1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È una necessità, un giorno senza scrivere mi sembra un giorno perduto. Ho tanti progetti e se non comincio a metterli sulla carta temo di perderli. Poi magari restano solo abbozzi ma devo comunque rendermi conto della loro consistenza. L'emozione che dà lo scrivere penso sia indescrivibile. È un'emozione sottile, come la carezza di un alito di vento in una giornata afosa.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Certamente ci sono tutte le mie idee politiche.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Da tempo avrei voluto scrivere di un personaggio della Resistenza italiana, che aveva partecipato anche alla guerra civile spagnola. Lo conobbi molti anni fa e certamente conoscere la sua vita mi formò moralmente e politicamente. Il romanzo è una sorta di tributo che dovevo alla sua memoria.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata facilissima poiché rappresenta quasi esattamente la storia raccontata.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Il nome della rosa. Ritengo Umberto Eco uno dei massimi scrittori del XX secolo.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo sicuramente. Ma in questo campo penso di essere un sopravvissuto.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Posso dire di aver sempre scritto. Ma i primi racconti mi furono pubblicati negli anni '60 del secolo scorso, quando avevo una trentina d'anni.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
"Saetta" era il nome di battaglia di un eroico partigiano dell'Ottava brigata Garibaldi. Lo conobbi quando avevo 14-15 anni; e rimasi affascinato dai suoi racconti. Aveva viaggiato come esule per mezzo mondo, aveva conosciuto Frida Kalho e Tina Modotti, era stato amico di Dolores Ibarruri (la Pasionaria), aveva combattuto fianco a fianco con Guido Picelli (Il protagonista di "Una città in amore - di Alberto Bevilacqua). Era un uomo straordinario. Un giorno gli chiesi perché non scrivesse un libro sulla sua vita, mi rispose "Scrivilo tu, visto che sai scrivere. E poi, se lo scrivessi io mi sentirei vanitoso".
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un'altra di quelle emozioni indescrivibili. Penso sia la stessa che prova uno scultore guardando la sua opera finita.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie, come sempre.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non lo so... Penso sia un valido aiuto per chi non può leggere. Ma tutto qui.