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21 Feb
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Intervista all'autore - Luciano Medusa -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere, per me, è organizzare il mio pensiero per comunicarlo agli altri. I fatti, i personaggi e tutto quello che racconto non è altro che la "rappresentazione" di quello in cui credo. Tutto nasce dall'esigenza di comunicare, di dialogare, di incontrarsi e di scontrarsi col lettore. L'esigenza di comunicare mi induce alla semplicità nello scrivere, per arrivare a chiunque, soprattutto a chi non è avvezzo alla lettura. Le emozioni che provo sono molteplici e svariate; dal pianto alla risata, dall'appagamento all' insoddisfazione, comunque, quella che impera su tutte è di estrema catarsi.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Chiunque scrivi un romanzo e sta attento a non raccontarsi fallisce nell'intento. Le storie, i personaggi non possono essere del tutto di fantasia; c'è sempre un qualcosa che ci è veramente capitato o un personaggio che abbiamo realmente incontrato che resta nei nostri ricordi e all'occorrenza viene raccontato. Lo scrittore si frammenta, mettendo un po' di sé in ogni parola del suo racconto. Anche le storie dettate da mera e pura fantasia sono filtrate dall'intelligenza e la sensibilità di chi le racconta. In questo romanzo c'è molto di me, anche se i fatti non sono reali.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho scritto sempre per impiegare il mio tempo in quello che mi dà più soddisfazione. Scrivo un monologo con la speranza che diventi dialogo. Questo è il mio terzo romanzo e tutti e tre sono stati scritti con un unico intento: raccontare agli altri quello che sento, provo e penso, cercando il modo e la forma per essere il più piacevole e interessante possibile, con la speranza di trovare interlocutori (lettori) che pensando, provando e sentendo cose simili o analoghe si possano sentire meno soli. In effetti, quello che provo io leggendo romanzi di altri autori.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo mi è venuto naturale e spontaneo perché contenuto nella storia che racconto. L'idea che tre civette potessero assistermi allontanando da me la sfortuna e preservandomi da altre sciagure, mi è piaciuta subito.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Amo molto il Teatro e quindi mi piacerebbe poter avere sempre a portata di mano le opre dei grandi, da Plauto a Shakespeare, da De Filippo a Pirandello, prediligendo quest'ultimo anche per i suoi racconti e romanzi.
 
Ebook o cartaceo?
La lettura fa bene non solo alla cultura, attiva tante di quelle funzioni cerebrali, tante sensazioni che l’ebook non credo attivi; ne attiverà altre? Vedremo. Ma il libro, quello di carta, quello stampato, con la copertina colorata e le impronte delle nostre mani, penso, sia un’altra cosa.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Posso dire che scrivo da sempre. Frequentavo le medie e, invitato dalla mia professoressa, scrissi un atto unico che aveva come tema il razzismo. Lo rappresentammo nel teatrino scolastico. In seguito ho continuato a scrivere testi per canzoni e ancora dopo musical e commedie. Al romanzo ci sono arrivato sei anni fa. Pubblicato il primo ho visto, dalla vendita, che l'operazione poteva essere ripetuta e l'ho fatto.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nel periodo di lockdown, in un momento di riflessione sulla vita che spesso non è quella che si vorrebbe vivere, ho pensato alle nostre oggettive responsabilità; ai no che non abbiamo detto, ai sì detti senza convinzione, alla rinuncia alla lotta, alla mancanza di sogni e alla perdita di ambizione, quella giovanile, che ci induce a vedere tutto possibile, raggiungibile, invogliandoci ad agire a favore della realizzazione dei sogni.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
La stessa cosa che provo quando vedo, in teatro, una mia commedia rappresentata. La materializzazione dei propri pensieri, la soddisfazione di essere arrivati alla meta, il godimento del successo che si misura ad applausi e a copie vendute. Il raggiungimento di un traguardo che ti impone un altro viaggio.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia figlia. Le è piaciuto e ne abbiamo parlato molto; mi ha consigliato anche qualche modifica. Di seguito lo ha letto mia moglie; si è congratulata, dicendomi che è ben scritto ed è molto scorrevole. Ed in fine, il mio anziano professore di filosofia, che mi ha elogiato per la fervida fantasia.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un’ottima soluzione per chi non può leggere o per chi non ha tempo di farlo. Se la voce narrante riesce a suscitare le stesse emozioni di quando si legge, il rilassamento, la concentrazione, l’immaginazione, l’immedesimazione, allora ben venga.

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