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01 Giu
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Intervista all'autore - Giuseppe Sbarsi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nato nell'anno 1937 in un piccolo paese ai tempi in provincia di Milano (ora provincia di Lodi), papà casaro in una fattoria. All'età di tre anni mi sono trasferito in un paese vicino e passaggio nell'industria. 1943 papà obbligato dai tedeschi al lavoro coatto in Germania, a casa noi due figli, io di sei anni mia sorella di due e mia madre. Vita grama. Al ritorno mio padre era provato nel fisico e nel morale per quanto patito in Germania. A scuola io il primo della classe. Non ho potuto studiare per mancanza di mezzi, ha fatto lavori anche pesanti, poi la malattia. Cambiato lavoro ove ho potuto anche studiare. Impiego in un'agenzia di assicurazioni fino ad averne una tutta mia. Ho pensato di iniziare a scrivere a fine carriera, ci sono riuscito mentre il figlio è subentrato nella mia attività sostituendomi egregiamente.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
In genere al mattino, ma anche alla sera dopo cena.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Leggo di tutto senza preferenze alcune. Sono appassionato di storia moderna, da dopo la fine della grande guerra fino al termine della seconda ed alla creazione dello stato di Israele, molto colpito dagli orrori delle varie dittature.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per soddisfare il mio grande desiderio di scrivere. Dapprima ho pensato ad un romanzo poi ho deciso per racconti brevi, ma con l'intenzione di dare un messaggio di ottimismo, inserendo qua e là il mio pensiero su svariati temi.
I miei racconti sono: alcuni frutto della mia fantasia, altri ispirati da fatti veri, altri ancora da fatti veri che ho ampliato aggiungendovi del mio, sempre con l'intenzione di dare un messaggio di ottimismo.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
La mia formazione letteraria viene dall'aver letto di tutto, poiché non ho potuto studiare come avrei voluto, cioè fino a laurearmi. Devo dire che per ragioni legate alla professione ho scritto molte relazioni, di norma per descrivere incidenti dei miei clienti, il che mi hanno "allenato" a scrivere.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per essere sincero entrambe, descrivere la realtà o per evasione, sempre con l'intenzione di dare un messaggio positivo.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In qualche racconto episodi autobiografici, in uno (scritto prima di questo) la storia della mia famiglia di lontane origini polacche trasferiti in Italia a metà del secolo diciannovesimo, quattro fratelli tutti casari, i loro discendenti sparsi in Lombardia e Piemonte.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno in particolare, salvo le persone con le quali ho avuto, nel bene o nel male, contatti, che mi hanno dato lo spunto di raccontare alcuni fatti.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla cerchia dei miei parenti, amici e conoscenti, debbo dire che ho accolto le loro impressioni che terrò presenti quando scriverò i prossimi libri.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non credo che il cartaceo sparirà, credo invece che potranno convivere.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Utile sicuramente per i non vedenti, anche qui potrà convivere con, ebook e cartaceo.
 
 
 
 
 

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