1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono una madre ed una moglie lavoratrice, la mia vita è scandita da tanto lavoro e tanti momenti di riflessione. Sono una persona molto riflessiva, non perché prima di agire rifletta molto, ma perché mi soffermo a riflettere su quasi tutto quello che mi capita e/o quello che vedo e automaticamente penso a come potrei descriverlo scrivendolo. Provengo da un paesino del profondo sud disteso su una pianura in cima ad una collina dalla quale, anche se non lo si riesce a veder, si sente l'odore del mare. Ho deciso di scrivere questo libro, circa tre anni fa.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando posso, il primo mattino, ma quando sono al buio nel mio letto e faccio magari fatica ad addormentarmi, la mia mente viaggia veloce in ogni dove, e quando penso a qualcosa che mi piacerebbe scrivere, accendo l'abat jour, prendo il telefono o il tablet e scrivo subito quei pensieri, poiché sono certa che pur ricondandomeli, il mattino dopo non riuscirei a riportarli con le stesse parole che mi sono venute in mente in quel preciso momento.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Isabel Allende, adoro tutte le sue opere.
4. Perché è nata la sua opera?
Per la necessità di esternare i miei conflitti interiori, i miei dubbbi e le mie paure, forse con la speranza che così facendo sarei riuscita in qualche modo ad esorcizzarle. Inoltre credo anche per i miei sensi di colpa sopraggiunti in seguito alle infinite riflessioni su cosa temo di aver sbagliato a fare o a non fare nella mia "prima" vita, ma soprattutto sugli errori che ho commesso nei confronti di persone che mi sono state molto care. Altro motivo molto importante che mi ha spinto a scrivere, è stata l'esigenza di far provare a far capire a mia figlia, quello che io credo di aver capito molto tardi, perché credo l'aiuterebbe ad affrontare il cammino della sua vita con più calma ed oculatezza. Infine, il desiderio di far conoscere a chi non li conoscesse e tramandare, gli usi ed i costui di un meridione d'Italia, che a causa della sempre più crescente emigrazione verso il nord e anche all'ormai incalzante globalizzazione, temo andrebbero completamente persi.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Penso che il luogo dal quale provengo, abbia in qualche modo forgiato il mio carattere, mentre quello nel quale vivo, ah sicuramente contribuito a smussare i miei angoli più spigolosi, mi ha aperto la mente verso nuovi confini, mi ha resa più libera nei pensieri e nelle azioni. In questa evoluzione del mio carattere però, è stata certamente fondamentale la nascita di mia figlia, la quale è riuscita a farmi vedere orizzonti lontani, là dove io riuscivo a vedere solo confini.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Dipende da cosa si scrive: scrivere una storia di fantasia, credo aiuti a evadere dalla realtà, ma scrivere un racconto autobiografico, sono convinta rappresenti il modo più efficace di raccontarla, anzi ad immergervisi completamente, naturalmente nella misura in cui uno sia disposto a farlo e con quanta onestà intellettuale lo faccia.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Sono convinta ci sia quasi tutto, ho tenuto per me, neanche tanto consapervolmente, la parte più recondita di me, forse perché nonostante sia cresciuta intellettualmente parlando e mi sia amancipata da tutto quello che era la mia vita "precedente", mio malgrado nel mio io più profondo, albergano ancora diversi retaggi mentali e pudori vari, dovuti all'educazione abbastanza severa che mi è stata impartita, benché ai tempi sia riuscita spesso e volentieri, a causa del mio carattere ribelle, a contravvenire agli stessi, senza riuscire però, a rimanere indenne da rimorsi e sensi di colpa vari.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sono due le persone che fondamentalmente mi hanno spinta a scrivere questo libro: mia madre e mia figlia, per le ragioni che ho già spiegato prima.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad una mia cara amica, la quale ero sicura non mi avrebbe né giudicata né condannata, per quello che raccontavo e per come lo raccontavo.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Temo di sì, dico temo perché adoro sentire l'odore delle pagine nuove o vecchie di un buon libro, le prime profumano di novità e mi invogliano a scoprire cosa nacondono; le seconde perché raccontano e tramandano cose e sensazoni altrimenti perdute. Inoltre preferisco il libro cartaceo in quanto mentre leggo riesco quasi a vedere le immagini di cosa questo mi narra, mi immergo così tanto nel racconto fino quasi a vivere in una realtà parallela alla mia. Tutto ciò non mi accade quando raramente mi capita di leggere un ebook.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non mi convince, sentire un racconto non mi aiuta ad entrare nella storia, in quanto credo che la voce narrante, anche solo con il suo tono, in qualche modo dia una sua personale interpretazione alla storia che ascolto. Per tale ragione preferisco leggere personalmente così da poter interpretare io stessa e a modo mio, quello che è scritto sulle pagine di un libro.