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21 Dic
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Intervista all'autore - Enrico Andrini -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Forlì, in Romagna, il 14 Maggio 1967. Bravo ragazzo da sempre, figlio maggiore di una meravigliosa famiglia unita.
Fratello ingegnere elettronico come me e molto migliore di me.
Vita sentimentale complicata da una profonda immaturità e ottime competenze tecniche e manageriali, mi portano a divorziare e lavorare all'estero, da ormai 10 anni.
Questa vita sentimentalmente travagliata e alimentata da una profonda solitudine geografica e umana mi ha fatto incontrare la lettura, in particolare di saggi dei saggi di psicoanalisi dei Massimo Recalcati e di filosofia di Umberto Galimberti, entrambi insegnanti (da "lasciare il segno") e maestro (da "coloro che indicato una direzione di navigazione").
Scrivo poesie da quando, afflitto e sconfitto, ho incontrato la poesia di Montale, Sbarbaro e Ungaretti e dei grandi poeti e pensatori tedeschi (Nietzsche e Holderlin, fra tutti) e lo faccio a mo' di terapia: per portare "di fronte" i fantasmi e guardarli bene negli occhi.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non esiste un orario ma solo un'ispirazione che, normalmente, arriva in momenti fulminei di profonda afflizione e depressione. Non scrivo io le poesie, la mia scimmia le scrive. Ed è liberatorio lasciarla fare.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
La mia ignoranza è così colossale che non posso ancora mettere come autori preferiti filosofi e pensatori del calibro di Severino, Heidegger, Jaspers, Husserl, Jung, Binswanger e Kant che leggerò voracemente per i prossimi 2 anni.
Allora citerò chi mi ci ha condotto a loro e che quindi è e resterà il mio autore (maestro) preferito : Massimo Recalcati, a partire dal suo meraviglioso libro "A libro aperto, una vita e i suoi libri".
Pensatore e soprattutto divulgatore di complessità di talento ineguagliabile, che ha illuminato la mia strada.
Devo aggiungere anche Umberto Galimberti e il suo capolavoro, a mio modesto avviso, intitolato "Il tramonto dell'Occidente nella lettura di Heidegger e Jaspers" come del resto il suo colossale Dizionario di Psicologia, che sono tracce indelebili per iniziare le vostre personali ricerche di senso filosofico e psicologico. Letture magnifiche e imprescindibili, per chiunque voglia cimentarsi - come diceva Biswanger - nella verticalizzazione della vita, intesa come sviluppo della conoscenza e del pensiero per la preparazione alla fine dell'esperienza in carne.
 
Perché è nata la sua opera?
Necessità di sopravvivere agli eventi sentimentali che la vita ti spara in faccia, senza avere altro che il mezzo della parola. Nel mio libro trovate citato, infatti, quanto segue :
“Raccolta terapeutica
di pensieri in poesia,
nel tentativo di imbrigliare
le emozioni dilaganti
e di tradurle in sentimenti
per il tramite delle parole;
come se inscatolare le emozioni
con il linguaggio,
fosse opera possibile
e senza Violenza. ”
Ioce (mio soprannome, da tempo inutilizzato, ma a me caro)
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Completamente.
Io sono, per il tramite delle mie parole, la manifestazione - in vocali e consonanti - dell'effetto dell'Altro, mescolato a mani nude col Destino (nel senso di Emanuele Severino: di ciò che sta').
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose.
Scrivo tracce d'inchiostro per riflessioni d'altri, che avranno la compiacenza di lasciare che i miei versi dinoccolati stimolino il loro pensare, per aiutarli a percorrere nuove strade alla ricerca di senso e consapevolezza.
Scrivo, altresì, per guardare il mostro in faccia, strappandomelo dal petto, per poterlo vedere e liberarmene, in quanto alienazione possibile.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Una piccola parte del Tutto inesplorata, ma c’è esattamente tutto di quanto scritto.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La mia seconda moglie e il suo taglio freddo, preciso e mortale del nostro rapporto.
Uno squarcio devastante che mi ha salvato.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad un caro collega di lavoro, Gioele Medri, che ha avuto la bontà e la pazienza di ascoltare dai primi agli ultimi versi, confortandomi con il suo giudizio sempre troppo gentile e il suo erudito conversarne a proposito. Grazie Gioele!
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Della scrittura decisamente NO.
Della divulgazione SI!
Io la vedo così: compro e comprerò ebook per spendere poco ed avere accesso a tutto il pubblicato istantaneamente. Ma quando trovo un libro interessante lo acquisto in carta e lo ripongo nello scaffale della mia ormai preziosa libreria.
L'odore del libro mi inebria: insostituibile.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Utile alla divulgazione e forse di più alla lettura di testi poetici, anche se quest'ultima richiede studio e approfondimenti culturali non comuni e solo pochi attori o doppiatori possono arrivare ad esserne all'altezza.

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