1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Antonio Barbone e sono di Manfredonia in provincia di Foggia. Quando ho deciso di scrivere? È nato tutto per gioco con due miei amici di classe al liceo. Abbiamo iniziato a scrivere parodie dei Promessi Sposi al secondo anno e poi scrivemmo la Divina Commedia non facemmo il Paradiso perché sinceramente non riuscivamo a trovare spunti e allora siamo passati a scrivere un epistolario, comico, dove abbiamo immaginato che i nostri compagni di classe inviassero ai professori la vita di qualche nostro professore e una seconda parte dove erano i professori che scrivevano la vita di qualche nostro compagno.
Dopo verso i 23/24 anni, ho deciso che era ora di scrivere un libro serio ed è così che ho iniziato a pensare a L'uomo nell'ombra.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Prima di lavorare, dedicavo molto più tempo ma solitamente ho sempre preferito scrivere di notte, nel totale silenzio.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Zafon. Ho letto quasi tutti i suoi libri, purtroppo per questioni di tempo non sono riuscito a leggere gli ultimi. Mi piace il suo modo di scrivere, è stata mia moglie a farmelo conoscere quando mi regalò "L'ombra del vento". Bellissimo libro come tutti gli altri che ho letto.
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata come naturale conseguenza di quello che facevo quando ero al liceo, volevo fare quel salto in più, volevo mettermi in gioco.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito molto, l'ambientazione del libro, la famiglia, e anche la mia formazione, il mio è stato un liceo scientifico ma di scientifico ho veramente poco, è stato più che altro un liceo scientifico/classico.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Bella domanda... credo un po' entrambi. Perché quando si scrive un libro è come se ti creassi una campana di vetro dove il tuo cervello è quasi staccato dalla realtà per creare la sua realtà e quindi si evade dalla realtà ma poi racconti la realtà perché dove lo si ambienta il libro è comunque nelle zone del tuo vissuto, zone che esistono che puoi "toccare" con mano.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto. Diciamo che ho preso a piene mani dalla mia realtà per scrivere questo libro specialmente per descrivere Alessandro, il protagonista.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, anche perché non ho mai pensato che potesse diventare qualcosa di serio.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Se non ricordo male a mia sorella, la più piccola, la quale mi aiutò anche nella prima correzione, secondo me quella più difficile tra tutte le correzioni che ho fatto. Basti pensare che per finirlo ho impiegato sette anni e ogni volta che lo riprendevo bisognava correggerlo perché semmai, nel riprenderlo, avevo cambiato delle cose e non andava bene con quello che avevo scritto nella prima parte.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Io sono ancora affezionato al libro cartaceo, ma purtroppo dobbiamo sottostare al progresso e se il progresso dice ebook, che ebook sia!
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una bellissima opportunità per tutti specialmente per chi ha perso la vista o non l'ha mai avuta, ascoltare i capolavori della nostra letteratura, ascoltare e appassionarsi a determinati autori contemporanei. Ripeto è una bellissima occasione.