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BookSprint Edizioni Blog

10 Gen
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Intervista all'autore - Valeria Spagnulo -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me, è un modo per esprimere al meglio la mia creatività che spesso viene repressa dagli standard che oggigiorno, vengono purtroppo imposti dalla società.
Attraverso la scrittura sono capace di dare voce a tutti quei pensieri che trovano difficoltà ad essere esternati alla gente e che sono stati repressi per troppo tempo. Essendo una persona piuttosto timida e non molto spigliata, mi è stato ripetuto per anni la mia "non capacità" nell'esprimermi, mi è sempre stato detto che dovevo esternare di più con le mie parole, così l'ho fatto ma in un modo alternativo. Non utilizzavo la voce ma semplicemente una penna, ricordo ancora che un giorno, in un momento di rabbia, non riuscendo ad esternare ciò che percepivo all'interno del mio corpo, mi chiusi nella mia stanza, armandomi di un foglio bianco e di una penna nera e da quel momento ho lasciato il comando della penna alle mie emozioni. Agli inizi utilizzavo la scrittura come una fonte di sfogo, buttavo giù su carta tutto ciò che mi passava per la testa e molto spesso avevo la sensazione che i miei pensieri avessero più ordine mentre venivano trascritti sulla carta. Successivamente ho iniziato a scrivere una storia di pura fantasia, mi divertiva dare vita a dei personaggi ma ciò che preferivo di più era dare vita a dei personaggi in grado di provare forse le mie stesse emozioni, in un certo senso la cosa mi dava conforto. Scrivere mi ha sempre trasmesso un'enorme sensazione di libertà e spensieratezza. Da quel momento non ho mai più messo di scrivere e ho iniziato ad amare la scrittura in ogni sua forma, monologhi, pensiero su carta, romanzi e ultimamente mi sto anche avvicinando alla poesia.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro sono davvero poche le coincidenze con la realtà, quasi tutto è frutto della mia fantasia ma credo che sia presente solo una caratteristica che può essere collegata alla mia vita reale. La caratteristica è la giustizia, obbiettivo che la protagonista principale si è posta sin dall'inizio della vicenda. Comparando quest'obbiettivo alla vita reale, nella mia vita, i miei occhi sono stati vittima di visioni sbagliate. Molto spesso mi sono ritrovata ad assistere a comportamenti decisamente sbagliati nei confronti di una persona, che non sono stati puniti, non è mai stata fatta giustizia e l'unica arma con cui sono stati combattuti è stata quella peggiore: l'indifferenza.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera è stato per me un enorme punto di svolta nella mia vita. Sin da piccola ho sempre percepito un senso di inadeguatezza, osservandomi attorno mi sono resa conto di come tutte le persone che mi circondavano hanno sempre avuto degli elementi di spicco, una passione, un amore, qualcosa che le facesse sentire vive. Per molto tempo, ho cercato di distrarre la mia mente, provando diverse attività, ma nessuna è mai riuscita a spronarmi nel continuare e nessuna ha mai rappresentato la mia personalità fin in fondo. Quando ho iniziato a scrivere quest'opera, facendola leggere per la prima volta ad una mia cara amica e a qualche membro della mia famiglia, ho percepito nei loro occhi la felicità e la soddisfazione. Da quel momento i miei cari mi hanno lasciato capire che coltivando e perfezionando ciò che erano le basi, la scrittura mi riusciva bene e soprattutto, il fatto che mi riuscisse bene, mi provocava felicità. Ho percepito finalmente la gioia nel poter dire che anche io avevo una passione, qualcosa che mi facesse sentire viva.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata forse una delle questioni che mi ha portato via del tempo nella stesura dell'opera. Inizialmente quando scelsi questo titolo, fu quasi una scelta ironica e frettolosa, volevo dare un titolo a quelle bozze che conservavo ormai da molto tempo. Nel lavoro di revisione dell'opera, ho avuto qualche ripensamento, credo di esser stata sicura fino a qualche tempo fa di dare un titolo diverso. Ciò che mi ha fatto cambiare nuovamente idea, è stata una discussione con mia sorella, mia sostenitrice sin dall'inizio. Mi ha fatto comprendere in poco tempo che quel titolo, dato inizialmente alla mia opera è descrive al meglio ciò che è all'interno, in più è stato proprio con quel titolo che la mia opera ha raggiunto numerosi traguardi, quindi perché cambiarlo?
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Domanda molto interessante. Se dovessi portare un libro in un'ipotetica isola deserta credo che sarebbe Chiamami col tuo nome di Andrè Aciman. Quel libro è stata una delle scoperte più piacevoli della mia vita. Il modo in cui viene descritto l'amore tra i due personaggi principali è talmente profondo da avere la capacità di farti immergere così tanto nella vicenda, da dimenticare tutto ciò che vi è attorno. Lo porterei su un'isola deserta perché non credo che mi stancherò facilmente di rileggerlo. La capacità di Aciman nel descrivere ogni minimo dettaglio credo sia impressionante e immerge il lettore così tanto da avere la sensazione di osservare i personaggi. Se dovessi invece scegliere uno scrittore, sarebbe uno scrittore, sceglierei qualcuno di un’epoca molto distante dalla mia, nonché Petrarca. Ho sempre pensato tra i banchi di scuola che le opere di Petrarca rivolte alla donna amata, siano capaci di trasmettere quasi le stesse emozioni del poeta. Mi piacerebbe ritrovarmi a parlare di amore con lui in un’ipotetica isola deserta o meglio, di delusioni in amore.
 
Ebook o cartaceo?
Direi assolutamente cartaceo. La sensazione di sfogliare delle pagine, percependo quello strano e piacevole odore della carta fra le mani, è insostituibile.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Ho deciso di intraprendere la carriera da scrittrice per una questione di necessità. Ho sempre avuto la necessità di dare sfogo alla mia valvola creativa e di condividerla con qualcuno senza il timore di essere giudicata. Per anni ho sempre pensato di sentirmi inadeguata e quando ho tentato di mostrare le mie capacità esse sono state represse. Non mi sono mai arresa, sapevo nel mio profondo di avere delle capacità, sapevo che con uno sforzo sarebbero state perfezionate e sapevo che quella sarebbe stata la mia strada. Quando ho iniziato a diffondere la mia opera, ho ricevuto, contro le aspettative, delle recensioni positive e il sostegno delle persone che mi hanno fatto credere di spiccare in qualcosa. Ho deciso quindi di fare di quella necessità di essere ascoltata e di dare sfogo alla creatività, in una passione.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro nasce dalla voglia di riportare la mia fantasia e le mie emozioni su dei personaggi. Da adolescente ho ricevuto le mie prime delusioni in amore e dato che non sono mai riuscita ad avere un lieto fine nella mia vita reale, ho deciso di dare un lieto fine all'interno della mia opera. Quasi per gioco una sera, ispirata da qualche canzone che rimbombava nella mia testa, ho lasciato che le mie mani dessero vita ad una storia, un amore nato in condizioni piuttosto precarie, un amore in grado di cambiare una persona cattiva e un amore che lasciasse trionfare il valore della giustizia e il valore del bene. Quella sera scrissi il mio primo capitolo e lo lasciai incompleto, non credendo che da quelle poche righe avrei dato vita al mio sogno più grande.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere la propria passione e il proprio lavoro diventare qualcosa di concreto è indescrivibile. La sensazione è più o meno la stessa che si ha quando si ottiene qualcosa dopo tanta fatica. Un'immensa felicità e un'immensa gioia, costernata dalla soddisfazione. Felicità perché dopo tanto tempo che quel sogno era chiuso nel cassetto della mia stanza, quel cassetto è stato aperto e quel sogno è diventato realtà.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona a leggere il mio libro non è stata una singola ma diverse. Direi che la primissima persona è stata mia sorella. Ricordo che inizialmente, provavo vergogna nel farle leggere i primi capitoli, ma lei si è sempre mostrata aperta a sostenere quella che era la mia passione ed ogni giorno aspettava il nuovo capitolo, in modo da essere al passo con la storia. La seconda persona è stata mia mamma che consapevole della mia capacità nella scrittura, ha voluto tentare di capire di più il mio mondo leggendo il mio libro. Non ha mai dubitato delle mie potenzialità, in effetti da quel giorno non ha mai perso l'occasione di sostenermi in ogni mio piccolo passo.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Direi di non essere molto all'avanguardia con gli audiolibri. Rare volte mi è capitato di ascoltare effettivamente un libro ma parlando in totale onestà, credo che sia un'ottima innovazione, un modo diverso per far approcciare sempre più persone alla lettura che al giorno d'oggi è una tradizione che specialmente tra i più giovani si sta perdendo. I giovani non riescono più a comprendere l'importanza dei libri, definendo "noiosa" l'attività della lettura quindi credo sia un ottimo modo per spronare i ragazzi e anche per aiutare le persone che vogliono leggere ma la loro voglia è contrastata da alcune disabilità come la cecità. Solitamente quando si legge un libro bisogna concentrarsi nel leggere invece per alcune persone può risultare più favorevole ascoltarlo. Credo sia un'idea davvero innovativa.

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