1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è la mia professione e la considero un impegno serio da affrontare con precisione e rispetto di precise scadenze. Allo stesso tempo è una grande soddisfazione percepire le proprie idee fiorire durante la stesura e dopo aver terminato la stessa, trascorsi alcuni mesi, torno a leggere quella produzione dell’intelletto e mi sembra un piccolo miracolo. Non ci avevo mai fatto caso con gli articoli del mio blog “La scorribanda legale”.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Direi che Emilia Vinci è il mio alter ego. Un personaggio che mi rispecchia molto ma, come spesso accade con i personaggi immaginari, lei è due passi avanti a me.
Tuttavia i sogni ricorrenti sono un qualcosa di reale su cui ancora oggi mi interrogo. La storia che ho narrato è liberamente ispirata ad una villa esistita realmente.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Nonostante scriva per mestiere, non mi sarei mai immaginata “La villa del mistero” e non perché non mi reputassi in grado di scrivere un thriller, ma perché sono stati dei sogni ricorrenti a indurmi a considerare questa eventualità.
Quindi il mistero è fitto.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Avevo pensato a diverse alternative ma poi non volevo assolutamente discostarmi dalle parole chiave “villa” e “mistero” e quindi ho scartato le altre opzioni. Questi due piccoli satelliti semantici dovrebbero riuscire a far cogliere la fitta trama che lega gli eventi della storia.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
L’anno scorso avrei risposto “manuali di sopravvivenza”, ma oggi avrei un riflesso differente: vi direi che esco da un periodo indaffarato nel quale ho avuto poco tempo per i miei hobby e quindi su un’isola deserta avrei molto tempo a disposizione per rilassarmi e porterei con me “La villa del mistero” per non sentirmi lontano da casa. Ma non mi farei mancare almeno un paio di libri sulle esplorazioni oceaniche.
6. Ebook o cartaceo?
Non riuscirei mai a rinunciare al cartaceo, ma ho una grande e profonda sensibilità verso le tematiche ambientali e quindi auguro all’ebook una crescita esponenziale. Anche se ancora non mi sono messa a tavolino a soppesare l’aggravio ambientale che si lega alla tecnologia utile alla presenza del libro virtuale (industrie, trasporto, pc, tablet, smartphone, connessioni, elettricità) rispetto al libro cartaceo (deforestazione, industria, trasporto).
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Tutto ebbe inizio al secondo anno di scuola media quando il mio compagno di banco Max prese l’abitudine di leggere ogni mio tema di italiano. Era così ristorato da quelle letture che mi consigliò una carriera nel settore editoriale. A distanza di quasi dieci anni ho onorato la sua memoria ed il suo suggerimento dedicandogli il libro “Theatrum mundi. Sbarco sulla Luna” che riporta l’aneddoto adolescenziale.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
I miei romanzi sembrano trarre una fonte di ispirazione dal balcone di casa mia, quando lascio andare lo sguardo senza una precisa aspettativa. La villa, anzi, lo spettro di quella che un tempo doveva essere una bella villa, esiste realmente. L’aura di mistero che l’avvolge è forse più soggettiva. I sogni ricorrenti riguardanti le vicende di quella residenza abbandonata sono invece reali e personali. Si direbbe davvero che possa esserci una connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti e che scienziati di ogni epoca hanno cercato di individuare una modalità di contatto stabile e costante.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Poiché sono una persona molto umile e sempre intenta a migliorare, resto quasi incredula nel vedere che sono riuscita a produrre un bel lavoro. Lo rileggo a distanza di qualche tempo in modo che si attui una specie di distacco tra autore e opera. È una sensazione molto appagante. L’unico inconveniente è che in ogni opera devo cercare di fare ancora meglio rispetto alla precedente. Gli standard vanno reimpostati.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Da amante di thriller quale è, ho fatto dono a mia madre dell’emozione della lettura di un inedito. Pare che le sia piaciuto particolarmente. Inoltre il fatto che l’intreccio sia liberamente ispirato ad una villa reale che anche lei conosce, ha destato non poca curiosità.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Considero l’audiolibro un valido ausilio in caso di disabilità, ma anche e soprattutto per chiunque sia un autodidatta e voglia perfezionarsi nell’apprendimento di una nuova lingua oppure desideri migliorare la propria dizione.