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02 Feb
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Intervista all'autore - Andrea Scarsi -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Coltivo l’inclinazione alla spiritualità da quando ero bambino, i miei infatti erano sicuri che avrei intrapreso la carriera ecclesiastica.
A quindici anni, però, sono affascinato dallo yoga, che inizio a praticare quotidianamente, dalla telepatia, che sperimento con successo con un compagno di scuola, per il divertimento degli amici, e dalle sedute spiritiche.
Incitato da un’amica, scrivo un libro a 22 anni, scomparso tra le pieghe del tempo, e tre anni dopo, un lunghissimo diario di viaggio in India, anche questo scomparso nei miei vari traslochi.
È nel 2000 che inizio a scrivere metodicamente, persuaso da mio cugino, con il diario del mio secondo ritiro spirituale in digiuno, sempre in India.
Ed è in India, dove ho vissuto per circa 25 anni, tra il 1980 ed il 2020, che ho, prevalentemente, sempre scritto.
Una cosa, infatti, accaduta durante quel secondo ritiro, mi ha spinto a continuare a scrivere e condividere, per riconoscenza, gli insegnamenti, comprensioni e gioia ricevuti in quel periodo di vita come monaco d’oriente.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Prevalentemente scrivo quando il resto del mondo è più quieto, dedicandomi completamente quando si avvicina la fine dell’opera.
Generalmente m’impegno su più di un progetto alla volta, per rilassare la mente quando va in sovraccarico di concentrazione su quell’argomento.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio autore contemporaneo preferito, Thich Nhat Hanh, è tale, più che altro per uno dei suoi libri: Vita di Siddhartha il Buddha (Old Path White Clouds). Libro che mi ha evocato ricordi e fatto piangere di gioia quasi ad ogni pagina.
 
Perché è nata la sua opera?
Quando ho capito che la felicità è una dimensione interiore slegata dai contesti esterni, ho desiderato condividerlo, sperando di contribuire alla soluzione di alcuni dei molteplici problemi causati dalla percezione condizionata della realtà.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale nel quale vivo e ho vissuto, ha influito enormemente sulla mia formazione letteraria. L’Italia e Venezia-Mestre, dove sono cresciuto, hanno contribuito la percezione di grandezza e bellezza del mondo e fattibilità di movimento internazionale. L’India, dove ho vissuto a lungo, ha contribuito l’esperienza della non dualità e dell’infinito, che si traducono nella magnificenza divina di ogni cosa.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è un modo per raccontare la realtà interiore. In certi casi si è anche rivelato e proposto come evasione.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Come filosofia di vita, non parlo di ciò che non conosco; altrimenti dichiaro di averlo sentito dire. In ciò che ho scritto, pertanto, c’è molto di me, delle mie esperienze e comprensioni.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ho avuto molti Maestri, tutti molto importanti. L’unico di fondamentale è stato Osho, che mi ha dato la comprensione che la Maestra Suprema è la vita stessa.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia madre. Se lo capiva lei, c’era buona possibilità che lo capissero tutti.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Penso di sì, per praticità, impatto ecologico, costo e disponibilità infinita.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un ottimo strumento che consente di informarsi anche durante altre attività. Per quanto riguarda me, è ottimale se gli dedico piena attenzione.

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