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BookSprint Edizioni Blog

20 Dic
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Intervista all'autore - Andrea Baldini

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere rappresenta un momento di evasione, di proiezione in un mondo parallelo. Uno strumento che mi permette di esprimere quanto mi frulla in testa, per dare vita alla fantasia, l'immaginazione e le emozioni. L'emozione vera inizia quando dai vita ai protagonisti e aumenta con l'evolversi del testo, si crea una sorta di empatia tale che a un certo punto ti trovi costretto a modificare la traccia iniziale perché la caratterizzazione degli stessi te lo impone. Gliela ricostruisci su misura, come un abito sartoriale. Non nego di essermi davvero emozionato durante la stesura di alcuni passaggi.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ci sono alcuni aspetti nei quali mi specchio, la storia è frutto di fantasia, ma i luoghi sono reali, e per buona parte di essi ne conosco bene sia usi che costumi.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho impiegato tre anni per portarla a termine, perché non sono mai riuscito ad essere costante nella scrittura, per via del lavoro. Poteva trascorrere un mese senza che scrivessi nulla e poi magari facevo la full immersion del fine settimana. La parte più difficile è stata quella di riuscire a mantenere i collegamenti temporali e il filo logico, e più lo rileggevo più la storia mi convinceva.
Ha significato il coronamento di un sogno nel cassetto.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Non è stato semplice sintetizzare in un titolo una storia complessa. Inizialmente avevo scelto di intitolarlo "Boomerang", poi ho preferito "No Hero", però non mi piaceva la traduzione in italiano, suonava male, per cui ho scelto "Quasi tutta la verità" con il sottotitolo "No Hero".
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se devo starci per molto tempo sceglierei "I pilastri della Terra" di Ken Follet, un librone che non smette mai di coinvolgerti, con i suoi collegamenti storici e gli sbalzi umorali che ti trasmette. Un genere che amo molto. Ma non vorrei far torto a molti altri.
 
6. Ebook o cartaceo?
Sono due strumenti che si possono integrare perfettamente per dare soluzioni in contesti diversi per cui dico cartaceo, con l'e-book a completamento.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
L'ho deciso inconsciamente molti anni fa, ma la consapevolezza di farlo davvero è iniziata con questo libro. Volevo dar vita all'immaginazione. Quando sono solo la mia mente è capace di vagare in modo davvero sorprendente, a volta addirittura imbarazzante. Un giorno mi sono deciso e ho iniziato, era una domenica mattina, ho acceso il PC, ho scritto le prime righe e mi son detto "Sì, mi piace, questa è la volta buona". Siccome quando inizio una cosa la porto sempre a termine, non mi sono dato delle scadenze se non quella di terminarlo.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Volevo narrare luoghi che conosco molto bene, mi riferisco per esempio a Plan de Corones, un paradiso che non ha nulla da invidiare a Corvara e la Val Badia, a Tarvisio, Fusine, la vicina Slovenia, tutte località dal fascino selvaggio e incontaminato.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Emozione, orgoglio, gioia, soddisfazione, un mix di sensazioni che raggiunge l'apice quando vedi la "tua copertina".
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie Michela. Quando ho completato la prima bozza lei era costretta a letto per un intervento di ernia al disco e passava le giornate leggendo libri, e-book e riviste di ogni genere. Se normalmente legge molto, quel periodo era capaci di leggere un libro in uno/ due giorni massimo. Al termine della lettura della bozza mi fa: "Sei stato davvero tu a scriverlo?!" in un misto tra affermazione, perché sapeva benissimo che ne ero l'artefice, e domanda. Seppur non fosse il suo genere preferito era rimasta molto impressionata dalla costruzione della storia, articolata eppure fluida e coinvolgente. Così mi disse: "Adesso devi farne qualcosa di concreto".
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro toglie il piacere della lettura ma ne dona uno non meno importante che è quello dell'ascolto, soprattutto quando si è impegnati in altre faccende. Diventa fondamentale la capacità interpretativa del narratore, che può farti innamorare caratterizzando ulteriormente i protagonisti e le loro emozioni o indurti a spegnere tutto.
 

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Giovedì, 20 Dicembre 2018 | di @BookSprint Edizioni

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