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08 Ago
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Intervista all'autore - Pietro Carattoli

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La vita oltre a veder scorrere i vari accadimenti, deve lasciare spazio per confrontare i propri pensieri, aspirazioni, comportamenti, desideri, delusioni con le reali situazioni vissute: per fare il punto del grado di soddisfazione o di disagio in cui ci si trova allo scopo di apportare eventuali correzioni.

Lo scrivere per me ha appunto fotografato uno di questi momenti di bilancio e una occasione per indagare sul mio profondo.

 

2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Proprio per questo nei miei scritti è sottesa e nascosta la indagine su me stesso per disegnare i tratti essenziali del mio stato di interazione con gli altri e con le diverse situazioni che mi accadono. È difficile cogliere questo profilo che è certamente del tutto personale in cui si racchiude il vero movens che ha sollecitato e guidato chi ha scritto qualcosa.

Quando leggo qualche libro perciò, oltre al contenuto dell'opera, cerco di scoprire il sottile perché l'autore ha scritto in un modo e non in un altro.
È una analisi di carattere psicanalitico che talvolta mi porta a vedere cose che dalla semplice lettura può sfuggire.

 

3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Nello scrivere "Un diavolo che si chiama Angelo" mi sono confrontato con temi che spesso incontro nella mia professione di avvocato.

Situazioni in teoria censurabili possono talvolta consentire la sopravvivenza di meccanismi altrimenti destinati al fallimento.
Esempi concreti come le arcinote bugie dette per fin di bene o come quelle qui presentate : un tradimento che fa sopportare un ménage domestico disgregato.
Un comportamento ai limiti del lecito (come gli interventi misteriosi di Angelo) che rendono conciliabili situazioni altrimenti conflittuali.
Il tutto con un occhio scettico, irridente, divertito e curioso nell'esaminare le reazioni di ognuno diverse a seconda del proprio tornaconto.
E con il latente presentimento che in ogni accadimento possa sempre accadere prima o poi qualcosa di misterioso o imprevedibile che modifichi le certezze indicate dalla logica.

 

4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo è scaturito naturalmente alla fine della scrittura.


 

5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
L'opera omnia di Freud su cui riflettere in assenza di contaminazioni ad opera di altri.


 

6. Ebook o cartaceo?
Il processo tecnologico è senza dubbio meraviglioso: facilita a una gran massa di lettori l'accostamento al pensiero di altri con costi ridotti e mille altri vantaggi.

Personalmente propendo per il cartaceo perché il fascino di una veste grafica non realizza solo una operazione di marketing ma dispone in modo insostituibile verso il contenuto dell'opera stessa.

 

7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Nei momenti liberi per mettere nero su bianco il grado di conoscenza che avevo di me stesso. Ho iniziato e sempre con maggior frequenza mi trovo a confrontare e sviluppare questa indagine anche se fosse interessante solo per la mia curiosità.


 

8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro, come di altri analoghi, nascono dalla esperienza concreta di casi accaduti nella mia professione nei quali esamino la condotta di personaggi reali o immaginari con comportamenti veri o ipotetici, cercando di scoprire i diversi atteggiamenti mentali di ognuno.


 

9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Curiosità e speranza di aver rappresentato in modo non correggibile ciò che si voleva dire.

Mi è capitato talvolta di constatare che un certo sviluppo avrebbe potuto avere una diversa impostazione: lo scritto è impietoso perché cristallizza il pensiero : occorre perciò diffidare in primo luogo di... se stessi.

 

10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
I miei amici che mi hanno incoraggiato.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una grande risorsa tecnologica. Avrà un futuro di grande risonanza soprattutto per questi tempi frettolosi in cui spazio e tempo non bastano mai. L'audiolibro riduce tempi di consultazione e disponibilità di alloggiamento e disponibilità e si avvantaggia di un supporto suggestivo di una voce che magari da sola può arricchire un testo fragile.


 

 

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