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14 Nov
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Intervista all'autore - Maurizio De Giglio

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere, almeno per me, nasce da un bisogno di comunicare le proprie emozioni, che spesso scaturiscono da un profondo dolore. Esprimerlo attraverso la scrittura, rappresenta una forma di autoanalisi, perché, esternandolo, si può cercare di comprenderlo. Ma è la passione, il sacro fuoco, per così dire, che ti fa continuare e non riesci più a farne a meno.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
É un libro autobiografico. Quindi c’è tutta la mia vita reale, compresi i sogni, realizzati e infranti. In qualsiasi storia, anche la più fantasiosa, fiabesca o surreale, c'è la vita del suo autore. L'immaginazione è, essa stessa, vita reale, secondo me.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ha significato molto. Ho messo nella casella giusta gli episodi della mia vita, che continuavano a tormentarmi e che si riproponevano periodicamente, anche in forme angosciose.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata difficile. Tutti quelli che mi venivano in mente, non mi convincevano. Partivo da quest’idea, di raccontare la mia vita come scene di un film, intervallate da dissolvenze che consentivano salti temporali e di stati d’animo. Ne è venuto fuori il sottotitolo “Partiture dissolte”, che conserva questa idea di partenza. Ed ovviamente era la musica l’origine della storia, per cui il titolo richiama la bacchetta di un direttore d’orchestra.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
“L’idiota” di Dostoevskij. É il libro in cui mi sono immedesimato e il cui protagonista è molto vicino alla mia personalità. Lo sceglierei non solo perché è molto lungo e su un’isola deserta c’è tempo per simili letture.
 
6. Ebook o cartaceo?
É una controversia che non mi appassiona, perché ritengo che ci sia spazio per entrambi i formati. Io ne faccio una questione di spazio. Non so più dove mettere i libri cartacei e preferisco gli ebook, che posso raccogliere nell'e-reader e averli sottomano più facilmente.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Questo bisogno di scrivere l’ho sempre sentito dentro di me. Ma pubblicare quello che si scrive è un passo decisivo ed è avvenuto due anni fa. Solo allora ho avvertito una certa responsabilità e la paura di scrivere delle storie banali, che avrebbero potuto non suscitare la curiosità dei lettori. Questa paura, però, è determinante per migliorare e cercare sempre strade nuove. Più che carriera, lo chiamerei percorso.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
 L’idea nasceva da una ricerca nel proprio passato dell'identità interiore più vera. Da un lavoro di scavo, dovevo arrivare a dare delle risposte ad avvenimenti che suscitavano in me sempre nuove domande e che, in qualche modo, dovevano trovare una conclusione risolutiva.
Di aneddoti ne potrei raccontare tanti. Anche se non ci credo, le chiamerei coincidenze astrali, quelle che sono risultate determinanti per la realizzazione di questo romanzo. L’incontro con il direttore del quotidiano on line www.dabitonto.com, Mario Sicolo, casuale perché abbiamo insegnato nello stesso Istituto superiore, mi ha consentito di avviare le ricerche su questo antenato musicista di Bitonto, che era stato in America a fine '800. Il ritrovamento incredibile, da parte di Stefano Milillo, direttore della Biblioteca diocesana di Bitonto, di un articolo su un giornale, di cui nessuno conosceva l’esistenza, indirizzato al mio antenato. Alla Biblioteca di Napoli e a Philadelphia, negli Stati Uniti, nessuno era a conoscenza che un giornale italiano venisse pubblicato a fine ‘800. Nel libro c’è anche il mio articolo, pubblicato nel numero di novembre dell’anno 2014, del mensile cartaceo “da Bitonto”, sulla vicenda.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Con le debite proporzioni, equivale all’emozione della nascita di un figlio. Non finisce tutto con la pubblicazione. Lo devi seguire nella divulgazione e lo puoi veder crescere con l’aumento dei lettori. Solo allora può prendere la sua strada.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
 Mario Sicolo, che ho già menzionato. Mi sembrava doveroso, che fosse lui il primo a leggerlo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Amando il teatro, non posso che essere favorevole alla sua diffusione. Tutto ciò che serve a diffondere la conoscenza dei libri, trova la mia approvazione.
 
 
 

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Mercoledì, 14 Novembre 2018 | di @BookSprint Edizioni

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