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12 Apr
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Intervista all'autore - Mirko Borghesi -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Ho sempre pensato che trasferire i propri pensieri su carta sia l'unico modo per avvicinarsi a se stessi e comprendersi meglio, aiutandoci ad elaborare le esperienze passate per meglio affrontare quelle future.
Ogni volta che scrivo, lo faccio sempre usando carta e penna, e solo in un secondo momento riporto tutto al pc. L'utilizzo della penna sulla carta lo sento come un legame diretto verso i propri pensieri, e questo mi aiuta a "svuotare" la mente, a creare un rapporto diretto con me stesso di appagamento e soddisfazione, a prescindere dall'opinione altrui sul mio lavoro.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro, che non è una biografia, ci sono alcuni spunti della mia vita passata. Idee, situazioni, esperienze e delusioni che attraverso metafore sono state rappresentate in aneddoti e avventure vissute dal protagonista del romanzo.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro ha significato per me potermi finalmente liberare di un peso. Sentivo una presenza schiacciante, quasi opprimente dentro la mia testa, che ha trovato sfogo attraverso le parole, facendomi ritrovare la serenità e la leggerezza che mi mancava.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Anche se potrà apparire strano, prima di cominciare a scrivere la prima parola di questo libro, avevo il titolo già ben stampato nella mente. Solo in un secondo momento la storia si è sviluppata attorno ad esso.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In un’ipotetica isola deserta, con me porterei senza alcun dubbio "il giuoco delle perle di vetro" di Hermann Hesse. Il perché della scelta è molto semplice: è un libro che non ci si stanca mai di leggere e rileggere, permette riflessioni su molteplici aspetti narrati, come l'ambiente in cui è sviluppato, la Castalia, o come il menzionato Giuoco, che viene narrato senza mai, sapientemente, spiegarne effettivamente lo svolgimento, le regole e lo sviluppo. Un libro che per quante volte uno lo legga, è sempre come la prima volta.
Uno scrittore con il quale vorrei condividere la mia permanenza su di un’isola deserta, senza dubbio è J.R.R. Tolkien, uno, se non l'unico, maestro della narrativa mitologico-fiabesca. Lessi il Signore degli Anelli la prima volta all'età di 21 anni, e da allora l'ho riletto svariate volte, approfondendo il "suo" mondo con tutti gli altri suoi scritti.
 
Ebook o cartaceo?
Sono una persona legata al passato, e per me l'unico modo di leggere è tramite un libro cartaceo. Da quasi 28 anni mi sono avvicinato alla lettura, e da allora ogni libro letto è presente nella mia "biblioteca personale", e tra essi non compare nessun ebook.
Sono consapevole che i tempi cambiano, e a dispetto delle mie scelte credo che per molti, oltre al fattore economico, sia molto più comodo e pratico possedere i testi in un tablet.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Fino a pochi anni fa non avevo mai pensato di intraprendere questo viaggio (carriera). Ho sempre scritto per dare libero sfogo ai miei pensieri, alle mie emozioni e fantasie. Su assidua insistenza di una persona a me cara ho deciso di provare a fare il grande passo, e pubblicare finalmente la mia prima opera. Nel corso degli anni ho scritto altre cose, che magari un giorno vedranno la luce.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro è nata racchiudendo in esso varie esperienze e pensieri personali. Il cercare di confrontarsi con l'altro sesso in generale ma con le altre persone in particolare. Il non avere paura di esprimersi, confrontarsi e scontrarsi con il mondo che ci circonda. Non vi è un aneddoto in particolare, se non un legame comune che è il viaggio, lo spostarsi sempre, la ricerca del cambiamento dentro e attorno a noi stesi.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Credo sia una delle soddisfazioni più grandi si possa provare, vedere il proprio lavoro, l'impegno e la tenacia profusa nel corso degli anni, messa finalmente nero su bianco.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona a cui ho fatto leggere il mio lavoro, come qualsiasi altro mio lavoro, è la mia compagna. E' sempre stata un occhio attento, vigile e critico su qualsiasi cosa scrivessi, pur rimanendone distaccata senza coinvolgimenti emotivi e sentimentali dovuti al nostro legame.
 
 Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia un’ottima iniziativa, in particolar modo per chi non ha possibilità diverse, per problemi fisici, economici e di comodità e tempo. È un modo come un altro di poter comunque "leggere" libri senza poterlo fare materialment
e.

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