Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Non amo parlare di me. Preferisco raccontarmi attraverso le esperienze di vita altrui che, nella maggior parte dei casi, rispecchiano comunque un cammino esistenziale molto vicino al mio modo di essere e di rappresentarmi.
Provengo da una città importante, storica e impegnativa che si chiama Roma. Per me, questa città è stata ed è ancora oggi fonte di grande ispirazione, in qualsiasi luogo dovessi trovarmi, ad osservarla e a scrivere. Quando sono a Roma mi sento me stessa e “protetta”, come se nessuno, intorno a me, possa farmi del male. È una città che mi emoziona, giorno dopo giorno, e vivendola, anche solo per poco tempo, ti regala tutta la sua grandezza e la magnificenza che la contraddistingue da sempre.
In realtà, l’idea di diventare scrittrice, non l’ho mai avuta. Non ho mai pensato di pubblicare un libro. Soprattutto questo genere di libro (Young adult) e libro-progetto. Probabilmente non ero ancora pronta per farlo. Oggi, lo sono. Il tempo mi ha dato consiglio e pazienza.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Il momento preciso che dedico alla scrittura non può essere definito, anche se a volte, preferisco la notte. Ma ogni momento è buono. Una situazione, un dialogo con le persone, una relazione, un’osservazione delle cose, un pensiero, un’idea, una riflessione, un fatto accaduto, possono nascere all’improvviso, o concretizzarsi l’indomani. Un po’ come nascono la maggior parte delle canzoni dei cantautori che conosciamo.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi piace leggere i libri di Alessandro Baricco. Tra i tanti, potrei citare “Seta”, “Castelli di rabbia”, “Oceano, Mare”, “Senza sangue”. Al momento, non ho molto tempo da dedicare alla lettura. Mi concentro soprattutto sui miei libri di studio relativi alla mia formazione professionale.
Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata per necessità. Un bisogno di condivisione con gli altri. Ci spendiamo molto “a parole”. Ma un libro è destinato a rimanere. Può essere archiviato, o dimenticato, ma se ben custodito, tornerà ad essere utile a qualcun altro che, a sua volta, ne avrà cura. Un processo di tramandamento. Nel mio caso, “Le Emozioni La chiave di Volta”, nasce come libro-progetto ed ha una sua identità precisa; una sua corposità. Al suo interno, c’è una richiesta di “aiuto reciproco” per essere completato, dal lettore (giovane, adulto), il quale dovrà sentirselo suo, per poi auspicare ad una sua eventuale divulgazione (anche in forma anonima), attraverso la collaborazione dell’autore. Lo scopo è quello di concludere il libro, con un lavoro di squadra, multi-professionale (Scuole, Licei, Istituti, Case-famiglia, Associazioni sportive e sociali, Fondazioni ecc.). Questo non esclude un impegno da parte del singolo individuo che vuole semplicemente sperimentare, e successivamente divulgare. È il libro che parla. I lettori sono liberi di decidere cosa farne. Il bello viene dopo. Dopo, perché il libro rimarrà in vita, e raccoglierà in sé emozioni e frammenti di vita altrui.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale nel quale vivo e ho vissuto ha influito sicuramente al 90%. È molto importante conoscere bene da dove vieni e quali “bagagli”, leggeri o pesanti ti porti ancora addosso, o se, lungo la via, li hai abbandonati.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è perlopiù raccontare la realtà, ma non esclude il fatto che la si possa evadere. La scrittura può portarti in una dimensione superiore o inferiore, allo stesso tempo.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In ciò che ho scritto c’è molto di me, di lei, di lui e di tanti altri/altre messi insieme.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non c’è nessuno che si è rivelato particolarmente fondamentale nella mia opera. Si sono manifestati tutti/tutte, indistintamente, essenziali. Sono le loro forti emozioni, insieme alle mie, che compongono il libro-progetto. Da studiosa e Consulente della Pedagogia Familiare A.N.PE.F., non potevo che occuparmene, descrivendo alcuni aspetti emozionali e stati d’animo di coloro che hanno saputo aprirsi. Questo non vuole dire che tutto può essere scritto. Anche la privacy è un diritto che deve essere rispettato. Ecco perché in “Le emozioni La chiave di Volta” è solo il lettore che decide se mettersi in gioco, e da solo o in Team.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Nessuno ha mai letto la mia opera, se non i collaboratori della Casa Editrice Book Sprint Edizioni.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Il futuro della scrittura sarà sicuramente l’ebook. L’importante è che si mantengano i diritti d’autore. Ritengo però che non dovremmo mai rinunciare a leggere un libro in formato cartaceo. Le emozioni che la carta trasmette al lettore possono essere surreali, irrazionali o estremamente concrete, oltre a provocare un importante esercizio mentale.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’Audiolibro, un mezzo pratico e “veloce” per ascoltare un libro. Credo che le diverse possibilità di lettura, ascolto e scrittura di un libro, possano essere sicuramente utili a tutti. Ognuno con le proprie esigenze.