1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Dalia Cendamo, sono pugliese e sto frequentando la facoltà di lettere a Foggia. Penso che “diventare” scrittori non sia una scelta, ma un qualcosa che spesso capita per caso. Ho iniziato a mettere su carta emozioni, amori e lacrime, rendendomi conto di trovare uno sfogo e una liberazione attraverso la scrittura.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non esiste, per me, un momento preciso in cui scrivere. La mia scrittura nasce dall’ispirazione che trovo nell’osservazione, i dettagli sono molto importanti. Mi soffermo su quello che mi circonda, rumori, colori, persone, a volte oggetti banali grazie ai quali trovo le ispirazioni più profonde.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Tra gli autori contemporanei scelgo Alessandro Baricco, eccellente nell’espressione e nei contenuti, i suoi scritti poetici e significativi mi piacciono molto. La mia preferenza, però, resta per Baudelaire, il quale avrebbe sicuramente compreso la mia raccolta come io sento di comprendere i suoi “Fiori Malsani”.
4. Perché è nata la sua opera?
Non c’è un motivo o uno scopo che mi sono prefissata mentre scrivevo la raccolta, però probabilmente muove dalla voglia di esprimere le mie emozioni e nella speranza che qualcuno possa comprenderle nonostante la difficoltà che si riscontra leggendola. Penso che ognuno abbia bisogno di far comprendere una parte di se stesso agli altri, io non voglio che sia capito necessariamente quello a cui mi riferisco in ogni singola poesia, quanto l’abbondante dose di sentimenti che si trovano in esse. I sentimenti ci rendono simili.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale nel quale vivo non ha una valenza importante nei confronti della mia opera. Sicuramente sono ispirata da quello che mi circonda se mi emozione e se mi fa immaginare situazioni idilliache.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Su questa domanda si fonda in particolar modo la mia opera.
Nella raccolta ho espresso assolutamente la realtà (proprio perché mi baso sull’osservazione del circostante), però l’ho trasfigurata in qualcosa del tutto surreale. Uso la realtà per evadere da essa stessa.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
È ovvio che esprimendo sensazioni e sentimenti, l’opera rappresenta gran parte di me e dei miei punti di vista.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
L’opera è molto personale e per la mia stesura si sono rivelate importanti diverse cose come ho ribadito più volte. È sempre presente qualcuno o qualcosa che ispira in modo particolare lo scrittore, probabilmente per la vastità dei sentimenti che gli trasmette, come nel mio caso. Secondo me si rivela essere una fortuna il momento in cui “qualcuno” è capace di toccare i tasti sensibili dell’artista e di fargli creare arte. A me è successo.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Sono una persona molto riservata e inizialmente ho fatto leggere la mia opera a poche persone fidate.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sono dell’idea che il libro cartaceo non può essere sostituito. Sfogliare, toccare e consumare il libro è tutta un’altra cosa.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Frontiera molto innovativa ed interessante, ma preferisco sempre il cartaceo.