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BookSprint Edizioni Blog

29 Mar
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Intervista all'autore - Marco Villani

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è sicuramente una grande valvola di sfogo, e lo è per tutti. Personalmente però quando scrivo sento una grande responsabilità; sono ben consapevole di come i miei lettori possano prestare grande attenzione alle parole che scrivo, e come molti possano farsi influenzare. Il compito di noi scrittori è quello di informare e formare chi ci legge e siamo impegnati moralmente a farlo nel modo più corretto possibile. Per molte persone lì fuori leggere è una passione indescrivibile, noi dobbiamo rispettarla ed onorarla garantendo una qualità impeccabile dei nostri scritti.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Moltissimo. Ed era proprio uno dei principali stimoli che mi hanno permesso di dare vita al mio libro quello di poter raccontare le mie storie celandole attraverso degli espedienti, e magari utilizzandole anche per dare dei consigli al lettore. Solo chi mi conosce bene riuscirà ad individuarle però, in questa caratteristica camaleontica sono stato abbastanza abile.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Considerato il periodo in cui l'ho scritta, ossia quello in cui abbiamo iniziato a fare i conti con la nuova pandemia, scrivere "Il Dio del Pallone" mi ha garantito la migliore evasione da tutto quel dramma che ci siamo trovati costretti a vivere; e credo che un po' di quella sofferenza si riesca a percepire anche in alcune pagine del libro.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata probabilmente la cosa più facile da decidere. Una volta appreso bene in mente quale sarebbe stato il vero contenuto del libro non ci ho dovuto pensare più di qualche secondo; ma il motivo è molto semplice: il "Dio del Pallone" ha sempre vissuto in me, solo che me ne sono reso conto solo da poco.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
"L'apologia di Socrate" o qualunque altro dialogo platonico. Può sembrare una scelta incomprensibile ma in realtà rispecchia una delle tante certezze che il percorso di studi che sto facendo mi ha dato: la chiave per vivere la vita giusta, serena, retta che tanti cercano si può trovare in realtà nei grandi classici. I greci lo avevano capito tanto tempo fa come si faceva a vivere, col tempo poi lo abbiamo un po' perso, ma spesso le cose si risolvono con quello che già abbiamo senza troppi sforzi.
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo tutta la vita. Per quanto abbia avuto la possibilità di riscontrare la comodità del formato digitale Ebook sono sicuro che il prendere appunti, lo sfogliare le pagine e il sentirne l'odore possa garantire al lettore un'esperienza decisamente migliore e a 360 gradi. Sono comunque sicuro che con il passare degli anni le nuove generazioni perderanno queste esigenze materialistiche e sanciranno la definitiva consacrazione dell'Ebook.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho deciso di farlo solo perché mi sono reso conto che era la cosa che mi riusciva meglio, quando poi ho compreso che senza scrivere non potevo proprio starci non ho avuto più dubbi. Avendo inoltre ben chiara la frase "trova ciò che ti piace, fanne il tuo lavoro e non lavorerai neppure un giorno della tua vita" ho capito che la carriera di scrittore sarebbe stata la cosa più adatta a me, vista anche la mia pigrizia congenita.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nasce dalla voglia di far capire alle persone che le cose spesso sono un poco più complicate di quello che credono, ma non mi invento nulla; Plauto ce lo ha spiegato più di 2000 anni fa riferendosi ai rapporti inter-personali, ma siamo lì. Di aneddoti ce ne sarebbero molti, ma la cosa che ricordo con più emozione sono le notti passate felicemente insonne a lavorare alla mia opera, spesso con i miei amici Davide e Pierpaolo a farmi compagnia. Sono ricordi che non dimenticherò mai, ne sono certo.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un'emozione davvero indescrivibile; soprattutto se si fa un percorso come il mio, iniziato per gioco, sembra veramente di vivere un sogno. L'idea che delle persone possano leggere (condividendole o meno) le mie parole è un qualcosa di semplicemente sensazionale.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il mio amico Davide è stata la prima persona in assoluto a leggere la bozza iniziale, che peraltro sono sicuro abbia ancora a casa. In particolare voglio dire che proprio lui e un altro mio amico, Pierpaolo, mi hanno aiutato durante tutta la stesura e la progettazione dell'opera dandomi sempre i giusti consigli. In generale però sono stati tutti di un'importanza fondamentale per la nascita del mio libro: partendo dalla mia famiglia fino ad arrivare ai ragazzi di BookSprint che mi sono stati sempre affianco in ogni mio dubbio o perplessità.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È uno dei tanti modi per non rinunciare alla passione della lettura pur non avendo più il tempo di leggere un libro. Sinceramente non sono fondamentalista, se troviamo un modo per sponsorizzare la cultura e permettere a tutti di coltivarla, ben venga. E questo vale anche per gli Ebook.
 
 
 
 
 

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