Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è terapeutico. È sempre stato la mia ancora di salvezza: capace di sollevarmi anche negli abissi più profondi.
Ho passato momenti difficili, caratterizzati da cattiverie e ingiustizie, ma trascrivere su carta tutto quello che mi tenevo dentro è riuscito ogni volta ad essere come una mano tesa verso di me, pronta a rialzarmi. E spero che le mie parole possano essere d'aiuto per molti, tanto quanto lo sono state per me.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Praticamente tutto. Scrivo di ciò che conosco, di ciò che ho sfiorato con la pelle, di ciò che mi ha assalito e sollevato da terra. Il mio libro è una raccolta di momenti che ho vissuto, che mi hanno lasciato qualcosa e che mi hanno fatto da insegnamento, al suo interno ci sono anche dei suggerimenti su come uscire da situazioni difficili o su come non uscirne, dipende dai punti di vista. Quindi per rispondere alla domanda, questo libro parla di me, mi racconta come niente al mondo ed il modo migliore di imparare a conoscermi è leggerlo.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro mi ha dato consapevolezza su chi sia io e su cosa siano i sentimenti. Mi ha dato la possibilità di prendere coscienza di quello che provavo semplicemente trascrivendolo. A volte abbiamo solo bisogno di mettere in ordine i nostri pensieri per riuscire a comprenderli a pieno e superarli. Questo è significato per me scrivere questo libro: rendermi conto di ciò che provavo e di ciò che sono capace di superare.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stessa per deciderlo tra varie alternative?
In verità è stata piuttosto semplice. L'idea de "La Biblioteca Dei Ricordi" è nata dal semplice fatto che ogni poesia racconta un ricordo, un ricordo che rimarrà sempre impresso nella mia mente come un libro, perché ogni ricordo lascia dietro di sé una storia. E queste tante storie, come libri, sono nella mia mente come una fabbrica di ricordi: una biblioteca di ricordi.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se dovessi scegliere un libro da portare in un'ipotetica isola deserta credo che prenderei con me un libro molto importante, che ha un valore particolarmente sentimentale: Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, il primo libro che ho letto e che mi ha lasciato dentro tanti sentimenti che rappresentarono il primo passo di un viaggio che mi avrebbe portato poi a scrivere per sempre.
Ebook o cartaceo?
Cartaceo. Non ho nulla contro gli Ebook, anzi, è una scelta comoda e innovativa da portarsi sempre con sé. Ma credo che non ci sia nulla come sfiorare le pagine di un libro, odorare il suo profumo e magari sottolineare, usare post-it e creare tantissime cose con la fantasia. Decisamente cartaceo.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Scrivo da sempre. Fin da piccola ho la passione per la musica e il canto, ho iniziato a scrivere le prime "canzoni" a cinque anni e da lì non ho più smesso: le canzoni sono diventate frasi, le frasi poesie, e le poesie in un romanzo (presto). È tutto nato come un qualcosa da tenere per me, e solo per me, non avevo mai fatto leggere a nessuno le cose che scrivevo. Non avrei mai pensato che invece un giorno avrei trovato il coraggio di rendere pubbliche le mie parole, però ho come sentito l'esigenza di portare un messaggio, di lasciare qualcosa di me nella vita degli altri, e così ho deciso che era arrivata l'ora di condividere tutto e man mano ha cominciato a diventare un sogno.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Un aneddoto potrebbe essere la cosa che mi ha motivata appunto a condividere tutto. Ovvero l'approvazione di un mio insegnante nelle mie parole, nel mio modo di raccontare. Nacque tutto con un tema scolastico, ci era stato chiesto di parlare di noi, di esporci nella maniera più assoluta. Ed io lo feci: scrissi di me, e lo feci nel modo più puro e trasparente possibile. Il suo consenso, il suo appoggio: mi hanno dato coraggio, e mi hanno spinta a darmi un'opportunità. Una cosa che poi ho scoperto di sperare da sempre.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Guardare il mio libro prendere forma, essere pubblicato e vedere che qualcuno crede in me e in quello che faccio, come ho detto, è per me, un sogno che diventa realtà, è la dimostrazione che la gente non ha quello che gli capita, ma quello che si merita. È la realizzazione di un obbiettivo, la personalizzazione della fiducia in me stessa. È la prima vera soddisfazione della mia vita.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La mia migliore amica. Lei mi ha sempre supportato, ha sempre creduto in me e in quello che facevo: in ogni cosa non solo nella scrittura. È la persona a cui racconto tutto, senza paura di essere giudicata o indebolita. Siamo lontane, ma allo stesso tempo più vicine che mai. Lei è la mia persona, sa guardare aldilà degli occhi e interpretare i miei sentimenti più di chiunque altro. Probabilmente se non ci fosse stata lei molte cose adesso non avrebbero senso nella mia vita, e quasi sicuramente al momento non esisterebbe un libro di cui parlare, che tra parentesi, parla tanto di lei: di quello che è per me, di quello che mi ha insegnato, della sua essenza e della sua importanza nella mia vita.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia un'opzione all'avanguardia per parlare di una storia.
Credo sia una grande emozione dar voce a certi personaggi. Ma allo stesso tempo penso che perda un po' della sua magia rispetto al cartaceo. Immaginare le voci, i volti, le caratteristiche di ogni personaggio... è per me indescrivibile, e privarmi di ciò toglierebbe un po' della sua essenza al libro stesso e alla storia che si vuole raccontare, lo renderebbe meno personale ecco. E personalmente non è tra le mie scelte.