Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Buongiorno a tutti voi, mi chiamo Linda Ciano e sono nata e cresciuta in un paese dell'Irpinia, Ariano Irpino, tristemente noto per il terremoto del 1980.
Mi piace identificare le mie origini e la mia formazione con la contrada rurale in cui ho trascorso la mia infanzia, la mia adolescenza e la mia giovinezza, prima di partire per il Nord. Destinazione Monza, dove insegno Lettere in un istituto di istruzione secondaria di secondo grado. Se penso al mio passato, non posso prescindere da una connotazione quasi ancestrale, fatta di racconti degli anziani, leggende campestri e giochi all'aria aperta. È il "locus amoneus" che descrivo nel mio libro, che è sempre con me, perché è lo spazio senza tempo in cui ho imparato a diventare grande, tra esperienze, emozioni e sentimenti, sotto lo sguardo discreto e premuroso di figure di riferimento, che sono diventate le mie guide.
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Da insegnante di Lettere, mi trovo spesso nella condizione, non sempre gradita, di selezionare dei testi per i ragazzi, in un tempo in cui, purtroppo, l'amore per la lettura va progressivamente scemando sotto l'imperio della fruizione iconografica immediata e della cultura del "mordi e fuggi". Il mio "imprinting" di lettrice porta il nome di Luigi Pirandello e sono fermamente convinta che i ragazzi debbano innamorarsi della lettura, prima di avvicinarsi alla stessa. Come scrive Annamaria Testa nell'articolo "La fatica di leggere", bisognerebbe educare i nostri bambini e adolescenti all'ascolto della lettura per incuriosirne la conoscenza. Mi capita spesso di leggere dei testi ai miei studenti per avvicinarli ad un microcosmo che va scoperto con piacere e assecondandone i gusti personali. Non esiste un "libro ideale", perché leggere è un viaggio meraviglioso, la cui scelta deve essere soggettiva e non vincolata. E' necessario guidare i nostri ragazzi all'incanto che può essere racchiuso in una storia, per cui il mio consiglio è di “iniziarli" alla bellezza del libro, svelandone i segreti a voce alta, lasciandoli poi liberi di assecondare i loro desideri nella selezione.
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Utilizzo l'e-reader da tempo e senza difficoltà. Esso per me ha rappresentato l'integrazione - non la sostituzione - del "nuovo" con il "vecchio". Onestamente, non sono tra i nostalgici della pagina di carta che emana l'odore della cultura. Nello specifico, ritengo che una lettura-studio sia per me - che non sono una "nativa digitale" - più agevole sul cartaceo per il minor tempo impiegato per sottolineare, evidenziare e appuntare note; per le letture di "intrattenimento", l'e-reader, per la sua naturale attitudine ad essere poco ingombrante, mi consente di portare i miei libri ovunque, avendone sempre la disponibilità immediata. Concludendo, se la lettura resta il punto focale, lo strumento è solo un accessorio che risponde semplicemente a gusti personali.
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Non saprei rispondere in senso assoluto, ma solo facendo riferimento alla mia personale esperienza. Per me la scrittura è sempre stata un'esigenza, un significativo bisogno che, se non soddisfatto, genera frustrazione. Scrivere ha una sua natura dicotomica: la fase della creazione è un colpo di fulmine, è l'incontro frenetico tra le emozioni e le parole che si rincorrono vicendevolmente in un corteggiamento nel quale l'incontro amoroso è spesso difficile e travagliato. Tuttavia, a questo primo atto, sostanzialmente irrazionale, quasi ansioso, subentra poi la riflessione, che si carica di una valenza analitica, ermeneutica, ponderata. Sono due aspetti per me imprescindibili e inscindibili, che rappresentano la complessità dello scrivere, sotto la cui apparente univocità si nascondono differenti livelli di narrazione, pronti a investire la sfera sentimentale e sensoriale, ma anche l'universo della riflessione e dell'interpretazione razionale. E questo nello scrittore come nel lettore.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ero a casa dei miei genitori per Natale e, guardando le vie note del mio paese, ho cominciato a rivivere, come in una pellicola fatta di flashback, la storia della mia vita: i luoghi, i volti, gli odori, i sapori. Ho scritto il libro di getto, ascoltando le canzoni che sentivo da adolescente, che mi hanno aiutata a ricostruire il filo dei ricordi, sciogliendone i nodi e lasciandone l'intrico in alcuni punti, senza l'ansia di ritrovarne tutti i tasselli, ma con l'intento di ringraziare tutti coloro che mi hanno tenuta per mano e che mi hanno fatto diventare, tra pregi e difetti, la donna e l'educatrice che sono oggi. Non ho mai smesso di sorridere scrivendo. Mai.
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il libro è dedicato alle persone che hanno rivestito un ruolo cruciale nella mia crescita, ma anche e soprattutto ai ragazzi. Ai miei studenti innanzitutto, che mi consentono ogni giorno di essere felice, che mi danno sostegno, affetto e riempiono di senso la mia vita. A loro dedico il mio messaggio, che è semplice, palese, ossia comprendere quanto la scuola - quella con la "q" e quella con la "c" - sia fondamentale per imparare a diventare grandi, uomini e donne consapevoli, colti, sicuri e sereni. I nostri ragazzi hanno una grande responsabilità, in quanto detentori e fautori del futuro e l'educazione è uno strumento privilegiato per la loro formazione e per il loro sviluppo culturale, sociale e umano.
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccola o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Non saprei... La scrittura per me è stata una sorta di appendice, talvolta latente, altre volte manifesta, che ha sempre fatto parte di me. È la mia coperta di Linus: mi fa sentire felice e sicura: qualche volta mi nasconde dalle sofferenze del mondo oppure me le mostra con straordinaria crudezza. È una compagna di viaggio, pronta a riordinare i cassetti dei miei pensieri o a creare caos, ma quello bello, che è preludio alla comprensione più profonda. È un'amica, ogni tanto dispettosa o dispotica, che rende migliori le mie giornate, perché dà loro uno scopo e mi aiuta a conoscere me stessa e gli altri con una lente di ingrandimento che mette a nudo le più piccole cose. Ricordo di aver scritto il mio primo racconto, liberamente - e nemmeno troppo - ispirato al film "La storia infinita", in quarta elementare. Da quel momento, sono diventata un'imbrattacarte seriale dei formati più disparati: fogli danzanti, tovaglioli, banchi, libri. Le parole sono il "leitmotiv" della mia vita, sono parte di me.
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Tutti gli episodi che ripercorro nello spazio del mio libro, essendo uno scritto autobiografico, hanno rappresentato per me un momento prezioso, che custodisco gelosamente tra i miei ricordi più cari. Credo che la riscoperta del mio paese, della mia "contrada", della mia famiglia, dei miei ex insegnanti, dei miei amici, in quella notte di dicembre nella quale ho cominciato a scrivere il mio libro, abbia rappresentato una chiave di lettura inedita, maturata con la consapevolezza dell'età adulta. È in quel momento che ho acquisito coscienza di non voler dimenticare con il desiderio di raccontare, con leggerezza, aneddoti che rappresentano un microcosmo culturale e sociale dalle tinte indiscutibilmente contraddittorie ma che inducono al sorriso e possono emozionare.
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, mai. Ho provato piacere nello scriverlo. Credo sia il libro che, tra i miei, ho scritto con maggiore desiderio di farlo. E' stata un'esperienza commovente e divertente al tempo stesso.
Il suo autore del passato preferito?
Il mio autore preferito è anche colui che mi ha avvicinato alla lettura e alla letteratura: Luigi Pirandello. A quattordici anni ho letto per la prima volta "Il fu Mattia Pascal". È stato come se iniziassi a vivere nuovamente; mi ha aperto gli occhi su un mondo sotteso di cui non immaginavo l'esistenza. La sua poetica, complessa e intrigante, è per me fonte di ispirazione continua, in quanto ancora adesso mi aiuta a decodificare i comportamenti sociali e a scoprire le innumerevoli sfumature dell'anima umana.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che l'audiolibro possa implementare una competenza che nella nostra società è bistrattata dal fascino nemmeno tanto sottile del "tutto e subito", ossia la capacità di ascolto. Tuttavia, mi auguro che il libro, sia cartaceo che digitale, permanga nella sua naturale essenza, che è quella di sviluppare abilità differenti, sia nell'ambito diretto della cultura e del pensiero critico che in quello trasversale dell'emozionalità.