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04 Apr
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Intervista all'autore - Gabriele Tirletti -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Dare sfogo alla fantasia e vivere le emozioni che crea.
Non scrivo con un "piano predefinito", mi emoziona modellare la storia ed i suoi personaggi che riga dopo riga "inciampano" nella storia, o dei personaggi che ne conducono le trame.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutto e nulla, gli unici punti concreti di contatto con la realtà sono i luoghi dove la storia si svolge. Certo poi devo riconoscere che in ogni personaggio c'è un mix di storia vissuta, di storia che si sarebbe voluto vivere, di una storia vissuta da altri, di una storia totalmente di fantasia.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Concretizzare un desiderio, una decisione nata nel momento in cui la mia vita è cambiata radicalmente al termine della fase lavorativa.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
No, nessun combattimento, è nato da se e ne sono felice perché dà risalto al personaggio che, personalmente, ritengo sia centrale nell'emotività del racconto,
Lucia Barnet.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Un libro di Franco Forte, Robert Harris, Simon Scarrow e Valerio Massimo Manfredi . Adoro i libri sulla storia di Roma.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo ma anche ebook.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho mai pensato di intraprendere una "carriera di scrittore", scriverò finché mi piacerà scrivere e raccontare.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Aldilà del desiderio di scrivere in generale, fu una scommessa con me stesso. Avevo davanti a me uno spettacolo meraviglioso, l'estuario del Sado con l'oceano di fronte e mi dissi " Che spettacolo...bisognerebbe scriverci una bella storia, ma tanto non sarei capace di scrivere più di dieci righe...". Ho aperto il computer ed ho scritto, di getto, 26 pagine.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È bello, e ti aiuta a crederci. Ma quando vedi il libro stampato, e non più un file, per la prima volta ti cambia la prospettiva e cominci a pensare al lettore ed a ciò che comporta.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Evoluzione interessante. Chissà se potrò sperimentarla anch'io

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