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14 Giu
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Intervista all'autore - Angelo Maurizio Tonini -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono al mio secondo libro, il primo ha vinto un premio letterario a Napoli l'anno scorso. Sono nato in un paese in provincia di Mantova.
Avevo già scritto una serie di racconti autobiografici durante la mia vita di dirigente in una piccola azienda di progettazione di ventilazione industriale. Durante la recente pandemia e ormai in pensione ho colto l'occasione di raggruppare tutto quanto avevo scritto in un unico racconto e pubblicarlo. Dato il successo del primo ho proseguito con la pubblicazione del secondo libro continuando a raccontare incontri, storie di persone e situazioni che immancabilmente la vita coinvolge ognuno di noi.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento particolare a cui dedicare la scrittura, dipende dalla ispirazione momentanea che sovviene all'improvviso. Può essere di notte durante un dormi veglia, pensando ad un episodio avvenuto nella giornata appena trascorsa che fa ricordare una situazione avvenuta molti anni prima. L'ispirazione può scaturire da un viso di una ragazza che faccia trasparire una emozione di qualsiasi tipo o fa emergere storie antiche o altro. Scrivo di getto che poi riscrivo o correggo ripetutamente in seguito. L'importante per me e "buttare giù" subito la frase o le parole che mi sembrano nell'immediato quelle che descrivono al meglio nel dettaglio l'emozione o il racconto venuto a galla nella mia mente.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi piacciono gli storici come Corrado Augias e Alessandro Barbero.
 
Perché è nata la sua opera?
La prima è stata dettata dal fatto che sapevo poco o nulla di ciò cha avevano fatto i miei nonni, tranne ovviamente qualche foto in bianco e nero e qualche sporadico rammento epistolare lasciato da parenti contemporanei. Decisi quindi di far ereditare ai figli e futuri potenziali nipoti un documento cartaceo completo di come ho vissuto la mia vita terrena.
Con il secondo libro spero di continuare a lasciare ai famigliari posteri le emozioni che ho provato, i miei punti di vista in situazioni che ho vissuto e di far trasparire il mio pensiero su fatti storici contemporanei. In definitiva non lasciare solo qualche foto o lettera o cartolina di circostanza.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
La mia formazione letteraria ha influito poco sul mio vissuto. In una circostanza particolare chiesi ad una laureata in lettere e insegnante di italiano/latino alle scuole medie se fosse stata in grado di scrivere un romanzo. Avrebbe dovuto essere considerata la più indicata a scrivere libri. Mi rispose seccamente di no. Il contesto sociale in cui ho vissuto è di origine piccolo borghese e ho perso la madre a sette anni e il padre a sedici. Mi ha aiutato invece molto una psicoanalisi freudiana durata sei anni in un periodo storico (ai tempi di Cesare Musatti) in cui gli analisti venivano considerati, con grande ignoranza, maghi e un poco ciarlatani dalla maggioranza delle persone del mio entourage di quel tempo.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivo libri in terza persona per essere più libero e disinvolto nel descrivere situazioni o persone che incontro casualmente nella vita. Grazie ai miei sei anni di psicoanalisi sono in grado di intuire o indovinare abbastanza in fretta il profilo psicologico delle persone che vengo a conoscenza nella vita quotidiana. Mi bastano pochi segnali apparentemente banali durante una conversazione spontanea per intuire le motivazioni che spingono una persona a comportarsi in un modo o nell'altro in certe situazioni.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Prendo lo spunto da episodi realmente avvenuti che poi sviluppo con intuizione e fantasia, ma molto aderente al concreto.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La mia prima moglie dalla quale ho poi divorziato. Descrivere il suo carattere particolarmente negazionista e non idoneo al matrimonio è stato un altro motivo, oltre a quello prima descritto, che mi ha spinto a scrivere un libro.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla seconda moglie e alcune amiche. Sapevo che i lettori di narrative in Italia sono al 90% donne. I maschi leggono solo, se leggono, saggistica, sport e altro.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Un editore allo stato attuale delle cose in Italia mi informa che l'ebook viene letto solo dal 20% dei lettori. In futuro si spera che aumenti tale percentuale. Il cartaceo la fa ancora da padrona.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una domanda in generale da fare agli editori. Sento comunque pareri favorevoli in tal senso. Potrebbe essere una nuova attività per attori non di successo che abbiano una voce impostata ed educata alla lettura.

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