1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato in un paesino della provincia di Salerno, San Pietro al Tanagro nel Vallo di Diano, ormai molti anni fa. Ho bei ricordi della mia infanzia: sul serio mi rispecchiavo in situazioni vicine a quelle narrate da Twain o Molnàr; da adolescente poi divenni girovago e ovviamente tormentato; poi, dopo il liceo classico di Sala Consilina, mi iscrissi all'Università di Salerno ove conseguii la laurea in Giurisprudenza. Oggi vivo sempre nel Vallo di Diano ma in un altro paese: Sassano, ove svolgo la professione forense.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non è cosa facile consigliare un libro da leggere ad un adolescente perché è alta l'eventualità che il consiglio possa essere quantomeno disatteso, se non del tutto ignorato, comunque certamente gli consiglierei la buona lettura di qualche autore italiano. In questo momento mi viene in mente come autore Italo Calvino di cui consiglierei la trilogia de "I nostri antenati" , e dunque "Il visconte dimezzato", "Il barone rampante" e " Il cavaliere inesistente"; romanzi del miglior Novecento italiano sul tema dell'identità. Della letteratura mondiale consiglierei, ad esempio, l'autore statunitense Philip Roth con "American pastoral".
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Considerando l'evoluzione umana in ordine alla trasmissione di contenuti semantici, dai graffiti ai papiri, ai rotoli, agli incunaboli e poi al libro, ed oggi ai cd ebook, credo che la forma più comoda e intima di esercizio della lettura passi sempre e ancora attraverso il libro. Certo nessuno si sognerebbe oggi di leggere papiri o comprare rotoli, ma il libro è, e secondo me, resta un oggetto compiuto, l'ebook è un succedaneo. Non credo che si è giunti o si giungerà a breve all'abbandono dell'oggetto "libro cartaceo", ma più ad una sua sostituibilità non sostituzione.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Posso dire in merito sulla base della mia esperienza personale: di uno che con molta umiltà si diletta a mettersi in gioco scrivendo per altri, che più che una passione, e dunque indotta da un colpo di fulmine, la scrittura è un amore ponderato, certo è che dev'essere anche molto ponderato.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questo libro non è nato oggi ma molto tempo fa; è stato pensato molti anni fa: oggi ha preso forma compiuta e l'idea, la storia, è diventata forma letteraria.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Non certo messaggi universalistici; semplicemente invitarlo a seguire la storia narrata del nostro grande passato storico e artistico con sullo sfondo l'uomo rinascimentale per definizione: Leonardo da Vinci, a cui il breve testo vuol essere di omaggio.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
La scrittura per me è un'opportunità di espressione. In generale è uno strumento intellettuale potente e necessario; la letteratura è una modalità di espressività della scrittura finalizzata a specifiche tematiche: quella tout-court artistica ha finalità "ludiche" ed è legata alla creatività. Ho preso coscienza pian piano della grande potenza della scrittura, e questo nel corso di gran parte della mia vita ed esperienza "intellettuale" , e dunque con questa consapevolezza sono alla ricerca un'espressività possibile nelle storie che scrivo.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Veramente più di uno poiché nel corso della stesura, che, per quanto si tratti di una storia condensata in non moltissime pagine, mi ha impegnato anche in piccole ricerche portandomi a visitare mostre e luoghi e ricercando documenti e confronti dotati di storicità. Mi viene alla mente ad esempio la mia difficoltà di dare il nome storico al priore. Finalmente, presi contatto con un studioso di ricerche storiche speranzoso di avere da lui il nome vero. Ero a mare in vacanza e inaspettatamente ricevetti una telefonata da quegli il quale mi fornì il nominativo che gli avevo richiesto. Rimasi molto soddisfatto e decisi dunque di portare a termine il lavoro come volevo che fosse: dotato cioè di fondamento e concretezza storica.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
All'inizio sì perché reinventare la storia è un'operazione per certi versi sempre un po’ arbitraria; ma poi ho pensato che la letteratura conosce anche i filoni del fantastico e quindi che storico e fantastico non possono essere considerati antitetici nella libertà creativa: è soltanto una questione di misura, secondo me, e congruità.
10. Il suo autore del passato preferito?
Senza dubbio più di uno: Tolstoj, Dostoevskij, Hugo, Kafka, Beckett e tanti altri. Dovendone indicare uno sceglierei Marcel Proust, sul quale attualmente sono concentrato.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è uno strumento che ritengo interessante ma non nuovo. Ricordo che da bambino per le vie passavano automobili pubblicitarie che vendevano dischi 45 giri sulla vita e le gesta dei santi o di favole. La tradizione orale in letteratura è un aspetto antichissimo e dunque molto importante. L'audiolibro è uno strumento che permette la riproduzione seriale della storia narrata oralmente.