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18 Ago
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Intervista all'autore - Stefano Bambi

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato e cresciuto a Firenze e sono profondamente innamorato della mia città. Comunque, ho cominciato ad andare all'estero in giovane età e mi piace molto, anche se ritornare a Firenze mi provoca sempre una grande emozione.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Gli adolescenti di oggi sono molto più maturi di quello che eravamo noi alla stessa età.
Consiglierei di leggere "Invito a una decapitazione" di Vladimir Nabokov, che trovo sia estremamente formativo.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Il progresso non si può arrestare, indipendentemente dalla strada che prende.
L'evoluzione fa parte delle cose della vita ed è giusto che faccia il proprio corso.
Personalmente amo i libri di carta e credo, e mi auguro, che non spariranno mai.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura fa parte di me, del mio essere e del mio personale modo di esprimermi, da sempre, come del resto la lettura.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Non ci si alza al mattino e si decide di punto in bianco di scrivere un libro.
Ci sono infiniti momenti di riflessione, domande e risposte che vanno fra il cuore e la testa.
Poi si comincia a metter giù degli appunti e si valuta se è il caso di dargli una forma, più o meno letteraria.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Riflettere.
Non si deve credere incondizionatamente. Non si devono accettare supinamente i dogmi.
I dubbi non nascono in una mente malata, ma scaturiscono naturalmente perché si pensa. È utopia andare alla ricerca della verità, ma è una ricerca che deve essere comunque fatta.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
La scrittura è stata una necessità, fin da piccolo. Il bisogno di mettere giù le storie che mi svolazzavano nella testa, confuse, che avevano bisogno di essere raccolte e ordinate. Scrivendo davo loro una forma e le fissavo, rendendole reali.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
In relazione a questo libro, non ho particolari episodi da ricordare.
Ma mentre scrivevo e riordinavo i capitoli, mi tornava a mente un aneddoto di quando ero in 1ma elementare. Avevo un quaderno nuovo con la copertina nera e nella prima pagina scrissi: Voglio diventare uno scrittore!
Non so che fine abbia fatto quel quaderno.
Adesso sono passati 70 anni.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, una volta iniziato, è stato un impegno che ho assunto con me stesso, anche se non sapevo quale poteva essere il risultato finale.
Mi sono interrotto più volte per rileggere, valutare, leggendo e rileggendo quello che avevo scritto, limando, aggiungendo, cambiando e riconsiderando quello che avevo fatto fin lì, e valutando come era meglio procedere, e ripartire sempre con rinnovata lena.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Sono molti gli autori che ho amato e che ancora oggi amo rileggere.
Ogni autore ha rappresentato un momento evolutivo del mio essere, del mio carattere.
Melville, Kafka, Nabokov, Bukowski, Pavese, Pasolini, per citare i principali.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è uno strumento necessario per i non vedenti.
Il resto è pigrizia.
 
 
 
 
 

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