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BookSprint Edizioni Blog

02 Nov
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Intervista all'autore - Christian Giannini -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Tarquinia e sono cresciuto tra Civitavecchia e Allumiere, nel Lazio. La mia infanzia e la mia adolescenza sono state piuttosto normali, passate con la famiglia e con gli amici.
Ho deciso di iniziare a scrivere in una maniera piuttosto ironica: dopo aver visto una puntata de I Griffin. In quella occasione Brian, il cane della famiglia, passa l’intero episodio a scrivere il suo libro, a lavorarvi su, ottenendo i pareri dei suoi cari, e ciò mi affascinò e non poco. Avevo nove o dieci anni, e dopo quella puntata iniziai a scribacchiare il mio primo romanzo, una storia sui lupi mannari scaturiti dalla mescolanza del DNA umano con quello di una bestia, c’era di mezzo anche un meteorite, e lo intitolai Il Primo Ululato. Mi innamorai della scrittura. L’anno seguente scrissi un'altra opera, stavolta ben più corposa, Viaggio nella Terra dei Desideri, e la mia passione per lo scrivere divenne una solida conferma.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La mattina, decisamente. Sono solito svegliarmi presto, bermi un cappuccino e attendere le 9 e 30, prima di mettermi a scrivere. La mattina sono ben più carico del pomeriggio. Inoltre, mettendomi a scrivere nella sala di casa mia, verso le 10 filtrano dalla finestra i raggi del sole, che illuminano la stanza e irradiano casa. È davvero piacevole mettersi a scrivere in quelle condizioni. Poi, verso le 12 e 30 o qualcosa del genere, poso il computer.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Stephen King. Adoro la sua prosa descrittiva, che snocciola non solo l’ambiente e le città in cui si svolgono le sue storie, delineando piccolezze di cui pochi tengono conto, come vicoli, l’intensità di un corso d’acqua, la perdita della tubatura di un canale fognario e chi più ne ha più ne metta, ma scava anche nella psiche dei suoi personaggi, rendendoli tangibili, tridimensionali. Ultimamente, secondo me, sta perdendo troppi colpi, alle volte soffre di un'eccessiva elefantiasi letteraria ed è volgare, ma gran parte del mio stile ancora acerbo lo devo soprattutto a lui.
 
Perché è nata la sua opera?
Eravamo in lockdown, nell'aprile 2020. Le scuole non avevano preso le dovute contromisure per combattere il covid, e per questo ci hanno lasciato un paio di mesi di svago, diciamo così. Non era stata implementata neanche la didattica a distanza. In quel lasso di tempo avevo finito di lavorare ad un altro paio di miei libri e volevo sfruttare quella pausa per scrivere qualcosa di nuovo. E il tema delle arti marziali, già da qualche mese a quella parte, mi stava ispirando. Così ho preso il computer, mi sono messo sul tavolo e ho cominciato a scrivere. Terminai Le Mani Rosse di Gyakujo a maggio 2020, dopo 27 o 28 giorni di lavoro. Me lo ricordo bene perché questa celerità stupì anche me: avere la testa libera dai pensieri quotidiani mi aveva permesso di scrivere senza sosta, sfornando decine e decine di pagine. Ovviamente rivisitai l’intero testo dopo averlo finito, e quando capii che effettivamente il mio era un buon prodotto, una lettura quantomeno scorrevole e coerente, ho deciso di farlo pubblicare.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo. Nella mia vita ho visto e riflettuto su di una sfilza infinita di cose, e da ognuna di esse ho tratto o un insegnamento da apprendere o un frammento da apporre nei puzzle dei miei libri. Ogni mia opera scaturisce, in parte o del tutto, da quei miei ragionamenti e da quelle esperienze. Senza di esse, probabilmente non avrei potuto immettere nelle mie opere quel tratto personale che differenzia un freddo libro commerciale da uno scorcio cartaceo della propria anima.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è un modo per raccontare la realtà evadendo da essa. Ognuno ha le proprie motivazioni, per scrivere un libro. C è chi lo fa per diletto, chi lascia fluire nei suoi libri la propria anima, una seduta dallo psicologo con sé stessi, come dovrebbe fare ogni scrittore, secondo me, e chi scrive solo per guadagnare fama e denaro. Ognuno di essi rielabora la realtà dal suo punto di vista, con le sue esperienze e la sua sensibilità e, evadendo dalla realtà, magari costruendo un protagonista che non è altri che l’autore stesso, in un contesto che è quello nel quale vive sempre lo stesso autore, cercherà di dare delle risposte, di sbrogliare la matassa della sua realtà, quella vera, con quella che la sua fantasia ha creato: un surrogato. Per questo dico che si parla della realtà evadendovi. Serve una visione imparziale e oggettiva delle cose, se davvero si vogliono delle risposte. Serve sincerità.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Il giusto, perché altrimenti avrei finito per scrivere la mia autobiografia. La storia di Viktor, le sue debolezze, nascono da alcune medesime debolezze che ho avuto anche io, nella mia vita. Non sono stato vittima di bullismo, ma ho tastato con mano l’ingiustizia che vi è non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche all’interno della scuola. Ho visto persone che ricevevano meriti nonostante non fossero studenti modello, e altri tipi di nefandezze che non sto qui ad elencarvi. Tutta quella consapevolezza, un po’ come i Turbinii presenti nel romanzo, fluirono nella mia testa e mi fecero capire molto.
Però su una cosa sono identico a Viktor, il protagonista della storia: anche io, come lui, odio la falsità della gente, e la sua incoerenza. Su quello siamo due gocce d’acqua.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ovviamente tutta la mia famiglia, che fin da piccolo mi ha spronato a scrivere e mi ha sempre permesso di viaggiare con la fantasia, il loro è stato un aiuto indiretto, ma nello specifico devo ringraziare mio padre, Alfredo.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mio padre, per l’appunto. Lui è un esperto di arti marziali, maestro e cintura nera, e sapendo che il tema del libro gravitava attorno ai combattimenti, non appena Le Mani Rosse di Gyakujo fu terminato, lui fu il primo a leggerlo. E mi invitò a farlo pubblicare. Oltre al suo parere di lettore, che chiaramente doveva essere il più imparziale possibile, mi ha aiutato nel delineare alcune usanze, arti e pratiche dei maestri giapponesi che io, banalmente, avevo troppo americanizzato.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Secondo me passerà ancora un bel po’ di tempo, prima che la lettura cartacea venga boicottata dalle persone in favore di quella digitale. Il libro cartaceo ti trasmette una sensazione, un calore al tatto che un e-book non ti trasmette, tralasciando poi che le persone preferiscono vedere le loro collezioni di libri esposte su mensole, librerie o scomparti, e non all’interno di un tablet o di uno smartphone. Quelli sono dettagli che non devono e non possono essere tralasciati. Però, in futuro, l’evoluzione farà il suo corso, considerando anche il fattore ambientale, la quantità immensa di alberi che vengono abbattuti per stampare tot copie di un solo libro, e giustamente le persone si adatteranno ai tempi che verranno. Tra qualche tempo, non oggi, né domani o dopodomani, ma presto, il libro digitale supererà quello cartaceo. È il cambiamento. L’evoluzione.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia un'ulteriore soddisfazione, per un autore, sentire qualcuno che riproduca, pagina per pagina, il suo scritto, l'opera su cui si è impegnato. Oppure, per autori scioccamente perfezionisti come me, sarà una tortura sentire periodi, tempi verbali, locuzioni e similitudini che, adesso, scriverei in maniera del tutto diversa rispetto al me stesso che creò le Mani Rosse di Gyakujo. Battute a parte, trovo gli audiolibri come un espediente utile per ascoltare dei libri in momenti scomodi, come in macchina, col traffico, oppure quando non si riesce a dormire. Leggere 30 minuti al giorno aumenta la durata della vita, pertanto perché non sfruttare questa consapevolezza fintanto che se ne ha occasione? In questo senso, gli audiolibri aiutano e non poco.

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