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13 Nov
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Intervista all'autore - Isaia Prandini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono Isaia Prandini, nato a Seriate (Bg), il 13 febbraio 2003. Sono uno studente del liceo "San Bernardino" di Chiari (Bs) e frequento il liceo delle scienze umane. Gioco a calcio nella Giana Erminio, una squadra di Milano. Sono fan di Ultimo, perché anche lui, come me, ha avuto un passato difficile. Fin da bambino, mi hanno incuriosito e toccato il cuore le favole. Fra i vari sogni che custodisco nel cuore, ho quello di scrivere un libro, con la speranza di un giorno vedere il film di ciò che ho scritto. Da questo sogno nasce la passione per la scrittura e quindi ho deciso di intraprendere la via dello scrittore. Mi è sempre piaciuto scrivere, in particolare le lettere da dedicare alle persone a cui volevo bene.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando ho tempo libero mi rifugio nella mia stanza e abbozzo delle idee che seguirò poi per la stesura del libro. Durante il giorno sono un po’ vincolato dagli impegni come la scuola e il calcio. Arrivata sera, a volte anche nella notte, chiudo le serrande e la porta della mia camera, accendo il computer e la lampada sulla scrivania e inizio a scrivere. Quindi il momento che dedico alla scrittura principalmente è la notte, nel silenzio della notte che mi aiuta a concentrarmi e nell'intimità della mia stanza dove posso essere a tu per tu con il mio cuore.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
L'autore contemporaneo preferito è Alessandro D'Avenia. Lui scrive andando proprio a fondo dell'argomento. E poi tratta nei suoi libri le questioni fondamentali della vita, in particolare dell'amore. Questo mi affascina molto.
 
4. Perché è nata la sua opera?
L'opera è nata da un'esigenza: volevo che un giorno si sapesse tutto ciò che portavo nel cuore. Sentivo l'esigenza, appunto, di descrivere il cuore.
Il libro, inoltre, è nato dal sogno che avevo e che ho nel cassetto: scrivere un libro e da ciò trarre un film. Tutto è iniziato da un pomeriggio in cui ho guardato un film che mi ha fatto piangere, evidentemente mi aveva toccato il punto più profondo del cuore. Da questa bellezza, quella di toccare il cuore, è nato il sogno di provarci anche io.
Per ultimo, volevo scrivere un pezzettino della mia storia.
E lasciare degli spunti, dei messaggi: il valore dei sogni, certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano e il donare la propria vita per chi si ama.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Fin da bambino ho vissuto con la condizione di sentirmi "ultimo", che per me significa mai adatto, senza amici, perdente, con delusioni e illusioni. E nel libro una parte di questo c'è. Inoltre, quello che ho imparato in questi anni di vita è l'amore. E anche questo sentimento è presente in ciò che ho scritto. Quindi credo proprio che la mia condizione sociale abbia influito non poco sulla mia formazione letteraria.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È entrambi perché ho raccontato sia la realtà dei fatti, della vita, sia il valore dei sogni e quindi dell'evasione dalla realtà. La vita, a volte, ci sta stretta e abbiamo il bisogno dentro di noi di evadere dal mondo e per farlo devi sognare.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto quello che ho scritto è stato dettato dal mio cuore. Quindi c'è molto di me nel libro, in particolare nel protagonista, con le sue fragilità, le sue debolezze, i suoi sogni, il suo amore, il suo cuore. Posso dire che in ciò che ho scritto ci sono io.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mi ha dato molta carica lo stupore della gente quando dicevo che stavo scrivendo un libro. Quegli sguardi, quegli occhi, quelle parole delle persone che venivano a conoscenza di quello che stavo facendo mi ha fatto capire che quanto scrivevo era qualcosa di importante. Poi c'è stata una persona che si è rivelata fondamentale: quando stavo per mollare, poiché il sogno sembrava troppo grande, il cantante Niccolò Moriconi in arte Ultimo mi ha dato quella forza di cui avevo bisogno per continuare a crederci. A Ultimo devo tanto, infatti le citazioni iniziali del libro le ho prese dalle sue canzoni. Ed è grazie a lui che ho conosciuto un'amica speciale che mi ha accompagnato durante la stesura dell'opera dandomi tanta forza.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il libro per primo l'hanno letto i miei nonni, o meglio l'ho letto io ad alta voce e loro ascoltavano. Nel libro chi aiuta il protagonista nella sua vita è proprio il nonno. E anche qui rispecchia la mia storia e il mio rapporto con il nonno Mario. Mi ha fatto emozionare quando finito di leggere il libro, mio nonno si è messo a piangere. Ho capito che avevo messo il cuore, l'obiettivo era stato raggiunto. Perché dal giorno zero, il mio obiettivo era ed è quello di toccare il cuore di chi legge il mio romanzo. Non chiedo nient'altro che questo.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non credo. Il bello dei libri è sfogliarli, toccare le pagine, fare anche le cosiddette "orecchie", sentire il profumo della carta...
Penso che il libro sia sempre il libro.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Questo credo che sia una bellissima opportunità. Permette di ascoltare e con la voce di chi legge dare un'atmosfera più accattivante al libro.
 
 
 
 
 

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