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19 Giu
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Intervista all'autore - Giancarlo Gelosi -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato e ho vissuto la maggior parte della mia vita a Roma dove, dopo gli studi universitari, ho iniziato poi, anche a lavorare.
Avevo varie passioni e solo tardivamente ho scoperto la scrittura. Non ho mai pensato in passato di diventare uno scrittore ritrovandomi, così, a comporre quasi per caso, per soddisfare un’esigenza interiore. Un giorno, infatti, ho sentito una forte esigenza di fissare con la penna quello che mi veniva da dentro. Da quel momento ho provato una forte gratificazione nel mettere a fuoco ciò che stava emergendo in me e così ho continuato a farlo. Solo successivamente ho pensato di poter raccogliere quelle pagine in un testo.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento particolare per scrivere. In qualsiasi momento mi possano venire in mente delle idee, mi fermo a scrivere su una agenda per fissarle, evitando così che vadano perdute.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non c’è un autore che preferisco in particolare. Sono curioso e leggo tutto ciò che mi attrae, in particolare libri storia, di filosofia, di arte e letteratura, ma non disdegno altri generi letterari.
 
Perché è nata la sua opera?
Questo libro nasce perché, come esprime il titolo del mio testo, (“Basta che stai bene” La scrittura come Terapia) mentre lo stavo componendo, ritrovavo me stesso e ciò mi faceva stare bene, gratificandomi. Infatti, l’appuntamento con la scrittura è diventato per me un momento “terapeutico”.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale dove ho vissuto ha influito molto sulla mia formazione letteraria, perché quest'ultima nasce proprio come una forma di riscatto, di fronte alle varie avversità che ho incontrato nella vita.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere per me non è un’evasione dalla realtà, ma anzi un modo per raccontare e approfondire la stessa realtà, tramite l’aiuto della scrittura.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nel testo parlo soprattutto di me, con infinita riconoscenza verso mia madre la quale, oltre a darmi la vita, ha creduto fortemente in me, aiutandomi a diventare quello che sono, affinché potessi stare bene.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Per la stesura del libro mi sono cementato da solo a scrivere ogni sua parte, perché ne sentivo l’esigenza, per poi infine riuscire a portarlo a compimento pubblicandolo, grazie alla casa editrice Book sprint.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Non ho mai fatto leggere il mio racconto a nessuno.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ritengo molto comoda la funzione del libro elettronico anche se questa modalità al momento non esclude ancora quella cartacea. Il futuro potrebbe essere l’ebook ma nella borsa per molto tempo le persone terranno ancora un’agenda o un libro di carta, perché quest’ultimi non temono i guasti dell’apparecchio elettronico o il blackout.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
La velocità tipica del mondo in cui viviamo è funzionale all’uso dell’audiolibro perché è più pratico e rilassante, favorisce l’ascolto, generando in noi una maggiore distensione, propedeutica all’arricchimento linguistico e culturale, evitando inoltre l’affaticamento. In effetti un audiolibro con le cuffiette lo si può ascoltare al buio nella propria camera da letto, oppure sdraiati sulla spiaggia mentre prendiamo il sole e ci spalmiamo la crema. Inoltre, è comodo anche mentre viaggiamo sul treno o su un autobus in piedi, quando è molto affollato e abbiamo le mani occupate ai sostegni.

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