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31 Lug
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Intervista all'autore - Benedetta Luzzi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Non ho mai deciso di diventare scrittore in realtà.
Il mio è stato un percorso segnato dall'amore per l'arte in tutte le sue forme.
Il liceo classico, insieme alla scoperta del latino e del greco, è stato fondamentale nella mia formazione. Gli anni dell'università sono poi quelli che ricordo con più piacere. Ho imparato tanto. Nella teoria e nel pratico. Quelli sono stati gli anni dei Festival e dei cortometraggi. Stare a contatto con gli attori, organizzare la regia e poi sedersi al tavolo del montaggio mi ha decisamente formato.
Poi è arrivata la Scuola Comics (ho sempre disegnato e scritto fumetti), le regie teatrali e infine la scrittura.
Nella mia famiglia disegnano tutti, si tratta di un dono condiviso.
A mio padre devo l'amore per il cinema e la musica mentre a mia madre quello per la letteratura.
Sostanzialmente vengo da una casa in cui si legge tantissimo e si vedono molti film. Il percorso di studi ha fatto il resto.
Ora cerco di inculcare le stesse cose nei miei figli e per fortuna il maschio (9 anni) disegna tantissimo e la femminuccia (7 anni) vuole diventare una regista di serie televisive. Vediamo che succede.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sicuramente la sera, quando i bambini dormono. Oppure la domenica pomeriggio, insomma nei rari momenti di calma.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore contemporaneo preferito ma semplicemente perché leggo tanto e di tutto. Ho sicuramente un amore sviscerale per il genere distopico.
Ho letto praticamente quasi ogni opera distopica sia stata scritta.
Per il resto quando si tratta di libri non ho pregiudizi o preconcetti.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Devo tutto alla scrittrice Paola Barbato. Ero alla ricerca del seguito di un suo libro (che non riuscivo a trovare da nessuna parte) e ho pensato di provare a contattarla per avere qualche info. Non solo mi ha gentilmente risposto ma è stata lei a farmi conoscere Wattpad, una piattaforma in cui è possibile scrivere le proprie storie e leggere gratuitamente quelle degli altri. Ho iniziato così a scrivere e a coltivare un mio piccolo angolo attraverso i miei personaggi. È stata un'esperienza magnifica, uno spazio stimolante e istruttivo.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo. Come già detto precedentemente nella mia famiglia non si respirava altro e anche adesso nella mia attuale casa la libreria è sicuramente il mobile più grande e ingombrante. Il potere dei libri è inimmaginabile. Ti cambiano, ti aprono la mente. Sono poi fermamente convinta che ci sono delle opere della letteratura italiana e straniera che vanno assolutamente lette nella vita per poter avere una reale e completa formazione della persona.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose credo. Per fortuna sono abbastanza felice della realtà in cui vivo e della vita che mi sono costruita quindi non ho bisogno di evadere. È anche vero però che con la scrittura si crea come una realtà parallela in cui si vive quasi con i propri personaggi. Mi è capitato anche di sentire la loro mancanza dopo la conclusione di un racconto.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non saprei. Non me lo sono mai chiesto.
All'università ho avuto un docente eccezionale di Storia Medievale. È un periodo storico che conosco bene. Questo ha sicuramente influito sulla scelta dell'ambientazione.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, Giovanni Spagnoletti, il mio principale docente all'Università.
Molto di quello che so e che ho imparato lo devo a lui. Per cui questo traguardo di riflesso è ovviamente merito suo.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Oddio, non ricordo.
Credo mio marito.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Spero di no.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È sempre una possibilità.
 
 
 
 
 

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