Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono una docente di scuola media superiore giunta, ormai, al termine della sua carriera. La mia famiglia si è trasferita a Torino quando avevo sei anni e sono praticamente vissuta in questa città fino ad ora.
Sono una mamma di tre ragazzi, ma mi sento ancora figlia, poiché mia madre, nonostante la sua età, si comporta ancora da mamma
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Penso non ci sia un libro da consigliare ad un adolescente; ritengo, infatti, che sia il ragazzo ad essere attratto da un genere letterario piuttosto che da un altro. Quando avevo i figli piccoli, ero solita portarli in libreria e li esortavo a cercare il libro che più li affascinava. A quei tempi, infatti, c’erano già librerie immense che avevano spazi creati appositamente perché i ragazzi potessero, comodamente seduti, sfogliare testi, libri e lasciarsi ammaliare dal mondo della scrittura. Oggi, invece, spesso assisto a delle vere imposizioni verso la lettura di libri che, proprio perché imposti, allontanano il giovane invece che avvicinarlo.
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ebook?
Sono una tradizionalista, lo ammetto; la carta ha un suo profumo speciale, i fogli un rumore che ti sorprende. Certamente in talune situazioni, come ho già detto in altre interviste, l’ebook può aiutare molto, come, per esempio, quando si va in vacanza e si desidera portare più libri senza l’incombenza del peso, a volte non indifferente. Il libro cartaceo, però, non lo sostituirei mai.
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Sicuramente non è stato un amore ponderato. La stesura del mio primo libro, “Michelle”, è avvenuto in un momento “particolare” della mia vita. L’abuso psicologico e la violenza perpetrata su alcune donne aveva fatto scattare una scintilla in me, avevo bisogno di esternarla e così ho incominciato a scrivere; poi, mi sono accorta che era come immergersi in un mondo solo mio e lì potevo fare tutto quello che desideravo: i personaggi, i sentimenti e i luoghi erano tutti in mano mia e potevo creare e vivere una realtà parallela, magari riuscendo anche ad alleviare le pene dei miei lettori, introducendoli, anche solamente per poche ore, in un contesto nuovo.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questo libro è nato dopo un percorso che ho fatto accanto a persone con disabilità uditiva e che mi ha portato a capire l’importanza di dover vivere alcune situazioni e rendersi conto di come la disabilità, a volte, possa essere la spinta per raggiungere traguardi che crediamo impossibili
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
è un messaggio rivolto a coloro che si trovano in situazioni di disabilità o alle famiglie che vivono, giorno dopo giorno, la disabilità dei loro figli; è un messaggio di amore verso tutti coloro che si trovano in difficoltà.
Quest’ultima non deve essere vissuta come impedimento, ma come spunto di ricerca verso strade alternative.
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccola o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Credo che molti di noi, da piccoli, leggendo e ascoltando storie, abbiamo pensato che sarebbe stato bello saper Scrivere e magari realizzare un romanzo. Per me è stata una sorpresa vedere il mio primo libro sul tavolo e così il secondo; non saprei dire di più! Per ora mi sono solamente divertita tanto e ogni volta che rileggo qualcosa penso: “caspita! Potevo scriverlo meglio!”.
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Sì, la nascita di Giulia. La nascita di un bambino è, per me, in assoluto, l'evento più bello della vita. Le nascite dei miei figli sono state, sicuramente, i momenti più felici della mia vita.
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Sì, l’ho pensato tante volte, soprattutto durante le prime pagine del mio primo romanzo, messe nel cassetto più volte e poi riprese e più volte riscritte. Ma, quando mi sono accorta che aumentavano di numero, è incominciato l’orgoglio di pensare di aver perso tanto tempo per non creare nulla di fatto; quello è stato lo stimolo per terminarlo. Questo libro, invece, non ha subito lo shock del cassetto: è stato sulla scrivania a guardarmi tutte le volte che mi sedevo e mi sussurrava: “prendimi”.
Il suo autore del passato preferito?
La mia autrice preferita è E.J Allibis. e "Unica" è il titolo di uno dei suoi libri che mi è piaciuto di più. L'autrice, con il suo racconto fantasy, è riuscita a convincermi che, davvero, la lettura di un libro può distoglierti dai problemi quotidiani e donarti una pausa di pura serenità.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come ho già detto in altre interviste, non sono tanto a favore dell’audiolibro e non perché non rappresenti un notevole supporto in situazioni particolari di disabilità, ma perché viene a mancare l’interpretazione soggettiva dei personaggi, i quali verrebbero recitati attraverso la voce di un unico interlocutore e non dalle sensazioni del lettore. Certamente rappresenta una nuova risorsa e, come tutte le risorse, se ben collocate, può essere potenzialmente un buon strumento per raccontare nuove storie.