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05 Ott
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Intervista all'autore - Antonio Belloni -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Como, cresciuto sino alla quinta ginnasio a Sondrio, in Valtellina ed anche nella vicina Engadina,
Liceo Classico a Venezia, Università a Torino con inizio attività professionale in ambito accademico, diritto internazionale e costituzionale, storia dei trattati. In Italia ed in Europa, Bruges e in particolare a Strasburgo presso il Consiglio d'Europa. Lasciati l'insegnamento universitario e l'attività diplomatica di funzionariato nelle organizzazioni internazionali dell’Europa, ho scelto, sempre nell'ambito delle relazioni internazionali, la banca d'affari e la finanza e sviluppo d'impresa, che mi hanno per oltre cinquant'anni portato a Londra, negli Stati Uniti, in Asia, Estremo Oriente, in Australia. Negli ultimi vent'anni professionalmente quale consulente di strategie operative. Ora rientrato in Italia, a Roma, di fronte ai recentissimi e tragici eventi bellici e non solo, ho ripreso a scrivere, in forma divulgativa, di tematiche di diritto pubblico ed internazionale strettamente connesse alle difficili problematiche di natura istituzionale che la Repubblica Italiana si trova oggi a dover affrontare.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Qualunque ora può andar bene allo scopo, specie la sera, anche tardi, quando non disturbato da altre necessarie incombenze quotidiane!
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Scomparso purtroppo negli anni scorsi l'amico fraterno e mentore di una vita Piero Ostellino, altre penne dedite a coltivare il pensiero autenticamente liberale, ancora, a mio avviso, non sufficientemente diffuso nel nostro Paese, Nell'Italia di oggi poi, si nota Marcello Veneziani, per acutezza di analisi, solidità di visione ed originalità intellettuale.
 
Perché è nata la sua opera?
Per cercare - per quello che posso - di aiutare i miei concittadini italiani a capire, con esattezza e semplicità, le gravi difficoltà in cui si sono, loro malgrado, venuti a trovare nella contingenza dell'intervenuto degrado del sistema istituzionale nel loro Paese e, al tempo stesso, dei gravissimi eventi internazionali del presente.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Massimamente, tutti siamo manifestazione del contesto ove vissuto!
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Nel mio caso, un modo per raccontare la realtà.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Sono le reali esperienze della vita che in via primaria ci consentono di poter analizzare concretamente i fatti.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia moglie, con la sua ferma determinazione a farmi prendere la penna in mano, per far sì che le mie considerazioni di analisi degli eventi correnti raggiungessero i più, anziché rimaner confinate all'ambito privato.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Di certo l'ebook - come tutta l'informativa che oggi è resa disponibile da tutti gli strumenti elettronici di larga utenza - rappresenta anch'esso un contributo alla diffusione dei prodotti culturali disponibili al più vasto pubblico, specie per ciò che attiene alle attività di svago ed intrattenimento.
Per quanto attiene alle attività di studio e ricerca, ritengo indispensabile la lettura di un materiale testo a stampa, quale procedimento fisico-mentale per un ben più solido e duraturo apprendimento personale ed arricchimento culturale.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È appunto una sorta di nuova frontiera, che presenta ancora serissimi rischi per la ancora molto accessibile e deprecabile attività di pirateria elettronica.
Ciò detto, di sicuro, l'audiolibro è un formidabile passo avanti di opportunità per i non vedenti ed i diversamente poco abili per altri motivi.

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