1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nasco in Puglia, da una famiglia di media borghesia, (commercianti da generazioni) studi classici e magistrale, laurea in sociologia con specializzazione in cinema e spettacolo (presa in Urbino quando si poteva spaziare con gli interessi e non erano così settari come adesso, e soprattutto non c'erano i test.!!) Lavori vari da conduttrice radiofonica a giornalista free lance, da copywriter presso uno studio grafico, a pubblicitaria . Poi una decina d'anni come tutor universitaria, ed in seguito qualche anno come consulente familiare presso una struttura ospedaliera e poi studio privato. Scrivo da sempre, perché era ed è una necessità, e tutti i libri che ho letto dall'età di cinque anni, hanno diciamo incoraggiato questa mia tendenza, fino a portarmi ad affrontare una sfida che era quella di essere o no in grado di scrivere un racconto giallo avvincente e credibile. Poesie, racconti romantici e di costume sono relativamente più semplici da affrontare.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando ho un attimo libero e sono sufficientemente concentrata.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Dever, Grisham, Brown e tanti altri...
4. Perché è nata la sua opera?
Dovevo accingermi a scrivere la mia tesi di laurea (fatta su quella che una volta era la tv privata e il monopolio Rai) e per esercitare la mente mi venne l'idea di sfidarmi a scrivere un racconto sulla falsariga del mio genere preferito che è la letteratura gialla... Mi aveva colpito la vicenda che in quel periodo riempiva rotocalchi e tv della Nicoletta Cecconi e del suo omicidio e mi lasciai trasportare dal quel pensiero ovviamente rivoltandolo come vicenda e creandone una altra similare e che comunque nulla aveva a che vedere con la realtà. Uno degli autori che preferisco per come riesce a usare la lingua scritta creando al contempo immagini e sensazioni è Giorgio Scerbanenco, insigne giallista montenegrino trapiantato in Italia nei primi del ‘900 e usai quel modo di intendere la scrittura, certo in una pallida imitazione del suo stile.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Più che il contesto sociale, dato che all'inizio vivevo in un paesino della bassa Puglia, è stata mia madre con i suoi 100 libri che ha svegliato in me l'amore per le pagine scritte, qualunque genere trattassero...
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
É un modo per viverla nel profondo attraverso una visione in trasversale delle persone e delle vicende...
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Uhm... forse il mio senso per l'orrido.....eheeheh
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Amici, conoscenti, la realtà in genere che ha fatto da supporto per l'ambientazione e la costruzione dei personaggi.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad un mio carissimo amico, (morto venerdì scorso...) professore di lettere e filosofia con specializzazione in semiologia, che lo trovò divertente... e come un ottimo esercizio per il compito un pochino più gravoso che era appunto la stesura della tesi...
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Mi auguro che non sia proprio così, il profumo che emana una pagina stampata in una biblioteca, credo che sia ineguagliabile e poi per quanto possano essere informativi è sempre un supporto elettronico, che alla fine può scomparire. Per far sparire un libro stampato devi bruciarlo!
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non ho avuto modo di approfondire questa cose, sicuramente è un valido aiuto nel campo delle disabilità in generale.