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01 Ott
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Intervista all'autore - Salvatore Bongiovanni

1) Ci parli un po’ di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
La famiglia d’origine, il paese, il contesto sociale, l’epoca, sono quelli evocati ne “L’età leggendaria”. Dopo, le esperienze, le conoscenze, per gli studi e il lavoro in città e contesti diversi  (Messina, Catania, Roma, Lombardia), si fanno più varie e complesse.                                                                                                                
La voglia di scrivere ritengo sia connaturata in me alla passione per la lettura, come bisogno primario nato forse contestualmente, per cui mi riesce difficile individuare un momento iniziale.                           
            
2) Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Qualunque può essere quello adatto, se disponibile. L’inclinazione alla riflessione è, o è diventata, un habitus naturale e costante, per cui ogni momento si può rivelare per me propizio all’ispirazione e all’impegno nella scrittura.

3) Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi risulta difficile, sia una ristretta definizione della contemporaneità letteraria, sia la scelta esclusiva di un autore. Comunque, al di là di quanto detto, ho una vera predilezione per alcuni, in particolare per Marcel Proust.

4) Perché è nata la sua opera?
Nasce dal pensiero che le origini siano un dato indimenticabile nell’esistenza di ciascuno. Il che non significa, certo, voler mancare di aderire pienamente al presente della realtà e della vita e al loro continuo mutare, ma riconoscere che il passato, come il presente e il futuro, sia parte integrante del nostro consistere. E, insieme a ciò, constatare l’unicum irripetibile di ogni epoca e della connessa realtà, e perciò l’entità particolare che assumono nella memoria.

5) Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
I libri, alcuni veri Maestri incontrati nel percorso formativo, i compagni di studi e amici di uguale passione, sono stati un continuo incentivo e aiuto nella formazione culturale e letteraria.

6) Scrivere è un’evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?  
La realtà è, a mio vedere, imprescindibile dal nostro essere, e noi dal suo. In quanto esseri razionali siamo poi quelli che abbiamo vera coscienza di essa e le attribuiamo un senso. Siamo, quindi, noi e la realtà, interdipendenti, e in continuo rapporto dialettico. Tuttavia noi non bastiamo ad essa, ed essa non ci basta; e ci è amica e nemica, e noi lo siamo, spesso, per essa. Mentre è vero anche che prima e al di là delle nostre evasioni ed invenzioni fantastiche essa ci appare, non di rado, nella sua totalità, e nei suoi infiniti particolari, incredibile, sorprendente, ben oltre quello che noi possiamo aspettarci.  Cosicché scrivere è stato, ed è, sia aderirvi e raccontarla, sia evaderne, sia contemplarla e ammirarla, come i tanti modi e “generi” della letteratura stanno continuamente a testimoniare.

7) Quanto di Lei è in ciò che ha scritto?
Mi verrebbe da dire: “tutto”. Ma nel contempo la sensazione è che qualcosa sempre manca: c’è, anche in questo, quella mancanza, quella incompletezza, che forse costituisce la nota costante dell’esistenza di ognuno.

8) C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non c’è “qualcuno”, ma tanti autori e libri che mi hanno appassionato e mi appassionano.

9) A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie, ai componenti della mia famiglia d’origine, che ne hanno fatto leggere dei tratti ad alcuni più vicini alla realtà raccontata, ad altri amici.

10) Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L’ebook è certamente un validissimo aiuto alla lettura, e quindi alla scrittura. Tuttavia il libro cartaceo è per me, a suo modo, una sorta di “individuo” indipendente, quasi una presenza reale, in altra forma, dell’autore, che possiamo tenere lì, nella nostra biblioteca, in compagnia degli altri che la compongono, come una società di spiriti in qualche modo ancora lì viventi e respiranti, e che fanno a noi stessi una speciale compagnia.

11) Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Anche l’audiolibro, come le trasposizioni teatrali, cinematografiche, televisive, è una novità e un aiuto prezioso per la diffusione, la conoscenza e la fruizione del libro. Tuttavia la “scrittura” rimane per me la sua vera e insostituibile entità. Essa sola dà il vero contatto diretto fra autore-libro-lettore, e quest’ultimo rigenera continuamente dentro di sé, leggendo, senza intermediari, tutti  gli incalcolabili particolari, reali e immaginari, che la scrittura può continuamente evocare e ricreare.     
     

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