1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La tranquilla emozione di quando faccio qualcosa che mi piace. Mi sento narratore e attore nello stesso tempo. Quando sono alla scrivania vivo ciò che racconto e vivo di ciò che racconto.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutto è mia vita reale. La vita mia come di ogni altra persona è fatta di cose concrete e fantasticherie. Tanto il racconto di ciò che è accaduto veramente quanto il racconto di qualcosa di immaginato sono cosa vera. Gustare un frutto è cosa che si definisce reale ma non meno reale è pregustarlo e ricordarne il sapore. La differenza è che se racconto cose vere o verosimili, ad esempio quando parlo della Pesante, vivo e cammino con i piedi a terra. Quando racconto del Vento dell'Est o di Viola mi lascio portare dal vento, in sostanza raccontare è vivere, fantasticare è volare.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Il piacere di raccontare con la speranza di essere letto.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Al momento in cui ho deciso di pubblicare cercavo qualcosa di originale che potesse stimolare la curiosità di un potenziale acquirente. Pensavo ad esempio a "Mio cugino Emilio, ovvero Lucrezio rivisitato". Poi ho abbandonato l'idea di stimolare l'ipotetico acquirente e ho deciso di dire semplicemente che si tratta di racconti.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
“Le petit Prince” di St. Exupery e “Piccolo mondo antico” di Fogazzaro. Sono quelli che mi sono arrivati più direttamente al cuore.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo, è quello con cui sono nato come lettore.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Se si intende per scrittore uno che pubblica decisi nel dicembre del 2018, quando scoprii BookSprint Edizioni . Se per scrittore si intende uno che scrive e gradirebbe essere letto si risale ai tempi del Liceo. In verità ho anche provato a sottoporre ad alcune case editrici i miei scritti ma, fino ad oggi, solo il dottor Sesti, direttore de La scena illustrata, ha trovato degno di pubblicazione un mio scritto. Fu nel 1992 e il racconto è 31 agosto.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Tutto ha origine dal 31 agosto. Una donna della quale ero stato innamorato, meglio dire infatuato senza però concretizzare nulla, ritrovandoci una sera d' inverno con un gruppo di vecchi amici, in un momento improvviso e inaspettato di complicità mi raccontò, come ricordandole, cose che avevamo fatto insieme. Cose che mai avevamo fatto. Solo che ciò che raccontava erano le stesse cose che anche io avevo immaginato. Attorno a questo costruii un racconto al quale ne sono seguiti altri, come nella storia delle ciliege: una tira l'altra.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Il piacere di quando costruivo, prima per me poi per i miei figli, un aquilone. Ora spero che voli.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Alcuni brani mia moglie ed il più giovane dei miei figli. Solo brani e senza confessare che avrei tentato di pubblicarli.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come tutte le cose nuove mi lascia interdetto ma credo che ci sia un buon futuro anche se verranno meno i rituali legati alla lettura tradizionale. Forse c'è il pericolo di uno scadimento della qualità degli scritti visto che la platea dei potenziali utenti-lettori si allarga quantitativamente e qualitativamente in maniera imprevedibile. Penso anche che venga meno la riflessione su ciò che si legge, in questo caso ciò che si ascolta, il soffermarsi su una frase, un verbo, un aggettivo, un avverbio. In sostanza temo che chi ascolta diventi soggetto passivo e non ci sia il necessario interscambio con ciò che si ascolta. Certo è che sarà l'apertura di un nuovo orizzonte per chi non è più in grado di leggere. Mi farebbe piacere offrire un po' di svago ad un non vedente.