1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono quel che si definisce una vecchia signora, pericolosamente vicina agli ottant’anni che per oltre cinquanta della sua vita è stata in giro per il mondo a seguito di un marito dirigente per importanti multinazionali. Vengo dal lago Maggiore ed il mio lago mi è sempre rimasto nel cuore. Non ho mai deciso di diventare scrittrice, semplicemente ho iniziato a scrivere per tenermi compagnia in paesi di cui non conoscevo la lingua, non esisteva la televisione, era pure difficile avere un telefono e avevo esaurito la mia scorta di libri da leggere. Scrivere mi era facile, la fantasia non mancava, mi inventavo storie per tenermi compagnia.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c’è un momento particolare in cui mi metto a scrivere, a volte mi vengono idee, allora butto giù dove mi capita (ho scritto frasi sui tovaglioli di carta di molti ristoranti).
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore preferito, ho un genere preferito, mi piacciono i gialli, per il resto leggo di tutto, passo tranquillamente da Bruno Vespa a Emma La Spina, da Elena Ferrante a Stefania Audi e avanti così.
4. Perché è nata la sua opera?
Questo è un libro che è nato in un momento particolare della mia vita. Eravamo in Algeria ed il paese stava uscendo con fatica da dieci anni di feroce terrorismo, avevo iniziato a scriverlo (a mano) durante il periodo del coprifuoco. In un momento così crudele avevo bisogno di immergermi, a volte, in un mondo dove amore e libertà fossero una situazione naturale. C’era un’altra donna italiana, in quel periodo, ed io scrivevo anche per lei, poi la situazione cominciò a migliorare e lentamente e con cautela cominciarono a ritornare le famiglie, girò la voce che scrivevo e si materializzò una situazione abbastanza strana, invitavano a cena mio marito e me perché io avessi tempo di scrivere al pomeriggio e poi portassi i miei fogli da leggere. Si era creato un mio micro fan club.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
N/A.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi. Sia questo libro che gli altri, quelli finiti che quello che ho attualmente in cantiere, sono frutto di immaginazione, ma molto legati ad esperienze personali avute nei miei molteplici viaggi e lunghi soggiorni in paesi stranieri. Scrivere, anche cose reali, mi aiuta ad evadere e pensare che sto viaggiando, anche in questo periodo di lockdown.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In ciò che scrivo ci sono i luoghi in cui sono stata ed alcune emozioni che ho vissuto.
La donna nel deserto sono io con tutte le emozioni che il deserto mi suscita, c’è il mio amore per quella strana e complessa città che è Algeri.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Fondamentale è stato quel gruppo di amiche che la sera aspettava con ansia quei fogli che evadere dalla difficile realtà che le circondava.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A tutte le amiche che erano con me in Algeria in quel periodo.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Anche se preferisco decisamente il libro stampato, mi piace toccarne le pagine, tenerlo in mano, credo molto nell’ebook, anche per una questione di spazio, io non so più dove mettere i libri! Ho qualche perplessità riguardo all’audiolibro.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
N/A.