1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Mariene Bello sono nata a Cuba specificamente nella provincia di Santa Clara, in un piccolo paese presso Corralillo, i miei nonni paterni avevano la campagna, coltivavano la canna da zucchero. Io sono cresciuta con le palme, con i cavalli e i sentieri dove camminavo fino alla età di 12 anni.
Dopo il liceo sono andata a studiare alla Avana e li ho iniziato a lavorare presso una agenzia di turismo. Mi sono trasferita in Italia ventidue anni fa, qui ho scoperto un altro mondo, molto diverso da dove provenivo, non soltanto per le sue meraviglie culturali, storiche, culinarie, ma anche per la sua gente che è molto simile alla mia cioè ai latinoamericani. Nel tempo mi sono inserita piano con molta difficoltà perché già nel mero fatto di essere straniera sempre ha creato diffidenza in molti. Vivo in un piccolo paese nella provincia di Rieti è un luogo meraviglioso con una architettura medioevale, molto tranquillo e ce una grande bellezza naturale. Il paesaggio in Italia è stupendo, qui si vive le quattro stagioni che sbocciano come la primavera, cosa che non avevo vissuto mai. Amo l'Italia perché qui ho formato una famiglia, ho studiato mi sono laureata in Studi linguistici e filologici e dopo ho conseguito una laurea magistrale in Linguistica e siccome il lavoro è così difficile ho presso un'altra laurea magistrale in Filologia moderna presso L'università La Sapienza, cosa che ne vado molto fiera. Sono insegnante di lingua e letteratura spagnola, è membro del comitato di esame per il diploma di spagnolo come lingua straniera (DELE). Purtroppo ho molta difficoltà a trovare lavoro, il fatto di essere straniera pur se ho una doppia cittadinanza, non importa a nessuno e nemmeno se sono laureata. Comunque l'essere umano si deve coltivare sempre, non importa dove si trovi, la cultura e la conoscenza fa di noi migliore persone e ci fa capire meglio il mondo e gli altri.
Da quando avevo 12 anni ho iniziato a dilettarmi con la scrittura, ricordo che mi appoggiavo sopra il letto davanti alla mia finestra è li scrivevo, soprattutto erano riflessioni, stati d'animo e molte volte anche qualche racconto. Mi sentivo felice al farlo e soprattutto quando prendevo un libro e leggevo una poesia. Leggevo Dulce Maria Loynaz, Carilda Oliver, Neruda, Benedetti, Julian del Casal, Sor Juana Inés de la Cruz, e molti altri. Leggere mi trasmetteva felicità, e non avevo bisogno di niente altro. Anche oggi è lo stesso, questo senso di felicità mi arriva, forse in quelli anni era di più.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
In realtà scrivo soprattutto di pomeriggio a volte nella notte, mi sveglio e non ho sonno e prendo il mio quaderno dove scrivo le mie poesie. Mi piace scrivere di qualsiasi tema, non ho uno in specifico perché la poesia è dappertutto. Ho molta fantasia cosa che è importante per uno scrittore.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi piace molto Ada Negri, perché le sue poesie parlano della vita comune, della condizione delle donne, delle classi sociali più umili, anche del rapporto natura-anima che è presente nelle sue poesie. Inoltre mi piace molto Alda Merini, Amelia Rosselli e non può mancare Dante, Petrarca e Boccaccio.
Anche Pirandello, scrittore siciliano che ho scoperto quando studiavo Filologia moderna. Mi piacciono le sue opere perché sono attuali, dove troviamo un mondo nel quale l’uomo non può veramente mai essere sé stesso perché non c’è un sé stesso, non c’è un solo io, ma tante forme e maschere in cui l’uomo è imprigionato.
4. Perché è nata la sua opera?
La mia raccolta di poesie è una retrospettiva, nata circa 30 anni fa, chi legge si rende conto della differenza fra le poesie scritte oggi e quelle scritte nel passato.
I temi sono molto vari, parlo della vita dell'amore, del dolore, della famiglia, dei sogni, delle fantasie, dei ricordi. Nelle poesie scritte in Italia parlo della lingua italiana, dell'inverno, della vendemmia, dei miei cani, dell'olio d'oliva, della caccia, dell'amicizia, dell'amore, della famiglia e anche del luogo dove sono nata.
Ho voluto far sì che la raccolta fosse tutta insieme senza differenziare cioè le poesie scritte trent'anni fa e quelle scritte oggi, sono tutte parte delle mie vivenze, fantasie, ricordi e stati d'animo.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Credo che il contesto è molto importante perché è parte del nostro vissuto.
Come sono nata a Cuba è sempre un paese dove le condizioni economiche non si assomigliano a quelle italiane- europee, questo ha fatto si che le diffidenze fossero in più. Comunque incontrare una nuova cultura, una nuova lingua, nuove tradizioni è molto bello. Il fatto è nella diffidenza, inoltre il giudizio di molti che vedono lo straniero come mano d'opera, non come persone capaci di fare tutto quello che vogliono nell'ambito culturale e intellettuale. Come persone straniere siamo capaci di svolgere qualsiasi lavoro, inoltre la cultura è molto importante. Sono due cose, lavoro e cultura che non si devono separare. L'uomo ha bisogno di cultura che è la conoscenza ed è questo che ci accompagnerà sempre.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me scrivere è un bisogno, mi sento molto felice quando scrivo.
Infatti vorrei che le mie poesie possano insegnare l'importanza che ha la nostra identità perché il luogo dove siamo nati e cresciuti sarà sempre parte della nostra vita. Anche segnalare le difficoltà e diffidenze che uno straniero soffre quando si trova lontano dalla propria patria. Lasciare la propria terra di nascita è lasciare una parte di vita. Arrivare in terra straniera è sentirsi come un esiliato senza miraggio e senza speranza. Nessuno ti capisce, nessuno si fida di te e tutti vorrebbero approfittare della tua innocenza; ti senti così. Credo che qualsiasi straniero vive questo stato d'animo. Da piccoli ci insegnano il rispetto, prima per noi e dopo per gli altri ed è questo secondo me, il pregio più grande di una persona. I principi, i valori formano il carattere e questo rimane in noi. Oggi si sono persi i buoni principi, il rispetto i valori, un po' che devono trovare la strada. Lo straniero lo risente di più. Il mio messaggio è capire sempre gli altri, agire e comportarsi come umani. Non importa che la persona sia italiano, straniero, bianco, nero, giallo, gay, ricco, povero, perché prima di tutto è un essere umano che ha bisogno di rispetto.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Una parte delle mie poesie sono tradotte perché erano scritte in lingua spagnola, questa parte è una retrospettiva. In loro si parla della vita, dell'amore, dei desideri, si parla anche della famiglia e del luogo dove sono nata. Tutto avvolto di molta fantasia.
L'altra parte è scritta in Italia, i miei anni in questa terra e le sue quattro stagioni.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, mia madre, mio marito, l'Italia e la sua cultura insieme alle mie esperienze e a tutto quello che vivo. Inoltre la voglia di scrivere sempre e di far conoscere la poesia scritta da una italocubana.
Il mio amore per la scrittura, per la poesia, per i vocabolari e per l'arte in generale. Penso che poeti si nasce è qualcosa che porti nelle viscere, nell'animo e nel cuore e che vorresti fare sempre. Scrivere poesie è come godersi l'alba e svegliarsi nelle mani dell'amore. E tutto può ed è oggetto di poesia.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
No, a nessuno, io ho scritto e dopo ho inviato il manoscritto alla casa editrice. In realtà era il mio sogno da quando ero bambina, poter pubblicar un libro, il primo perché ho pronta un'altra raccolta. Ho tradotto le mie poesie e le altre che avevo scritto in Italia e ho inviato il manoscritto. Per fortuna ho trovato la Casa Editoriale BookSprint e ne sono molto lieta, inoltre per l'ottimo lavoro, la pazienza e cordialità che mi hanno dispensato sempre.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook è molto pratico e comodo. Molti lo preferiscono perché possono avere tutta la loro biblioteca virtuale lì. Io preferisco il cartaceo è un privilegio averlo, sentire il profumo della carta è meraviglioso. Spero che avrà sempre dei sostenitori in modo da non scomparire per sempre.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente preferisco leggere con i miei occhi, non ascoltare.
È uno strumento molto valido per i non vedenti, anche molto eccezionale per ascoltare un libro.
Per molti ascoltare invece di leggere è molto comodo, ma questo è idiosincratico.