Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono nata circa 70 anni fa, in una piccola comunità contadina dell’entroterra lucano, in una famiglia numerosa ma felice, economicamente povera, ma moralmente ricca.
Ho vissuto gran parte della mia vita in tempi difficili, con tante privazioni e mortificazioni, però non rimpiango niente di quegli anni, perché il calore e l’affetto che la mia famiglia ha saputo darmi valeva per me più di tutti quei benefici che il mondo riservava solo a certe categorie sociali.
Ho costruito la mia vita giorno per giorno, con l’impegno delle mie mani, la mia forza d’animo, la tenacia, l’autodeterminazione e una forte volontà, non mi è stato regalato niente dalla vita, ma sono riuscita ugualmente a realizzare tutti i miei sogni, anche quelli che sembravano impossibili e irraggiungibili, con grande soddisfazione mia e di tutta la mia famiglia. Non si decide di diventare scrittori, succede solo che un bel giorno ti guardi indietro e ti accorgi che la tua piccola storia di vita, senza saperlo, è entrata a far parte della grande Storia dell’Umanità, rivedi volti e nomi, riascolti voci e silenzi e tutto questo prende forma, giorno per giorno, su un quaderno trovato per caso; ti ritrovi poi in mano un libro stampato da una casa editrice trovata per caso e capisci che quei pensieri ormai non appartengono più solo a te, sono volati via …dispersi da un soffio di vento!
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
In realtà non c’è un tempo preciso, ogni momento è buono per scrivere un ricordo, un pensiero, un sogno; tuttavia, dal mio balcone posso godere di un panorama e di un tramonto stupendo, per cui al crepuscolo, mentre lo sguardo si perde nello spazio infinito, i miei pensieri si perdono nei ricordi del passato; non è un ricordo nostalgico, ma carico di emozioni che mi attraversano il cuore e l’anima e non posso fare a meno di fermarli sulla carta, è come prendere una rondine al volo e tenerla fra le mani per ascoltare quel che ha visto nei suoi lunghi viaggi e poi liberarla nel rosso tramonto serale. Il momento di maggiore tranquillità ed anche di libertà dagli impegni quotidiani è senz’altro la sera ed è quello principalmente il tempo che riservo a me stessa per raccontarmi la vita, spesso in compagnia della luna e delle stelle cadenti che attraversano quel cielo tutto mio, nel silenzio del mondo.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non conosco, per il momento, nessun autore contemporaneo, perché non ho mai avuto il tempo finora di leggere un libro per motivi di lavoro; adesso, però, che la mia vita non è più scandita dai ritmi lavorativi, mi concederò senz’altro il piacere della lettura che è ricchezza e nutrimento per la mente e per il cuore
Perché è nata la sua opera?
Non è stata una decisione, ma un desiderio: mio padre avrebbe compiuto 100 anni in quei giorni e desideravo fargli una dedica. Così, per caso, una sera d’estate, dopo aver cenato, seduta sul terrazzo di casa, sotto un cielo stellato e illuminato dalla luna piena, mi ha incuriosito la bellezza della natura, era quasi come se la vedessi per la prima volta, non solo guardavo, ma ascoltavo anche il silenzio che mi parlava attraverso una piccola lucciola che in quel momento mi svolazzava intorno. In realtà, se ci penso, devo questo libro ad una lucciola che ha catturato il mio desiderio e l’ha portato in giro con sé nella notte buia; all’alba di qualche settimana dopo mi sono svegliata con un manoscritto tra le mani, non ancora ben sicura se fosse un sogno o una realtà. È frutto, dunque, del volo di una lucciola che ha realizzato un mio sogno… come a dire che i sogni son desideri, ma sono anche la prova che il vivere è una realtà concreta, seminata giorno dopo giorno sulla scia che lasci al tuo passaggio in questo cammino terreno.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
70 anni fa circa, poter frequentare la scuola era un lusso riservato solo a certe categorie sociali. I miei genitori, umili contadini analfabeti, hanno fatto grandi sacrifici per garantire a tutti e 7 i loro figli almeno l’istruzione elementare, grazie alle scuole di campagne fatte di pluriclassi e con tutti i disagi per raggiungerle a piedi, da soli, anche per km, sotto il sole, la neve e le altre intemperie atmosferiche. Di ciò che ho imparato in quegli anni non ho dimenticato niente, neanche le poesie che il maestro ci faceva imparare a memoria, in modo particolare quelle di De Amicis e di Rodari. Ma a parte questi pochi anni di scuola, sono cresciuta soprattutto con i racconti, le legende, le filastrocche, i proverbi, gli indovinelli ed anche le barzellette che i miei genitori raccontavano a noi bambini la sera intorno al fuoco o lungo la strada del ritorno a casa, dopo una lunga e dura giornata lavorativa. Ci incantavano con quelle storie, a volte inventate proprio da loro, altre volte tramandate dai loro avi; avevano il dono di trasmetterci, in maniera semplice ma appassionata, quella cultura e saggezza contadina che avevano ereditato dalle generazioni precedenti, la loro capacità di interpretare i segni della natura, i segni del cielo, i tempi della vita; ci hanno trasmesso un ampio patrimonio culturale, fatto non solo di tradizioni ma di una realtà storica che si nutriva di sacrifici, rinunce e miseria ma anche di rispetto, dignità, fede e una grande speranza verso quel futuro migliore che loro, in primis, stavano costruendo, per noi, con il sudore della propria fronte, il lavoro delle loro mani ed anche il dono del loro sangue, perché era in atto la guerra per la democrazia e la libertà da secoli di oppressione dello straniero. Il mio genere letterario è dunque un’eredità ricevuta in dono: si muove tra storia, fantasia, biografia e autobiografia, proprio come i racconti di mio padre quando mi parlava del suo passato, del nostro presente e delle vicende, a volte avventurose altre volte drammatiche, della nostra famiglia e della società del tempo.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me scrivere è non dimenticare la realtà, soprattutto i ricordi del passato, i miei e quelli di altri come me che non hanno potuto raccontare; vorrei che la mia testimonianza sia un esempio di vita per le nuove generazioni, per non dimenticare che il passato diventa ricchezza se ne facciamo tesoro, per non ripetere gli stessi errori e per imparare dalla forza di chi non si è mai arreso di fronte alle difficoltà della vita, dimostrando così che, nonostante tutto, vale sempre la pena viverla.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Ho scritto di me quanto basta per contestualizzare una realtà storica in tutti i suoi aspetti: storico, culturale, economico, politico, sociale, antropologico, religioso…
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, nessuno, è solo frutto dei miei ricordi che sono sempre vivi nella mia mente, ho scritto semplicemente ascoltando la voce del cuore e il canto dell’anima.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Dopo aver scritto i miei 3 quadernoni, senza fretta e senza tregua, li ho chiusi in un cassetto insieme a tutti gli altri miei ricordi personali, convinta che quello fosse il loro posto. Poi un giorno un’amica, dopo averli letti, mi ha aiutata a trascriverli al computer e mi ha incoraggiata a pubblicarli, per dare anche ad altri la possibilità di godere del piacere di leggere una storia che non porta sì il mio nome, ma che in realtà appartiene a tutti.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
In realtà l’ebook è solo un modo alternativo di lettura, più che di scrittura, la quale resta comunque tale sia se avviene su cartaceo che sul digitale. Lo scrivere ha una sola natura, possono cambiare gli strumenti: se la penna o una tastiera, se una pagina di carta o uno schermo, se una stampante o una pubblicazione online…
La modalità di lettura quindi è solo una questione di scelte, a volte è una necessità, altre volte una possibilità, un’opportunità. L’ebook ha comunque il grande vantaggio di raggiungere il mondo intero in un attimo e di favorire una diffusione più ampia, è sicuramente una forma innovativa che si diffonderà sempre più, considerato infatti che le nuove generazioni usano i mezzi tecnologici per tutto e dovunque è molto probabile che i prossimi anni vedano un aumento, anche esponenziale, di questa nuova modalità di lettura.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro è senz’altro una bella modalità di ascolto utile per tanti: per bambini, disabili, anziani, per coloro che non sanno leggere… è molto coinvolgente perché il libro è letto da professionisti; un testo cartaceo però ha molti altri vantaggi: può essere un regalo alternativo ad una scatola di cioccolatini, stuzzica il piacere di leggere perché avere tra le mani un libro è più rilassante che ascoltare soltanto, sfogliare tra le dita le pagine di un libro è un gesto tanto naturale quanto sorprendente, sentirne l’odore, gustarne il profumo… è come navigare in mezzo ai pensieri di un altro remando insieme con lui; un libro cartaceo rende la storia più reale ed impegna la mente in più aspetti e poi… un libro è per sempre, non ha scadenza e lo puoi leggere dovunque, è silenzioso, non dipende da una batteria carica o da una connessione, ma dalla voglia di viaggiare oltre l’orizzonte… al di là del mare, al di là del suono di una voce!