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03 Gen
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Intervista all'autore - Francesco Motolese -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Francesco Motolese, sono nato a Massafra, una città in provincia di Taranto.
Spero vivamente di poter essere esaustivo nella risposta di queste domande perché ho sempre quel timore in me di tentare d'essere sì, filosoficamente parlando integerrimo, ma senza tralasciare quell'umanità che mi permetterebbe di essere il più semplice possibile. Questi due aspetti che nella mia vita sono sempre stati presenti, molto contraddittori fra di loro e che si trovano agli antipodi creando così una guerra interna che sorge nella mia anima, sempre ammesso che esista per davvero, che diviene il motivo principale per cui vivo e continuo a vivere e che forse diverrà, se non lo è già diventata, parte integrante della mia vita. Per cui devo anche evidenziare come questa "tempesta scatenante" abbia al tempo stesso scatenato in me la reazione di smuovermi, di scrollarmi da dosso quel peso che giustificavo come meritevole e naturale e mi sono messo immediatamente all'opera scrivendo, utilizzando dunque la scrittura come unico mezzo affinché tutto ciò si potesse realizzare e soprattutto affinché potesse essere evidente anche la mia realtà che potrà essere sì differente dalle altre, ma è pur sempre una fra le tante, e come tale penso che possa avere una sua valenza, forse anche minima, ma una valenza che a mio modesto parere è più che presente.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
In realtà ad essere sincero non c'è un vero e proprio momento della giornata in cui mi dedico alla scrittura. Credo che questa dedizione nasce quando, contemporaneamente, nasce in me il desiderio di scrivere, di raccontare per esempio quel che io, in prima persona avrei voluto vivere, e quindi cerco di delegare tutte queste emozioni e sensazioni ad ogni singolo personaggio dei miei scritti affinché, per mezzo della lettura, possa io per primo vivere tutte queste avventure, viaggiando liberamente nel tempo e nello spazio come non ci fosse una fine. Esattamente come diceva Emilio Salgari: "Scrivere è viaggiare senza la scocciatura dei bagagli".
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi rendo conto che probabilmente non sarò del tutto esaustivo nel rispondere a questa domanda, e quindi chiedo venia fin da ora, ma sinceramente non ho un mio autore preferito, sia contemporaneo o del passato. Cerco in realtà di leggere quei libri che già dal titolo o dalla copertina mi sembrano molto affascinanti e quindi a maggior ragione sorge in me l'ardore di avere fra le mani quel libro per poi sfogliarlo, pagina dopo pagina, e cercare, oltre di comprendere il contenuto di quello scritto, anche e soprattutto di cogliere tutte quelle sfumature che, successivamente, mi potrebbero permettere di scrivere dell'altro ancora proprio per mezzo di questi dettagli.
 
Perché è nata la sua opera?
Credo che sia nata in particolar modo per una ragione ber precisa: evidenziare la terribile esistenza dell'incomprensione. A mio modestissimo parere penso che questo aspetto della vita, figlia della solitudine presente fra gli uomini, debba essere finalmente ed inizialmente accettata, e quindi ci si deve rendere conto che oramai ha un nome ben definito la mancanza di trasparenza, soprattutto verbale e non soltanto, che può sorgere dinanzi ad un dubbio, ad una perplessità; e dunque ciò che apparentemente può sembrare come un lecito interrogativo, questo può al tempo stesso essere compreso come un qualcosa di completamente opposto a quel che originariamente si avrebbe voluto dire, un qualcosa che si basa s'una natura che in realtà non mi appartiene. Così facendo dunque, si passa successivamente al secondo punto della questione, ovverosia il dover concepire l'esistenza della decantata incomprensione affinché non ci possano più essere giri di parole, affinché si possa giungere direttamene al punto, e soprattutto affinché quel che non si comprende non debba essere sempre e comunque definiti come incompreso, ma bisognerebbe avere la capacità ed il coraggio di andare in fondo tentando, per quanto possa essere possibile alla limitatezza dell'essere umano, di svelare gli arcani, anche più sinistri della vita.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Direi effettivamente molto. In tante poesie presenti nella raccolta, soprattutto quelle in cui evidenzio tematiche come la religione, la guerra, e molti degli aspetti istituzionali con cui, in un modo o nell'altro si ha a che fare, è particolarmente presente il contesto sociale in cui vivo tutt'ora. Sono nato in una città dove, dal punto di vista religioso, è molto vivo il culto a cui si presta tutta la propria devozione, quella stessa devozione che, tra l'altro, io per primo ho sempre espresso con molto piacere e orgoglio. Ma nel momento in cui mi sono reso conto di come il mio credo non derivasse esclusivamente da me, ma da come tutti i miei cari a me più vicini mi avessero inculcato l'idea di Dio facendo sì che io credessi nell'esistenza di un essere divino, ma non secondo il mio modo di pensare, ma secondo la modalità degli altri, allora ho cominciato ad evidenziare in me,  mano a mano, tutta la mia miscredenza dei riguardi di ciò. In realtà è molto difficile parlarne liberamente, per questo ho utilizzato l'arte della scrittura e della poesia, proprio per poter far fuoriuscire in me quel che realmente penso. Un altro aneddoto è quello sicuramente degli aspetti istituzionali. Dove sono nato, soprattutto in un periodo storico in cui l'incertezza economica è molto presente, per poter essere qualcuno con una posizione invidiabile, basandomi su una concretezza che mi permetterà una stabilità per l'appunto economica, è necessario dover indossare una divisa e quindi proclamarsi giustizieri della patria con uno stipendio assicurato tralasciando, per questi bisogni, le proprie inclinazioni pulsanti.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo di poter affermare senza alcun’ombra di dubbio che, tra l'evasione dalla realtà e il dover raccontare la stessa realtà sia nato con connubio perfetto. Oserei dire che entrambi sono in sintonia fra di loro, da una parte effettivamente quando scrivo è come se avessi la sensazione di poter evadere da questa realtà che quasi mi opprime, e dunque per mezzo dell'immaginazione, abbattendo quei confini oramai divenuti fatui, mi permette di oltrepassare quella concretezza della realtà che, per quanto contemporaneamente possa sembrare priva di pietà, immagino che sia necessario dover sottolineare come senza di essa stessa, senza quei fatti indiscutibili che sono soliti nella realtà, molto difficilmente ci sarebbe quell'appiglio che ci permetterebbe di utilizzarlo a nostro favore per fantasticare nella vita odierna che ci attornia.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Credo di poter affermare come a partire dal titolo stesso si evidenziano in qualche modo molti aspetti della mia biografia che io per primo ho vissuto sulla mia pelle, divenendo la chiave di volta che non soltanto ha consentito me di poter mettere per iscritto questa raccolta di poesie, ma che soprattutto consentirà al lettore, o per lo meno lo spero, sperando dunque di aver centrato quel bersaglio tanto decantato da me medesimo, di poter scoprire questa chiave affinché non possa perdere il filo conduttore presente in ogni singola poesia che rimangono in stretto contatto fra loro e che quindi anche queste, unite da questo filo che comincia a srotolarsi dal titolo stesso, contengono, parzialmente o più, alcuni frammenti della mia vita.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Probabilmente non c'è stata alcuna persona che in qualche modo mi abbia indotto a dover mettere per inciso i miei scritti, ma immagino di poter dire come molte delle esperienze che ho vissuto nella mia vita, e quindi molti di coloro che in molte vicissitudini si sono susseguiti uno dopo l'altro, sono stati i protagonisti assoluti che mi hanno permesso, in qualsiasi senso, di poter comprendere molto, forse non tutto, ma sicuramente tanto. La comprensione dell'esistenza di una moltitudine dei colori che si trovano esattamente nel bel mezzo fra i classici bianco e nero è stato semplicemente fondamentale affinché potessi rendermi conto che l'esatta realtà, sempre ammesso che ne esista una, non è dettata dall'ambiente sociale in cui siamo nati o dai consigli che ci vengono offerti da coloro che vengono definiti i più saggi, o per lo meno non esclusivamente; ma soprattutto dalla nostra singola ed individuale capacità di saper guardare le varie sfaccettature della vita senza, a mio parere, infrangere quella che è la realtà dei fatti di tutti gli altri che sono al nostro fianco.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
In realtà non l'ho mai fatti leggere a nessuno per pura scaramanzia. Mi rendo conto che probabilmente questa potrebbe essere una risposta alquanto ridicola, ma in effetti è così. In realtà è come se, parlandone liberamente, è come se tutto d'un tratto vada tutto per il verso sbagliato e che nulla di quello che avevo originariamente progettato vada a buon fine. Ma nonostante ciò soltanto con una cara persona, una professoressa d'arti figurative dei tempi del liceo artistico che frequentavo e con cui è sorto un rapporto più che solido, ne ho vagamente parlato di quel che oramai avevo già in mente e che già soprattutto stavo mettendo in atto, nero su bianco
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Spero effettivamente che l'ebook possa essere il futuro, ma se devo essere sincero spero anche contemporaneamente che questa nuova versione della scrittura non metta la parte la versione cartacea. Mi rendo conto che anche la scrittura, giustamente, sia una delle innumerevoli sfaccettature ch'è stata resa senza alcun’ombra di dubbio ancor più accessibile a tutto e a tutti, e probabilmente il mio è un discorso in cui è presente la classica morale senza sé e senza ma che a quanto pare deve necessariamente insegnare qualcosa. Ovviamente non è questo il mio obiettivo, lungi da me dal farlo. In realtà vorrei soltanto evidenziare come sia semplicemente emozionante poter sfogliare delle pagine d'un libro, sentire il suo profumo e quant'altro, esattamente come forse potrà anche esserlo su di un ebook, e quindi immagino che entrambi questi aspetti letterari possano andare di pari passo senza alcun problema.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Le devo essere sincero, anche io in passato ho ascoltato alcuni audiolibri di alcuni scritti che, in un modo o nell'altro non ero riuscito a leggere e devo ammettere che questa nuova frontiera ha in sé una comodità ed una leggerezza più che evidenti. Soprattutto, nel momento in cui anch'io ascoltavo questi audiolibri, molto spesso mi capitava di leggere le recensioni di molte persone che, per il loro lavoro che impedisce a loro di leggere, per mezzo dell'ausilio di dispositivi tecnologici erano in egual modo in grado di gustarsi, seppur col senso dell'udito, un buon libro tranquillamente, come se l'avessero in quell'istante lì con loro.

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