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09 Giu
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Intervista all'autore - Renato Ricciardi -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Milano nel 1992. Ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza presso un piccolo paese della provincia di Pavia.
Ho frequentato le scuole in città e mi sono laureato in lettere moderne presso l'Università degli Studi di Pavia. La passione per la scrittura è nata fra i banchi di scuola. Inizialmente mi sono cimentato in poesie dal tema politico-civile; dopo l'incontro con la mia attuale moglie, a diciotto anni, ho cominciato a scrivere poesie di tema amoroso e futurista. Indagata l'arte poetica, ho deciso poi di sperimentare l'arte della prosa. Da qui è nata la mia opera attuale: Nostalgia.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Il momento della giornata che preferisco dedicare alla stesura dei miei testi è la sera, dopo essermi occupato del mio lavoro di insegnante e della mia famiglia. Per me la sera rappresenta il momento di maggiore ispirazione, in quanto amo sedermi in una stanza con luce soffusa e una buona canzone in sottofondo che mi trascina in un vortice di idee.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore contemporaneo preferito, ma ben tre: Cesare Pavese, George Orwell e Filippo Tommaso Marinetti. Tutti e tre hanno segnato in modo indelebile la mia vita, ma anche la mia scrittura. Sono tutti precursori e innovatori e vogliono trasmettere in maniera differente un messaggio importante al più vasto pubblico possibile.
 
Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata durante il lockdown del duemilaventi. In quel momento sentivo l'esigenza di dover trasmettere un messaggio a tutti. Il mio obiettivo è lasciare una traccia indelebile sia nel cuore dei lettori contemporanei sia di chi verrà in seguito.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito molto, in quanto parte del romanzo è ambientato presso l'Università in cui ho studiato e i luoghi sono un chiaro riferimento a Pavia.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me scrivere è il modo migliore e più immediato per raccontare la realtà fattuale. Chi legge i miei romanzi deve conoscere la mia realtà e riuscire a immedesimarsi nei miei personaggi. Lo scopo è permettere anche a persone lontane di vivere ciò che io vivo tutti i giorni e che reputo ordinario e talvolta scontato, ma che in realtà non lo è affatto.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Sicuramente una parte di me è contenuta nel protagonista e per certi versi rappresenta nel bene e nel male tutti i miei pregi e difetti. Ovviamente non si tratta di un alter ego sovrapponibile alla mia persona, in quanto il protagonista è un personaggio dotato di qualità indipendenti dalla mia figura.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Per la stesura della mia opera è risultata fondamentale la figura di mia moglie. Non sarei qui oggi a parlare di questo libro, in quanto è stata lei a sostenermi fino in fondo e incoraggiare la fine della mia opera. Un'altra figura di riferimento è il mio amico Carlo, che nel romanzo prende le sembianze di Fabrizio.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Chiaramente a mia moglie.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non credo. Dipendesse da me, l'ebook non esisterebbe in quanto amo avere tra le mani ciò che leggo, sfogliare le pagine, sentirne l'odore e, perché no, appuntarmi a mano qualche pensiero. Per il momento mi sembra di capire che ci siano molte altre persone ancora legate alla carta come me.
Si vedrà in un futuro meno prossimo quando il mondo sarà nelle mani di nativi digitali.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Da insegnante posso confermare l'utilità dell'audiolibro, in particolare con i ragazzi che presentano qualche difficoltà di apprendimento.

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