1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Siamo un gruppo di amici che orbitano per la maggior parte nella provincia di Torino. Alcuni abitano più lontano, come Freddo che vive nel cuneese o Virtude e Beltade che abita in provincia di Rovigo. Nessuno di noi pensava seriamente di diventare uno scrittore, ma l’occasione si è presentata con questo progetto di scrittura collettiva. Tutto è partito da un semplice messaggio sul telefono che proponeva di scrivere un racconto insieme ad altri nove sconosciuti.
La cosa è stata intrigante fin da subito. Ciascuno di noi ha fornito un nick-name per non farsi riconoscere e fino alla fine siamo rimasti ignoti gli uni agli altri, a parte B44 che teneva le fila. Poco dopo il primo messaggio è stato comunicato il tema di fondo, “Le case abbandonate”, con il vincolo di inserire nel racconto tre parole, diverse per ciascun autore. Nel mese di ottobre siamo stati invitati ad una cena e lì abbiamo scoperto i nostri compagni di viaggio, compreso il nostro amico fotografo Joseph. Quando abbiamo visto la copia rilegata di BookSprint, abbiamo capito che il progetto di diventare scrittori si stava davvero realizzando.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Siamo tutti assorbiti dalle nostre faccende, la famiglia e il lavoro su tutte. Penso che ogni autore abbia ritagliato frammenti di tempo libero ad ogni occasione, spesso di notte, talvolta durante i viaggi in treno o ancora… dal parrucchiere come ci ha rivelato Jacky.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ovviamente partiamo da gusti e preferenze ben assortite. Però durante l’estate ciascuno di noi ha letto due racconti dei “nostri colleghi” e ci è stato chiesto di associar loro un autore famoso, che in qualche modo la lettura ci ricordava. In questo modo abbiamo anche rivelato un po’ delle nostre preferenze letterarie. Tra gli autori ricordati c’erano Luis Sepulveda, Dacia Maraini, Alessandro Baricco e molti altri.
4. Perché è nata la sua opera?
È nata per gioco, per divertirsi, ma durante il cammino è diventata molto di più. Si è trasformata in un esercizio di libertà, lasciarsi andare, raccontare e raccontarsi senza troppe difese. La libertà è partecipazione cantava Gaber.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Alcuni racconti sono di pura invenzione, anche se rivelano sempre tratti ed esperienze personali. Per altri il racconto attinge molto alla propria formazione culturale, come per Pier Nicodemo che parla di classi sociali e di riscatto o ancora per La cosa era questa con il suo stile asciutto e immediato.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
C’è un po’ di tutto, come ci ricorda, Adesione Sparse Mancanti , l’autore di Frutta Mista. Scrivere è un modo per parlare a noi stessi lasciando per un attimo il mondo da parte. Però è anche un modo per parlare agli altri e raccontare di esperienze, di riflessioni e di sentimenti decisamente reali e condivisibili.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tantissimo, anche più di quanto non volessimo. Ci sono dei racconti che sono dei veri diari di viaggio come quello di Mvezo o ricordi di un’infanzia tenera e misteriosa come descritta da Laila. Ognuno ha raccontato pezzi della propria esistenza anche quando si è lasciato andare alla più fervida immaginazione. Anche quando la trama di un racconto è pura fantasia, le emozioni e i sentimenti descritti sono stati vissuti realmente come si accorgerà il lettore nel racconto di Alice .
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
È stato un lavoro corale, un vero e proprio laboratorio di amicizia e condivisione. Qualcuno ha suggerito il tema dominante, qualcun altro le parole obbligatorie, qualcuno ha tenuto le scadenze e tutti hanno letto e commentato il lavoro di almeno altri due autori. Leggendo i racconti, si trovano numerosi riferimenti a canzoni o a personaggi famosi, dell’arte o della politica che hanno guidato l’ispirazione del gruppo. La raccolta è infine un omaggio ad un grande cantautore scomparso, patrono degli ultimi e dei disperati.
9. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L’ebook è un mezzo molto pratico e interessante, in linea con la velocità del nostro tempo. Noi tutti però siamo affezionati alla carta e risentiamo ancora del suo fascino. I libri sul comodino o nella borsa della spiaggia o sopra le mensole alla parete sono un richiamo troppo forte.
10. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una volta ascoltavamo la lettura dei classici alla radio. Oggi la tecnologia offre nuovi supporti. Potrebbe essere un buon modo per avvicinarsi alla letteratura, anche se la lettura prevede un esercizio di immaginazione e tempi di riflessione difficilmente sostituibili.