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26 Ott
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Intervista all'autore - Nicoletta Mazzei


1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è una valvola di sfogo, è anche il momento in cui riesco ad esprimermi meglio e le parole mi escono più fluide rispetto a quando parlo a voce con una persona. Per me scrivere è un tornado di emozioni, mi fa stare bene con me stessa e mi rende libera.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Della mia vita in questo libro non c'è assolutamente nulla, il libro parla del mondo di oggi, essere schiavi della guerra civile e familiare. Una società che è andata praticamente in frantumi per colpa dell'egoismo delle persone perché si pensa ancora come il medioevo. Ci sono ancora stereotipi sulla donna, su come vive e chi deve essere, come se non avesse la libertà di essere chi vuole e vivere la vita a modo suo.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Per me questo libro ha significato il cambiamento, magari scrivendo non ho portato grandi risultati, ma spero che chiunque lo legga capisca che il fine che mi ha portato a scrivere è stato quello di una tentata rivoluzione della società. Volevo che il lettore comprendesse il risultato finale che è tutto incentrato sull'amore, sull'amicizia e non sulla guerra e sulla distruzione. Le armi possono solo tagliare e ferire, nient'altro.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
No, il titolo è stato abbastanza semplice, dato che mi viene facile dare un titolo ad un tema, il difficile sta magari nel raccontare alcune vicende perché so che capitano per davvero.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se fossi da sola, su di un'isola deserta vorrei portare con me Paolo Giordano per ricordarmi ogni giorno che anche se ti senti un numero primo, non sarai mai da solo, anche se lui ha scritto il libro come metafora. Due ragazzi completamente diversi sono due numeri primi, che non si sfiorano neanche perché in mezzo c'è un numero pari e quindi si sentono completamente soli, abbandonati dagli altri numeri. Per me è importante sapere che metaforicamente non sono da sola, essendo anch'io un numero primo.
 
6. Ebook o cartaceo?
Per me è indifferente, sono importanti entrambi.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Quando ho iniziato a scrivere facevo la quarta elementare, mi ricordo che la mia maestra di italiano mi chiese di scrivere delle poesie sulle quattro stagioni. Io non sapendo come fare, iniziai a scrivere delle frasi che per me erano pesanti, per descrivere al meglio le quattro stagioni. Non dimenticherò mai una delle sue considerazioni. Da lì iniziai a scrivere tutto ciò che mi passava per la testa, tutte le mie emozioni, tutto quello che sentivo era lì su quelle righe che aspettavano solo di esser lette.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo romanzo nasce da un'idea, nascosta all'interno dei telegiornali. Continuavo a guardare quelle immagini così meschine, così violente e poi, mi fermai a riflettere. <> era all'inizio, perché pensai che una bambina dovesse togliersi dal viso tutti i veli che la opprimevano metaforicamente, ma poi cambiai e decisi di dare questo titolo: perché come il Burka o come l'Hijab è una forma di oppressione, che costringe le donne a nascondersi e a non fare vedere mai il viso per via del rispetto che hanno del Corano e di Allah. Volevo dare un senso a questa cosa scrivendo la storia di questa bambina che voleva essere libera, ma non dando mai le spalle al suo Creatore. Volevo che il significato di Allah fosse, tutto il contrario che sta capitando ancora oggi e che nessuno capisce.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un'emozione indescrivibile, un sogno che per me pensavo di non tirare mai fuori dal cassetto per paura di non piacere. Era per me una continua ansia, un cattivo dire a me stessa che per quanto ci provassi a farlo crescere e maturare, questo sogno non andava mai avanti ed invece sta diventando grande e forte. Sono felice e soddisfatta del mio lavoro.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona in assoluto è stato un mio amico che mi ha aiutato anche a continuarlo, perché con tutte le difficoltà che ho avuto in tre anni che non riuscivo ad andare avanti, mi ha dato man forte e mi ha spinta a scriverlo tutto. Io non lo ringrazierò mai abbastanza per aver creduto in me fino alla fine.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una rivoluzione, per me il cambiamento deve essere considerato una scala che deve essere salita fino in cima. L'audiolibro è importante per le persone che non hanno la possibilità magari di leggere i libri, anche una storia se raccontata in un modo fluido e leggero, il lettore o l'appassionato amerà ascoltare proprio come se stesse leggendo. È importante fare nuove cose perché nella vita devi essere sempre un passo avanti.
 
 
 
 

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