professione di avvocato nel mio paese natale, Roccadaspide, in provincia di Salerno, basso Cilento, per la precisione. Ho iniziato a scrivere in occasione di questo mio elaborato, come reazione ai commenti dei critici calcistici che si vedono di frequente sui media, con commenti preconfezionati, buoni per ogni occasione, senza nessun fondamento tecnico. Proni al personaggio di turno, calciatore, allenatore o presidente che sia. Dico questo in quanto praticante di calcio da un cinquantennio e oltre, ad ogni livello, calciatore, allenatore, dirigente, seppure a livello dilettantistico.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
I fine settimana, dovendo nella restante parte occuparmi di ben altre incombenze. O durante le vacanze estive.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Ho letto molto Giampaolo Pansa, come anche Vespa. Ma leggo di tutto.
 
Perché è nata la sua opera?
L'ho detto prima: una reazione ai critici calcistici televisivi.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Penso rappresenti una sorta di substrato, ineliminabile, forse, indispensabile. Formativo, sotto ogni punto di vista.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe: si evade, innanzitutto, dal contesto quotidiano, anche, per raccontare la realtà, presente, sì, ma anche passata e futura. Dipende dalle intenzioni dello scrittore.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tanto, allo stesso modo che avviene per gli scrittori.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
I personaggi pubblici, sportivi, di cui narro le vicende, in magna pars.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al momento, ai miei amici intimi, ma soltanto in parte, in quanto, stante la sua mole, pochi sono le persone che, prese dalla loro quotidianità, hanno potuto dargli poco più di una sbirciata. E poi non legge più nessuno, richiede troppa attenzione e tempo che la maggior parte ritiene di dedicare ai social o al divertimento fisico.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Per le nuove generazioni, forse, non penso per noi lettori tradizionali, troppo abituati al cartaceo.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ripeto, sarà la nuova frontiera dei lettori moderni, sempre che ve ne siano, lo spero, troppo attratti da altri divertimenti di più facile e comoda realizzazione.

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