1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Per 33 anni ho svolto il mio lavoro in Polizia (Polizia di Stato) nel disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Allora tale posto fisso per noi del Sud era molto anelato, anche perché c'era molto lavoro manuale, in genere edile e non fisso. Provengo da una famiglia proletaria o di basso ceto sociologico e, sono venuto su da solo, dal momento che all'epoca i nostri genitori erano analfabeti. Ho deciso di scrivere il primo libro dal titolo: "Orgoglio italiano la voce del popolo" pubblicato dal medesimo editore nel 2014, che ritengo un mio cavallo di battaglia anche se poco pubblicizzato.
Il titolo è prettamente consono a quello in esso scritto e, cioè il "dissenso del popolo italiano". È un prontuario di come risolvere molti problemi che attualmente i nostri Governanti stanno ancora discutendo.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Attualmente sono pensionato e, qualsiasi momento potrebbe essere quello giusto per dedicarmi alla scrittura ma, purtroppo, dedico poco tempo ad essa anche perché faccio il nonno a tempo pieno e, solo quando sono tranquillo, scrivo. Moltissime volte scrivo prima manualmente e poi al pc; capita di scrivere un certo quantitativo di pagine e, solo dopo averle rilette, corrette ed assemblate, comincio a rendermi conto di continuare per formare o comporre un libro. A volte penso prima al titolo che, solo raramente nel corso della sua stesura, cambia, anche perché il titolo mi proietta sull'argomento da trattare.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono molto realistico nei miei libri, infatti dai titoli si può benissimo capire che sono argomenti di attualità e di contesto sociale. Ho letto più che altro libri scientifici, libri che soddisfacevano la mia curiosità e la mia sete di apprendere, quindi come autore non c'è, al momento nessuno che mi piace. In linea di massimo, tranne libri di psicologia (Freud, Young, ecc.), potrebbe piacermi la scrittrice Oriana Fallaci anche perché ho letto il suo libro dal titolo "Lettera ad un bambino mai nato" trovandolo molto istruttivo nella sua immaginazione. I libri di racconto mi piacciono poco anche perché racchiudono una situazione immaginaria irreale, mentre potrebbero piacermi libri che, in considerazione delle attuali conoscenze, narrerebbero storie o fatti che potrebbero rappresentare, bene o male, il futuro.
4. Perché è nata la sua opera?
Dall'attività svolta nel periodo lavorativo, come indicato, sono stato a contatto con questi baldi Signori, studiandone, ribadisco avendo letto testi psicologici, le caratteristiche personali e dei luoghi dove vivono. Ho visto e compreso la loro forza, il loro modo di muoversi, la loro spavalderia, il loro "essere" delinquenti, malavitosi, il loro essere contro la legalità, il conformismo. Pur lavorando nella parte legale ho sempre rispettato il loro ruolo anche perché ho sempre pensato che se non ci fosse la malavita non ci sarebbe nemmeno la polizia o le forze dell'ordine in generale. Nel loro lavoro ho potuto constatare e toccare con mano la loro maturità e la loro precisione nello svolgimento dei propri compiti. Magari lo fosse anche nella parte legale. Sono un assiduo lettore di giornali e, tutti i giorni, leggo IL MATTINO di Napoli per mantenermi informato sulle notizie politiche e di cronaca nera, appunto, la malavita.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Come ho specificato sopra, ho constatato che, nonostante tutti gli sforzi che fanno quotidianamente le forze dell'ordine e la magistratura compiono, questa malavita dilaga sempre di più e non se ne riesce almeno ad averne ragione, ad arginarla. Quindi, essendo addentrato nella materia, mi sono chiesto il perché di ciò, dal momento che sia le forze dell'ordine che la magistratura sono preparatissimi a combatterla ma, chiaramente, mancano alcuni strumenti giuridici per combatterla a pari armi e nello stesso modo. Infatti, come asserito, sono convinto che la malavita si combatte con le armi ma si sconfigge con la LEGALITÀ. Quindi, nel libro è riportato il modo di come combatterla ad armi pari e, almeno, ad arginarla o confinarla come un fiume che segue il suo corso sino alla foce. Il contesto sociale è quello che, sia attraverso i mass media che di persona, vediamo e viviamo quotidianamente tutti, nessuno escluso.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È un modo per raccontare la realtà e come affrontarla con l'aiuto di tutti. Scusate, se il malessere è generale, perché dovrebbero combatterlo in pochi? E anche se lo vogliono combattere in pochi, almeno dovrebbe esserci COLLABORAZIONE, partecipazione anche celata, basta solamente che sia attiva e non continuare a subire passivamente. Come riportato una buona batosta salva da eventuali raggiri e da commettere gli stessi errori o, nel caso, gli stessi reati, parimenti, una carezza ad una marachella o ad un guaio, lo fa commettere all'infinito. La famosa DEBOLEZZA.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di me in questo scritto c'è il mio modo di comportarmi, il mio modo di pensare, il mio essere PERSONA. Attenzione però perché, come detto, io non condanno la malavita perché è un dato di fatto, una realtà, una propria attività che si svolge, maggiormente, io condanno le persone Oneste che per l'opinione pubblica rimangono oneste ma che, sotto sotto, sono più delinquenti e malavitosi di quelli che, effettivamente, svolgono tale mansione od attività.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, nessuno. È stato un mio pensiero e, pazientemente, quando ho avuto il tempo e l'estro di scrivere, l'ho fatto di mia spontanea libertà.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Di solito, i libri che scrivo non li faccio leggere a nessuno sino alla loro pubblicazione, nemmeno ai miei familiari, salvo qualche piccolissimo racconto che faccia ridere. Quindi, sono molto riservato in merito. Fa parte del mestiere che ho svolto. Infatti, i miei familiari non sono stati MAI al corrente di quello che facevo durante l'espletamento del mio servizio. Come si dice, serietà deontologica, anche per non coinvolgerli e farli preoccupare su quello che facevo o mi apprestavo a fare.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Mi auguro di sì, anche perché, per venire incontro alle famiglie ed invogliarle a mandare i figli a scuola, sarebbe opportuno che ogni ragazzo si munisse di un tablet dove consultare i libri di testo scolastici e fare i compiti da parte. In questo modo si eviterebbero le tante scoliosi provocate da quegli zaini pesantissimi e dai soldi che si spendono per i libri.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non ne sono a conoscenza però sono favorevole al progresso che rimane sotto il controllo dell'uomo e NON viceversa, cioè che ne rimaniamo succubi, schiavi. Infatti, nel libro l'ho indicato come Elettronicodipendenza, come una forma di alcoolismo o di intossicazione da sostanze stupefacenti.