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06 Feb
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Intervista all'autore - Ester Cammarata

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Che dire mi chiamo Cammarata Esther. Ho 47 anni. Faccio la cassiera all'Esselunga e sogno da sempre di fare quello che sto facendo adesso: creare e condividere con gli altri un po' del mio mondo interiore, non mi ritengo una persona né speciale né importante ma diversa una persona che vive il mondo con intensità baso ogni scelta e ogni decisione sui sentimenti, sulle emozioni, sul cuore e sull'amore.
L'empatia è il mio metro di giudizio. Sono single da sempre un po' per scelta un po' no, ho riversato tutto l'amore che provo sui miei piccoli bambini pelosi, trovo che gli animali diano molto di più delle persone ma sono sempre speranzosa. Nonostante una leggera dose di cinismo sono ancora un inguaribile ottimista. E questo lo si capisce da quello che scrivo. Sogno un futuro molto più simile al passato che non ha quello che viviamo oggigiorno, mi rendo conto che questa è più un'utopia che è una realtà. Ma che male c'è a sognare.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Beh a questa domanda è complicato rispondere approfitto dei pochi momenti di calma tra un cliente e l'altro, quando sono seduta alla cassa scrivo in pausa pranzo e di notte metto la sveglia per avere più tempo da dedicare alla scrittura. Scrivo quando posso, scrivo anche nella testa mentre servo i clienti. Grazie a un'applicazione vocale scrivo anche di notte mentre sto per addormentarmi, con gli occhi chiusi, la luce spenta l'applicazione registra. Lo parlo immaginando e costruendo parti delle mie storie.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ho un amore incondizionato per Stephen King, da sempre ho letto e riletto i suoi libri fino allo sfinimento, il migliore che abbia scritto secondo me è It. Lui è lo scrittore da cui prendo ispirazione cerco di seguire umilmente le sue linee guida come spero si possa intuire da quello che scrivo.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Perché ne sentivo il bisogno. È come una valvola di sfogo per me scrivere. Ho iniziato con parole in libertà, già da ragazzina scrivevo a volte i miei pensieri, a volte i miei sentimenti, alle volte solo frasi che mi passavano nella mente. Non ho mai scritto un diario vero e proprio. L'importante per me era poter esternare i miei sentimenti visto che a parole non ci sono mai riuscita. Ma scrivevo soprattutto nei miei molteplici periodi negativi. Con il trascorrere del tempo ho cominciato a buttare giù qualcosa che assomigliava molto di più a poesie, che non a prosa vera e propria, ma con nel cuore sempre il grande desiderio di riuscire a scrivere un libro, una storia che avesse un inizio e una fine da poter condividere con gli altri. Ho provato e riprovato per anni ma non ci sono mai riuscita fino ad oggi.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Devo confessare di essere una persona molto più che particolare. Io non amo il mondo in cui viviamo, io non ho la televisione, non ho tavoli e sedie, vivo al buio. Tengo sempre la luce spenta, le tapparelle abbassate. La semioscurità mi si addice, leggo, scrivo, gioco con un solitario che stimoli la mia mente e cerco di dimenticare il mondo che c'è al di fuori della mia casa. Ho conosciuto la lettura tramite una collana di romanzetti rosa che mi ha passato mia madre e poi sono passata a Stephen King, Patricia Cornwell, John Grisham, Italo Calvino, Agatha Christie e non mi sono più fermata. Quindi non saprei cosa abbia influenzato di più il mio modo di scrivere.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo di aver già risposto a questa domanda con la risposta precedente, però è così, per me è una valvola di sfogo, un’azione profonda da una realtà che trovo assolutamente discutibile.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Quando ero ragazzina vidi una serie di film ambientata in Italia al tempo della guerra Don Camillo e Peppone, un mondo magico, certo bersagliato dalla guerra e ricco di privazioni, ma con una magia nello spirito umano di cui adesso io sento fortemente la mancanza. Il vicino di casa che aiuta l'altro vicino, l'altruismo, la solidarietà, il cameratismo tutte cose che oggi non sento presenti nella nostra realtà quotidiana, al contrario i miei libri ne sono ricchi.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non saprei come rispondere a questa domanda sono orgogliosa di poter testimoniare che ho fatto tutto da sola, ma senza il sostegno e la pazienza dei miei colleghi di lavoro non penso che lo avrei mai finito.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
All'Esselunga dove lavoro ci sono state due colleghe a cui ho fatto leggere il libro per prime, entrambe mi hanno aiutato in modi differenti.
L'Ilaria mi ha aiutato con le correzioni, la sistemazione dei periodi e la stesura.
L'Ilenia ha ascoltato le mie paranoie, i miei dubbi, le mie teorie e le mie idee stravaganti, dandomi consigli sul carattere, sui dettagli, sui posti e le situazioni. Sono sicura che certe volte avrebbe volentieri fatto qualcos'altro, ma è sempre rimasta lì, mi ha sempre ascoltato, sempre sorridendomi, dandomi consigli, rassicurandomi. Ecco sono loro le prime due persone a cui ho fatto leggere il mio romanzo.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Purtroppo sì e dico purtroppo con un grande dolore nel cuore, perché secondo me un libro per chiamarsi così deve poter essere toccato, odorato e vissuto.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per rispondere a questa domanda vi racconto un aneddoto come credo chiunque ormai al mondo. Ho letto Harry Potter e me ne sono innamorata l'ho letto e riletto l'intera collana. Quando ho scoperto che esisteva audiolibro ho voluto sperimentare l'emozione di sentire nelle orecchie qualcuno che me ne raccontava la storia e così ho provato l'audio libro. L'ho trovato emozionante ma soltanto perché lo avevo già letto trovo che sia un'opzione, una scelta aggiuntiva. Ma, come ho già detto, il libro è il libro solo se stampato su carta.
 
 
 
 
 

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