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27 Feb
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Intervista all'autore - Attilio Mangiagli -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono un Avolese nel Mondo ed ho lavorato per una quarantina di anni in Norvegia, la mia seconda patria.
Ho scelto l'esilio per un banale conflitto con rappresentanti della nostra chiesa e così ho dovuto abbandonare una professione bene avviata. La scelta della nazione che mi ha ospitato è stata del tutto casuale ed è maturata dopo aver incontrato degli artisti norvegesi che avevano a loro volta scelto Avola per soggiornarvi per ragioni di studio. Siamo diventati amici e mi hanno invitato a trascorrere del tempo in Norvegia. Avevo paura perché non sapevo cosa ne pensassero i norvegesi che la avrei incontrato, perché avevamo perduto la guerra contro di loro. Infine ho accettato, ho incontrato tanti amici, gente che ha contribuito molto nello sviluppo della mia carriera. In Norvegia ho imparato tra l'altro la loro lingua, talmente bene che riuscivo ad imporre i miei testi quando ne avevo bisogno. Ma si trattava più che altro di testi tecnici e così non ho avuto mai l'ambizione di diventare uno scrittore.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non voglio nascondere che il momento preferito si manifesta quasi sempre prima di andare a letto quando le idee durante la giornata sono maturate tanto da poterle mettere nero su bianco.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho preferiti, leggo u po’ di tutto per quanto riguarda scrittori contemporanei. Detto questo, mi pace tanto occuparmi di archeologia e quindi testi antichi o contemporanei che riguardano questi temi assorbono molto del mio tempo libero.
 
Perché è nata la sua opera?
Quando tornavo in Italia per le vacanze estive, mia sorella Enrica mi faceva osservare che circolavano n giro informazioni sulla nostra famiglia che non corrispondevano all’evoluzione delle nostre radici e quindi mia sorella ed io discutevamo sulla necessità di correggere questa tendenza con la nostra versione dei fatti in una autobiografia che riassumeva i punti più salienti della storia della famiglia. Dovevamo farlo a quattro mani, ma la prematura dipartita di mia sorella mi ha lasciato l'onere di continuare questo lavoro che credo di essere riuscito a concretizzare per quanto riguarda le nostre aspettative.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Trattandosi di un'autobiografia, il contesto sociale nel quale ho vissuto in Italia ha influito molto sulla mia formazione letteraria e la mia preparazione tecnica mi ha aiutato molto nelle ricerche necessarie per descrivere una storia che si svolge nell'arco di circa cinque secoli. La mia esperienza in Norvegia, dove ho vissuto per circa 40 anni, era rivolta soprattutto alla soluzione di problemi tecnici. Detto questo, la lettura di opere come quelle di Ibsen, Bjørnson, il Nobel Hamsum ed altri scrittori norvegesi sicuramente hanno influenzato il mio modo di scrivere.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Tutte e due le cose. ma nel mio caso raccontare la realtà ha prevalso rispetto all'evasione.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto, parte della mia vita è descritta nel libro.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Come ho detto prima, mia sorella Enrica è stata una pedina fondamentale per la realizzazione di questa opera.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ai miei nipoti e subito dopo alla scrittrice della prefazione. Le sue osservazioni e commenti mi hanno convinto a pubblicare il libro.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Una alternativa interessante per chi ha dimestichezza con l'uso del cellulare. Importante per chi ha bisogno di portare con sé, in ogni luogo, il libro preferito.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Molto interessante per chi vuole ascoltare o vuole imparare ad ascoltare.

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