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19 Giu
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Intervista all'autore - Renato Paperini -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è un’arte raffinata: ripete cose già dette o immaginate e fa credere alla gente di conoscerle per la prima volta e lo scrittore può comunicare anche in sua assenza.
Scrivere è dare un senso ai pensieri ed è il modo migliore di concretizzare i sogni che vogliamo realizzare e soddisfa in pieno le ambizioni del sognatore. Ogni autore è padrone assoluto della propria opera, crea i personaggi che prendono vita nella sua mente, li modella a suo piacimento e fanno solo quello che decide lui. È una condizione che ti fa sentire il solo Dio di quel romanzo, o più semplicemente l’unico burattinaio che tira i fili delle proprie marionette.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Questo romanzo non ha niente della mia vita reale. È solo un tentativo fantasioso di dare delle risposte immaginarie all’interrogativo di sempre: “Cosa succede dopo la morte biologica del corpo?” nessuno lo sa con certezza. Le uniche risposte ci vengono date dalle tante religioni in cui crediamo. Io non metto in campo alcun credo religioso, ho lasciato galoppare la fantasia inventando una storia credibile e incredibile allo stesso tempo ma l’ho vissuta comunque come fosse reale.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È stata la reazione ad un impulso. Un bisogno istintivo di esprimere tutto il potenziale che voleva esplodere dentro di me, nel far galoppare la fantasia a briglia sciolta senza limiti o regole. Il protagonista di questo libro sono io, nel bene e nel male. Cerco di fare del mio meglio ed è l’unica regola che mi sono imposto per tutta la vita.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo “Il Mondo di Mezzo” non è nemmeno un gran che originale, come invece dovrebbe esserlo, ma è arrivato da solo, senza pensarci e senza nessuna alternativa.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se mi trovo in un’isola deserta significa che sono un naufrago. È una condizione che mi ha sempre incuriosito: “Cosa farei se fossi un naufrago?” Il libro che mi viene in mente è il “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe, uno dei tanti che ha dilettato i migliori anni della mia vita da adolescente. Questo argomento sarà affrontato, in parte, dal protagonista del mio prossimo romanzo e raccontato in maniera drammatica, cercando di imprimere un ritmo sostenuto di massima tensione narrativa.
L’alternativa potrebbe essere un manuale di sopravvivenza ma sarebbe troppo banale e non sarebbe soddisfacente per una simile domanda. Sono tentato da “I Miserabili” di Victor Hugo un romanzo che ho amato moltissimo. Il protagonista evade di prigione e si riscatta in modo sorprendente, arrivando a salvare persino il poliziotto che lo perseguitava.
 
Ebook o cartaceo?
Non si può possedere veramente un’opera letteraria se non la puoi tenere tra le mani e sfogliarla. È come appendere alle pareti delle riproduzioni di quadri d’autore, saranno ugualmente belli visti da lontano, ma sicuramente privi di fascino. Però ci sono anche molti aspetti positivi, un ebook non ingombra e una volta letto non serve la libreria dove riporlo. Con gli appartamenti sempre più ristretti, lo spazio per la libreria è il primo che viene a mancare. Una semplice chiavetta USB infatti può contenere facilmente migliaia di libri e a prezzo assai contenuto.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non si diventa scrittori, questa almeno è la mia opinione. Io poi non lo ero per niente, scrivevo è vero qualche pensiero meditativo per non dimenticarmelo e col tempo anche alcuni brevi racconti, ma non mi ritenevo scrittore. Ci vuole molto tempo libero e impegno per scrivere e non li avevo. Ma scrittori evidentemente si nasce, inventarsi una storia da scrivere non è da tutti. Io la fantasia per crearla l’ho sempre avuta, mi mancava solo il tempo. È stata la condizione di pensionato a darmi l’opportunità di scrivere a tempo pieno romanzi polizieschi e fantasy.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo romanzo è un’opera complessa di quasi 600 pagine e nasce dal desiderio di evadere dai soliti argomenti. Il correttore di bozze che lo ha letto, ha espresso questo parere: “Durante la lettura di questo libro sono rimasta gradevolmente colpita dalla capacità narrativa dell’autore, che riesce a rendere la trama intricata, profonda e innovativa ma al contempo coinvolgente grazie a un’abile penna e un’ottima caratterizzazione dei personaggi. Consiglierei a tutti la lettura di quest’opera.” Il giudizio centra perfettamente lo spirito che mi ha stimolato quando è nata l’idea di scriverlo. Devo però aggiungere che l’ispirazione deriva anche dalla lettura del ciclo di romanzi “Il Fiume Della Vita” di Philip José Farmer che ha vinto il premio Hugo nel 1972. Il tema principale del ciclo è proprio la risurrezione dopo la morte dell’intera specie umana, su un gigantesco pianeta caratterizzato da un fiume lungo milioni di chilometri, che scorre fra i due poli. Su questo mondo numerosi personaggi, sia storici che sconosciuti, si avvicendano in una ricerca delle entità che hanno operato la risurrezione, dei loro scopi e dei segreti del Mondo del Fiume.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Nel mio caso è quasi una pratica di routine. Sono al terzo romanzo e ne ho iniziati subito altri due. Comunque il momento più bello in assoluto è proprio l’ultima parola che si scrive a fine lavoro. È costata molta fatica e tanto tempo, ma è qualcosa di me che rimarrà nel tempo e rende orgoglioso ogni romanziere.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima lettrice in assoluto è stata mia moglie. Le facevo leggere il romanzo due capitoli alla volta man mano che li scrivevo, ero curioso di avere nell’immediato un parere. Lei legge moltissimo, sicuramente più di me e anche se la lettura dilazionata nel tempo non permette di godere appieno la storia, avevo bisogno di essere incoraggiato o dissuaso subito. Il suo parere mi ha convinto a completare l’opera.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un aspetto interessante ma poco convincente, può andare bene per chi ha problemi di vista o poca attitudine a leggere, ma l’audiolibro toglie l’aspetto fondamentale della lettura, Il piacere di restare concentrato in completo silenzio. Penso sia un surrogato scadente. Piuttosto preferisco vedere un film o assistere ad una commedia.

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