Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nato a Cremona, mi sono trasferito ad Ivrea dopo l'assunzione alla Olivetti, Attualmente pensionato, mi ritengo un padano, o meglio un cremonese dock ed a breve ritornerò nella mia città.
Non c'è stato un momento specifico in cui ho deciso di diventare uno scrittore, anche se io mi stupisco ancora per questa definizione! Ho incominciato a scrivere dei diari giornalieri e ne ho apprezzato l'utilità. Passare a scrivere libri autobiografici e di fantascienza, il passo è stato breve, scoprendo in me una fantasia che mi ha parecchio meravigliato!
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sicuramente le prime ore del mattino, ma quando l'argomento "ti prende" non è più un problema di orari!
Il suo autore contemporaneo preferito?
Pansa purtroppo ci ha lasciato, ma il suo stile asciutto, da giornalista, mi è sempre piaciuto ed ha rappresentato un modello per me.
Perché è nata la sua opera?
C'è molta realtà: il viaggio in Brasile, la difficoltà del ritorno, un viaggio allucinante e molta fantasia: la malattia, la guarigione da parte di un alieno, ma la decisione di scriverlo è quando ho intuito che poteva essere benissimo considerato la continuazione del mio precedente libro: "Uomini e alieni".
la pandemia come segnale forte mandato dagli alieni per far sì che il genere umano rifletta sulla possibilità di intraprendere una strada alternativa a quella attuale.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho lavorato fianco a fianco con i giapponesi ed ho ammirato la loro capacità di "fare" gruppo nell'ambito lavorativo ed ho avuto contatti con la Comunità di Damanhûr . Mi sono quindi appassionato a quello che si può chiamare "processo comunitario", al punto che questo argomento è diventato una costante del mio impegno di scrittore.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose: evadere da questa realtà, per descrivere una realtà alternativa, diversa, che ad oggi sembra una utopia, ma che potrebbe diventare la nuova realtà nel futuro!
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto, forse troppo! Infatti ho deciso di non far leggere i miei libri a persone che mi conoscono! Spero di scrivere qualche libro in cui io sono in disparte, ma non mi riuscirà facile e forse neanche giusto. Io vorrei che le esperienze da me maturate possano servire a che le legge, Ho quindi un atteggiamento molto pedagogico che probabilmente dipende anche dalla mia esperienza di formatore.
In ogni caso i miei libri non sono solo di fantascienza, ovvero la fantascienza è stata un pretesto per lanciare messaggi di altro genere in cui la mia presenza è notevole.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Se non avessi scritto il libro precedente che ho citato prima, non avrei scritto neppure questo, perché c'è una evidente continuità. Lo stesso personaggio- Kenobi- l'alieno che mi ha ospitato sul suo pianeta -Kronos- è nuovamente presente in questo libro, anche perché rappresenta la saggezza e con le sue domande mi fa scoprire un mondo alterativo!
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie, che ne è stata la curatrice!
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non lo so! ma non mi attira particolarmente, forse perché tutta la mia esperienza di studente l'ho passata sottolineando e chiosando libri di carta!
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come sopra, anche perché ho una memoria visiva, per cui il supporto cartaceo
mi risulta indispensabile.