1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Dare voce ai pensieri nascosti, liberare le emozioni, perdersi e ritrovarsi attraverso un tempo senza fine che scorre libero mentre scrivo.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Parte è reale, lo spunto è stata l’esperienza di vita vissuta, una caduta di mia figlia con grave (apparente) danno cerebrale.
Parte è ricordo romanzato che si mischia a riflessioni sul vivere e al condurre in modo scontato e spesso inconsapevole la propria vita.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Esorcizzare il dolore, guardarlo e trasformarlo in qualcosa di tangibile e pieno di luce.
Un viaggio dentro il nostro, il mio vivere, spesso inconsapevole e poco Capace di apprezzare ciò che troppo spesso diamo per scontato o non “VEDIAMO”.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Semplice ... era ciò che pensavo. Se fosse accaduto l’irreparabile, cosa sarebbe stato della mia vita è chi sarei diventata io?
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
La profezia della Curandera,- Herman Huarache Mamani, “Vivere Amare Capirsi” di Leo Biscaglia, Seta di Baricco, Donne che corrono con i lupi di Clarissa Pinkola Estes.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo per sottolineare e leggere fra le candele e vino rosso, e book per viaggio e kindle.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Scrittore? Non mi ci sento, ma scrivendo questo romanzo ho capito che amo perdermi fra le parole e imprimerle su carta, rileggerle, e nel farlo dare voce a riflessioni e a pezzi di me.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Passato il terrore, ho sentito il bisogno di imprimerlo dentro me per far emergere con consapevolezza la gratitudine per la vita, e la consapevolezza ora forte della sua reale impermanenza, del nostro sentirci troppo spesso immortali ma invece fragili se pur capaci di inaspettata forza. Siamo niente senza una mente in grado di “vedere” ed evolversi...
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un’emozione catartica, lasci un segno, ovunque lo porti il vento…
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il padre dei miei figli.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Utile, comoda, utilizzabile in ogni momento e luogo, ma pur essendo all’avanguardia, meno poetica del cartaceo.