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07 Ago
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Intervista all'autore - Irene Milazzo


1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Empatia. Mi piace ascoltare, credo di avvertire le emozioni di chi si racconta ed in qualche modo prendono vita in me le sensazioni trasmesse, legate alla circostanza. È come se riconoscessi in una sorta di archivio emozionale lo stato d'animo di chi ascolto e lo vivessi a mia volta. La sfida è riuscire a trascriverle...
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto presente. Nella prospettiva della assoluta convinzione che tutti gli esseri viventi siamo connessi in un'unica forma di energia, nel mio romanzo c'è una buona parte di me. Fantasia e creatività completano il racconto, rendendolo più discorsivo. Buona parte è tratta dalla narrazione di vita vissuta di un'anima con la quale ho intessuto una comunicazione personale, intima.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
La realizzazione di un sogno nel cassetto. Ho accettato la sfida con me stessa. Non è stato facile vincere le mie resistenze.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo è fuoriuscito dal testo in maniera spontanea. In fondo la vita di ognuno di noi è strettamente legata a tanti equilibri congiunti con altre esistenze, intersecatisi al momento giusto, nel posto giusto. Ogni cosa che ci succede non è un caso, il disegno della vita ha un suo perché non sempre chiaro e tangibile.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Più di uno. Amo i testi di crescita personale soprattutto dello spirito, al di là delle appartenenze religiose. Potrei dire “Siddharta” di Hermann Hesse, Coelho, Rudolf Steiner, “Mani di luce” di Barbara Ann Brennan... La lista è lunga. Tutti questi testi hanno attirato la mia attenzione al momento in cui ero pronta a ricevere i loro messaggi. Un po' come il maestro, si presenta quando l'allievo è pronto.
 
6. Ebook o cartaceo?
E perché no audiolibro? Amo leggere e mi ritrovo spesso la borsa piena di libri. A seconda delle circostanze tutti i formati vanno bene. Se mi trovassi su di un'isola deserta? Cartaceo fuor di dubbio.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho mai avuto la presunzione di intraprendere la carriera di scrittrice per la quale sono fermamente convinta si debbano avere una buona formazione letteraria e storica. Non ho un percorso culturale di base adeguato e neanche la costanza nel catturare ispirazione da spunti naturalmente disponibili. Vivo il momento, nel qui e ora. Domani non so continuerò né se avrà un seguito.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nasce da una serie di coincidenze e dal mio interesse del mondo onirico. È un universo da sempre narrato, esplorato, interpretato e dal quale è avulsa la soggettività. Il contenuto dei sogni può essere tradotto in simboli, numeri, messaggi, ad ognuno una sua interpretazione. Ciò che credo sia estromesso dalla razionalizzazione del mondo dei sogni è l'artefice del sogno stesso e la realtà che lo circonda. Faccio un esempio banale: sognare di perdere uno o più denti può avere più chiavi di lettura. Se ho mal di denti ed il terrore del dentista un sogno di questo è un sollievo ma se il mio sorriso è una delle cose che più piace di me, la perdita dei denti si traduce in tragedia. Chi ha la passione della smorfia trova un corrispondente numerico, chi è appassionato di simbologia troverà qualche altro messaggio. Personalmente i miei sogni lucidi, prescindendo la simbologia, sono stati profetici nel bene e nel male. Ad esempio, a 24 anni mi trovavo in vacanza all'Isola d'Elba. Avevo un impiego pubblico a tempo indeterminato ed una conseguente sicurezza economica. Non mi sentivo realizzata del tipo di lavoro svolto tanto che avevo intrapreso il percorso universitario per avanzare di carriera. Feci un sogno in cui i miei superiori mi proponevano una promozione ad un ruolo di responsabilità con conseguente miglioramento economico oltre che soddisfazione personale. Lo interpretai come un mio desiderio, come tale lo misi in 'archivio' senza dargli importanza. Al mio rientro a lavoro fui chiamata dal mio Direttore e... arrivò proprio la proposta di lavoro! Questo come tanti altri sogni mi hanno accompagnata nel corso della vita e rappresentato un canale di comunicazione con un universo reale, criptico, affascinante, tutto da scoprire.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Sono madre di due splendidi adolescenti. La sensazione è stata simile alla gestazione, con una differenza: scrivere un libro è un gesto volontario, la maternità è un processo spontaneo. In sintesi: gioia pura.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il mio carissimo amico e mentore prof. Desiderio, amante e studioso della fisica quantistica ed autore a sua volta di diversi libri sull'argomento. Il suo entusiasmo mi ha incoraggiata a credere in ciò che stavo realizzando e portarlo avanti, fino in fondo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Viviamo in un periodo storico in cui la tecnologia è sovrana. La società si evolve e credo che l'audiolibro rappresenti una nuova e innovativa forma di lettura. Una grande lacuna però è rappresentata dall'assenza della corretta interpretazione della punteggiatura, il che non è poca cosa. Ho ascoltato diversi audiolibri, il vantaggio sta nel riuscire a fare più cose contemporaneamente ma è una lettura, a mio sentire, poco empatica.
 
 
 
 
 

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