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BookSprint Edizioni Blog

13 Ott
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Intervista all'autore - Carlo Zito -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La risposta a questa domanda si trova in parte nel testo della dedica del libro a mia madre.
Una persona che abbia sperimentato a fondo la propria passione per la scrittura avrà trovato la strada giusta per l'utopico traguardo della felicità. Scrivere è nello stesso tempo fuggire dalla realtà e manifestare il proprio mondo inconscio, è fare un viaggio dentro sé stessi, narrare la propria storia, esplorare fino in fondo la propria essenza e poi riemergere, per sorprendersi di quante verità sul proprio conto siano sfuggite alla mente conscia. Scrivendo si comprende ad esempio il perché di alcuni nostri gusti, di determinate scelte o preferenze, delle nostre stesse manie. Parlando di emozioni la scrittura rivela il freddo e il caldo, la luce e l'oscurità, poiché per poter narrare siamo costretti a metterci a nudo di fronte alle nostre verità. L'ispirazione è spesso figlia della tristezza, del malessere, del dolore, sentimenti che ci rendono partecipi del nostro mondo effimero, che ci mettono a contatto con la realtà che ci circonda, ma talvolta essa nasce dalla compassione, dalla dolcezza, dal pianto d'amore. Mi sono ritrovato a scrivere le mie poesie più toccanti nel cuore della notte, nel caldo abbraccio della solitudine, stratto in una morsa di dolore acuto e pungente, che sferzava il mio animo suscitando perifrasi sublimi ed ossimori calzanti, oppure nel pieno di una crisi di rabbia, per cui vomitavo versi altisonanti sospinto dall'euforia della crisi. L'alterazione dei sentimenti, per farla breve, è ciò che meglio di ogni altra cosa mi tiene sveglia l'abilità oratoria. Più raramente sono stati i grandi sentimenti a sospingermi ad arare bianchi prati: quando si è innamorati si può essere in grado di raggiungere i più alti gradi dell'eccellenza, ma questa sublime condizione emotiva è ben più rara e complessa dei suoi torbidi antagonisti.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Più di quanto io stesso immaginassi! Rileggendo il testo mi sono sorpreso di quanti spunti autobiografici vi abbia ritrovato; la trama del libro è giunta da un sogno ispiratore, che mi ha sorpreso nel cuore della notte, come se affiorassero all'improvviso dalla mia mente alcune riflessioni tratte da varie letture fatte qua e là. Veniamo alle rivelazioni. Uno dei personaggi femminili più rilevanti ha i capelli biondi, e ciò risponde ad una scelta solo apparentemente casuale. Quando ho riflettuto sulle sue fattezze, mi sono sorpreso a rilevare la mia debolezza per il crine fulvo in una donna, fatto che risale alla mia prima infanzia (biondo è anche il colore dei capelli di mia moglie). L'uomo che viene assassinato era poi un docente universitario, ed anche la sua prima moglie una insegnante; la mia famiglia è composta da due insegnanti ed un figlio unico, così come quella del testo. La città prescelta non poteva essere che Napoli, luogo dove ho trascorso i miei anni da universitario, soggiornando in un piccolo appartamento nel centro storico, in compagnia di un coinquilino che frequentava la facoltà di filosofia (disciplina d'insegnamento del prof. Bonucci!). L'investigatore, poi, rivela un altro aspetto della mia personalità: quello riflessivo, instancabilmente creativo, amante dell'enigmistica e dei giochi di parole. Persino nell'assassino ho ritrovato qualcosa di me: quel lato dionisiaco e rustico, dissacrante e trasgressivo, socievole, ma allo stesso tempo solitario e schivo. Insomma, ho scritto un testo considerandolo lontanissimo dal mio modo di essere ed in generale dalla mia vita, ma ho scoperto con sorpresa che mi assomigliava molto più di quanto pensassi.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Innanzitutto mi ha divertito. Sono un amante del giallo, ma non ritengo di essere un buon giallista. Per me è stato un campo di prova, un cimento su un terreno arduo e inesplorato, una sfida contro me stesso, della quale francamente non sono del tutto soddisfatto. Potrei considerarlo il primo di una serie di tentativi di emozionare i miei lettori con qualcosa di nuovo e fresco. Ma la strada è ancora lunga. Sono riuscito però ad inserire nel testo alcune idee che mi frullavano per la testa, alcuni punti di vista sulla realtà che mi circonda e sulla vita reale, che spero possano ispirare o incuriosire i miei lettori.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo è venuto da sé quasi subito. Si tratta di una curiosità a sfondo geostorico con implicazioni nell'universo della biodiversità ittica del Mediterraneo. Mi è stato ispirato dalla lettura di un articolo giornalistico sorprendente, in cui si riferiva del ritrovamento, nei mari siciliani, di alcune rare specie di pesci alloctone, giunte da chilometri di distanza, da oceani profondi, acque remote, con temperature del tutto differenti. Scoprire dell'adattamento di queste specie in un mare chiuso distante molte miglia dal loro habitat è stata una notizia sensazionale ed ispiratrice. Mi ha portato alla mente l'impresa di Lesseps, dal monumentale valore storico.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Difficile scegliere! Ho letto molti libri che hanno significato molto per me e che mi hanno insegnato tantissimo: tra i titoli che ritengo più significativi ci sono "Pinocchio", che ci insegna ad avere cuore; L'immortale Commedia dantesca, che ci racconta la storia della nostra Italia e l'evoluzione della nostra lingua. Potrei citare Bulgakov, Dickens, Hugo, Calvino, Dumas, Kafka, Hesse, ma un testo che mi ha colpito per la sua integrità e la sua bellezza è senz'altro "L'Agnese va a morire" della Viganò, un testo per cui ho pianto. Adoro leggere gli storiografi antichi e moderni e leggo Dan Brown e Manfredi d'un fiato. Se però dovessi portare un testo o una raccolta su un'isola, probabilmente non rinuncerei all'opera completa di sir Artur Cona Doyle, che preferisco addirittura alla Christie e a Rex Stout.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo, senza dubbio. Cosa c'è di più bello che sfogliare le pagine di un libro, percepire la ruvidezza della carta al tatto, sentirne l'odore, tornare su un passo ed indugiarvi assorti per minuti, ore, giorni? La lettura è un'esperienza sensoriale, e i touch screen ci privano della legittima corporeità dei testi che leggiamo. Un tablet, un e-book reader sarà comodo, facile da trasportare, versatile, ma non potrà mai sostituire il libro cartaceo e la sua bellezza. Con questo non dico che bisogna deforestare l'Amazzonia per produrre altri miliardi di nuove copie: l'esperienza del book sharing, ad esempio, ci aiuta a godere di un bel libro senza sentirci in colpa per la distruzione del nostro pianeta.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Diciamo che mi ci sono ritrovato dentro senza accorgermene. Sin da bambino le maestre, insegnanti, amici e parenti hanno rilevato una certa mia abilità nell'affascinare attraverso l'uso della parola scritta, e me l'hanno rimandata. Ho promesso addirittura a mia madre che avrei sempre coltivato questa mia innata capacità (come se si potesse allenare o far svanire). Mi piace utilizzare sempre termini nuovi e sorprendenti, sono alla costante ricerca di accostamenti arditi ed innovativi, e la mia professione di insegnante mi aiuta a rinfocolare la tecnica e a perfezionare la conoscenza grammaticale e lessicale. La carriera di scrittore al momento mi sembra un auspicio, più che una realtà. Sarà il pubblico a rivelare se avrò avuto ragione o se avrò fallito, perso la mia scommessa.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
La maggior parte delle idee mi sorprende nei momenti più assurdi. Mentre sto per prendere sonno, o addirittura al risveglio da un sogno ispiratore; quando sono lontano da casa e non ho nulla su cui scrivere la mia idea improvvisa (allora provo a trascriverla al più presto su un pezzo di carta trovato per caso); mentre ascolto una canzone o leggo un articolo di giornale. Si tratta di agglomerati di idee che prendono una certa forma nella mia mente e poi si incastrano per formare una trama rudimentale, che deve essere poi rielaborata con un lunghissimo limae labor. Sarebbe complesso dunque risalire all'idea originaria. Un simpatico aneddoto riguarda la descrizione del mare al tramonto che ho aggiunto nella revisione finale del testo: avevo intenzione di inserire nella copertina del libro una mia foto, col soggetto di cui sopra, scattata l'estate precedente alla pubblicazione; osservando quella immagine, e ricordando le emozioni vissute durante lo scatto, ho prodotto una descrizione lunghissima ed articolata, senza la quale il capitolo conclusivo non sarebbe stato lo stesso.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
è un'emozione indescrivibile! Non si è mai del tutto soddisfatti del risultato finale, ti sembra sempre di poter migliorare qualcosa, ma alla fine, quando rileggi il tutto e la storia ha un senso, quando chi lo legge ti dice che è una bella storia, allora senti che il libro sta prendendo una vita sua. Talvolta immagini di dialogare con i personaggi, inserisci in loro vizi e virtù di persone a te note, immagini una discussione fatta, una battuta sentita, un aneddoto raccontato e lo trasformi in una parte della trama. Alla fine senti che il testo diviene una parte di te.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il libro ha partecipato ad un concorso, per cui ha ricevuto una menzione speciale. Suppongo sia stato un giurato a leggerlo per primo. La mia regola è che la bozza di un testo può essere affidata a qualcuno solo quando definitiva, quando sono abbastanza soddisfatto di ogni punto. Ma questa volta l'ho fatta leggere ai miei familiari sapendo che non era ancora definitiva. Ho apportato inoltre alcuni cambiamenti, per cui le persone che hanno letto il testo in anteprima avranno una bella sorpresa nel vedere un finale differente nel testo che sarà pubblicato!
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per me è stata una grande comodità, soprattutto quando ero in viaggio e mio figlio era molto piccolo. Mi dava la possibilità di fargli ascoltare dei grandi classici in pieno relax. Lo stesso vale per me: trovo stimolante e riposante ascoltare un testo mentre cammino o viaggio, per cui la mia opinione sul tema è molto positiva.

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