Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono una persona semplice e complessa ad un tempo., un po' lunatica e sensibile come molte donne sotto il segno del Cancro.
Provengo da una famiglia operaia, che è il mio orgoglio per i valori che mi ha trasmesso e che ho ritrasmesso con mio marito alla nostra unica figlia. Ho una formazione classica, conquistata in anni di studio e fatica. Non sono mai stata un genio, ma sicuramente una ragazza e una donna di buona volontà ‘. Ho messo tanto impegno nei decenni in cui ho insegnato Francese nella Scuola Media e credo di aver messo il cuore al servizio di un lavoro scelto per vocazione. Ho insegnato, ma ho anche imparato dai miei alunni, che ricordo con simpatia e affetto. Mi piace tanto scrivere, partendo sempre da esperienze ed emozioni vissute in prima persona. Amo scrivere a mano una " brutta" e, dopo aver " limato " il periodo, una " bella”. Insomma, sono un po' all' antica e fiera di esserlo. Ciò che sono l’ho raccontato con sincerità in questo libro.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo quando sento l’urgenza di mettere nero su bianco: può essere il mattino appena sveglia o la sera. Non c' è dunque un momento preciso; sono un’istintiva e seguo l’impulso.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono tanti gli autori contemporanei e non che amo leggere. Mi piace citare Ida Magli (“Difendere l’Italia") e Francesco Amodeo (" La Matrix Europea"), che fanno molto riflettere. Adoro Alberto Angela, che fa amare la storia senza mai annoiare.
Non dimentico, però, filosofi come Schopenhauer e Cartesio che, comunque, ritengo attuali.
Perché è nata la sua opera?
È nata per un bisogno già latente, ma mai concretizzato, di raccontarmi, facendo rivivere il ricordo delle persone care che mi hanno voluto bene e che ho amato. Non escludo il desiderio di lasciare un piccolo segno di me, un’eredità sentimentale in particolare ai nipoti., delle cui radici faccio parte. Le radici sono importanti per rafforzare la propria identità in seno alla famiglia.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Non saprei quanto abbia influito il contesto sociale in cui ho vissuto. Ora che sono in pensione, probabilmente ho provato il desiderio di conferire alla mia famiglia d' origine, semplice e senza diplomi scolastici, un riconoscimento pieno di gratitudine, dandole voce e il " diploma" di ottimi nonni e genitori, perché' mi hanno dato la possibilità di studiare.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Può essere un’evasione dalla realtà presente, ma anche un modo di raccontare la realtà, nel mio caso quella passata. Il titolo che ho voluto è proprio " Il presente è il mio passato ", perché' l’apice della mia vita è soprattutto nel passato.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nel mio scritto c' è tutto di me, ma proprio tutto: esperienze, emozioni, sentimenti, gioie e dolori' e pure, credo, la mia umiltà di persona senza pretese, se non quella di raccontarsi così, con semplicità.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non c’è nessuno in particolare che mi abbia dato l’input a scrivere. C’è, però, qualcosa: il forte desiderio di fissare con le parole un percorso di vita, già' in gran parte fatto.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mio nipote Francesco, che ha trascritto tutto al computer. Ho notato che gli ha fatto piacere conoscere qualcosa di più di sua nonna.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Penso di sì. Però', per ora non rinuncio al piacere di avere tra le mani un libro cartaceo da leggere e da palpare con soddisfazione, oserei dire un libro in carne ed ossa, o meglio " in carta e copertina".
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L' idea dell’audiolibro è ottima, perché' consente a tutti la possibilità di documentarsi attraverso l’ascolto. A me piacerebbe molto registrare letture.